Spettacoli

Attila – Festival Verdi 2024, Fidenza


Al Festival Verdi 2024 arriva Attila

Per il secondo anno consecutivo il suggestivo Teatro Magnani di Fidenza ospita parte del Festival Verdi. In una città già pronta per i festeggiamenti dell’imminente santo patrono va in scena la nona opera del cigno di Busseto, quell’Attila che debuttò a Venezia il 17 marzo del 1846.  Un dramma lirico che rappresenta la perfetta congiunzione tra arte del canto e potenza tragica. Nella più classica tradizione del melodramma ottocentesco, infatti, le vicende dei singoli protagonisti, Attila, Odabella, Ezio e Foresto, si stagliano su di un affresco storico imponente che, seppure con toni romanzati, racconta un fatto storico: il conflitto tra Unni e Romani.

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Giorgi Manoshvili e Claudio Sgura

L’esecuzione di un’opera in forma di concerto può, spesso, essere meno efficace e coinvolgente della sua controparte scenica. Ma, in questo caso, non è stato così, merito anche di Riccardo Frizza, sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini. Il direttore sottolinea con piglio energico le pagine più arroventate della partitura, senza eccedere in clangori sonori. Le atmosfere dei campi di battaglia, descritte con dinamiche vibranti e pulsanti, si intrecciano con la lirica sospensione degli involi tipicamente romantici. L’incedere cabalettistico, di stampo risorgimentale, si fonde così con il delicato struggimento delle pagine più elegiache. Le intenzioni del direttore vengono ben raccolte dalla già citata compagine strumentale, al netto di qualche occasionale imprecisione.

Nel ruolo del protagonista Giorgi Manoshvili, al suo debutto nel ruolo di Attila. Il basso georgiano esibisce una vocalità dal timbro vellutato e dal seducente colore notturno. L’ampia cavata, la ricchezza di armonici e la facilità dell’emissione concorrono ad una prova vocale maiuscola dove ogni passaggio viene superato senza il benchè minimo segno di affaticamento. Apice di questa prestazione è la scena del sogno di primo atto dove all’aria, eseguita con un magistrale controllo del canto sul fiato, segue una infuocata cabaletta conclusa da una sonora, quanto prolungata, salita all’acuto che manda in visibilio il pubblico. Da sottolineare, inoltre, l’autorevolezza del fraseggio, la chiarezza della dizione e l’impegno interpretativo profuso. 

Di pari livello la Odabella di Marta Torbidoni. Il soprano affronta questa parte, a dir poco ostica, mantenendo un ferreo dominio tecnico e superando ogni passaggio della scrittura con rigore e precisione. La linea, dai centri saldi e rigogliosi, si espande con morbidezza verso la regione acuta dove suona ampia e ben proiettata. Se l’aria di sortita viene espugnata con un piglio da autentica amazzone, quella di primo atto viene risolta con un canto trasognato che fa leva, tra l’altro, sulla naturale duttilità del mezzo. L’uso di un accento sempre partecipe e sfumato completa, infine, questa ottima prova, salutata dal pubblico con meritate acclamazioni.

Molto bene anche l’Ezio di Claudio Sgura che, anche in questa occasione, si impone per l’importanza di una vocalità dalla preziosa filigrana. Il baritono si misura con la scrittura verdiana con stile ed autorevolezza, superando brillantemente ogni passaggio. Il punto più alto di questa prova è, senza dubbio, la grande scena di secondo atto dove viene esibito un canto nobile e ben appoggiato sul fiato. Il personaggio, grazie alla giusta sottolineatura di ogni intenzione dell’autore, viene caratterizzato con appassionata credibilità.

Nel ruolo di Foresto troviamo Antonio Corianò, chiamato in corsa per sostituire il previsto Luciano Ganci, annunciato indisposto poco prima dell’inizio della recita. Dati i presupposti non ci sentiamo di giudicare una prestazione che, probabilmente, data la mancanza dei tempi necessari per le prove, è stata influenzata da tanta emozione.

Gabriele Sagona, forte di una vocalità ben rifinita e una naturale incisività nel fraseggio, tratteggia il personaggio di Papa Leone I con la giusta solennità.

Completa la locandina il bravo e ben rifinito Uldino di Francesco Pittari.

Ottimo, per intensità e compattezza, l’apporto del Coro del Teatro Regio di Parma, guidato dal bravissimo Martino Faggiani.

Al termine della serata, il folto pubblico presente festeggia tutti gli artisti con ripetute chiamate al proscenico.

ATTILA
Dramma lirico in un prologo e tre atti
libretto di Temistocle Solera e Francesco Maria Piave
dalla tragedia Attila, König der Hunnen di Zacharias Werner
Musica di Giuseppe Verdi

Attila Giorgi Manoshvili 
Ezio Claudio Sgura
Odabella Marta Torbidoni
Foresto Antonio Corianò
Uldino Francesco Pittari
Leone Gabriele Sagona 

Orchestra Filarmonica Arturo Toscani
Coro del Teatro Regio di Parma
Direttore Riccardo Frizza
Maestro del coro Martino Faggiani

FOTO: Roberto Ricci