Concerti

Fuoco di gioia – Festival Verdi 2024, Parma

Al Teatro Regio di Parma torna “Fuoco di gioia”.
 
 A dodici anni dalla sua prima edizione, torna “Fuoco di gioia”, il gala lirico benefico organizzato dal Gruppo Appassionati Verdiani “Club dei 27”. Il concerto, inserito nell’ambito della ricca programmazione del Festival Verdi, è divenuto un appuntamento irrinunciabile per gli appassionati che, anche quest’anno, sono accorsi numerosi per partecipare a questa serata di grande musica. Non un semplice concerto di canto, la cui realizzazione è resa possibile dall’amichevole partecipazione di alcuni tra i più acclamati artisti dell’attuale scena lirica, ma un importante appuntamento con la solidarietà. Il ricavato del concerto, infatti, è stato devoluto in beneficenza all’associazione ANFFAS di Parma.
Presentatore della serata, come ogni anno, è il bravissimo Paolo Zoppi, ovvero Falstaff nel Club dei 27, autentico mattatore della scena.
Il programma di quest’anno, come già accaduto nelle ultime edizioni, non è dedicato in via esclusiva al Cigno di Busseto, ma attinge a piene mani anche dai più amati e conosciuti capolavori del teatro d’opera.

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Desirée Rancatore e Martin Muehle

Ecco, allora, che l’apertura della serata è riservata alla musica di Vincenzo Bellini e, in particolare, alla Sinfonia di Norma, eseguita con travolgente passione dalla Filarmonica di Parma guidata, con gesto asciutto ed energico, da Valerio Galli.
Subito dopo, a fare l’ingresso sul palcoscenico è Desirée Rancatore, alla sua quarta partecipazione a questo gala. Il soprano ci regala una sognante esecuzione di “Casta Diva”, affrontata con un canto levigato e ricamato da suggestivi effetti chiaroscurali. Rancatore tornerà poi, nel corso della serata, per deliziare il pubblico con un altro momento solistico, “Je veux vivre” da Romeo et Juliette di Charles Gounod, un valzer delicato e brioso, scandito con freschezza vocale e leggiadria nell’accento.

Sul palco si esibisce anche una seconda voce femminile, il giovane mezzosoprano Benedetta Mazzetto. L’artista si è misurata, dapprima con la verdiana “Stride la vampa” da Il trovatore e, poco dopo, con la grande scena di Leonora da La favorita di Gaetano Donizetti. Una prova che si impone grazie al controllo di una linea compatta ed omogenea, che si espande con facilità verso la regione superiore. Grazie ad un accento curato e adeguatamente sfumato, il mezzosoprano riesce ad essere anche una interprete credibile e coinvolgente.

Nel comparto maschile brilla la prova di Martin Muhele che passa con disinvoltura dalla fremente disperazione del verdiano Otello, con l’aria “Dio mi potevi scagliar”, all’eroico slancio di Calaf nella pucciniana Turandot, dalla quale è tratto l’immortale “Nessun dorma”. Il tenore sfoggia un mezzo importante e solido, adeguatamente proiettato in acuto, e dalla notevole carica comunicativa.
Nel corso della serata, poi, viene eseguita un’altra pagina da Otello e, nello specifico “Già nella notte densa”, il bellissimo duetto tra il Moro e Desdemona in chiusura dell’atto primo. In questo brano Muhele sottolinea nuovamente la naturale espressività del proprio canto e si accompagna ottimamente al fascino e alla dolcezza di quello di Desirée Rancatore, qui al suo primo incontro con l’infelice eroina verdiana.

Altra voce maschile in locandina è quella di Federico Longhi che veste i panni di Gianni Schicchi nell’omonima opera in un atto del genio lucchese. La sua esecuzione dell’aria “Vittoria!” combina ottimamente la pienezza di una linea di canto calda ed avvolgente con la teatralità di un fraseggio puntellato a regola d’arte. Convincente del pari è, anche, la resa dell’aria di Renato, dal verdiano Un ballo in maschera, accentata con partecipato trasporto emotivo.
Longhi è coinvolto, infine, in uno dei più amati e celebrati duetti del cigno bussetano: la “Vendetta” da Rigoletto. Al piglio energico del baritono, risponde la accorata disperazione del canto di Desirée Rancatore che ripropone, così e pur se per brevi istanti, la sua amata ed applaudita Gilda.

La voce più grave sul palco è quella del basso cinese Yongheng Dong alle prese con l’aria di Silva da Ernani, pennellata con adeguata solennità e, poco dopo, con la famosissima “Calunnia” da Il barbiere di Siviglia, esaltata dall’artista con un canto brillante e ben scandito.

Come già ricordato, l’accompagnamento musicale della serata è stato offerto dalla Filarmonica di Parma, protagonista di una prova di livello che si segnala, tra l’altro, per la duttilità con la quale la compagine ha saputo di volta in volta ricercare i colori e gli accenti più appropriati a restituire il dettato dell’autore. Merito, senza dubbio, della bravura del direttore, già noto per le sue prove nel repertorio pucciniano, che in questa occasione ha dimostrato una conoscenza approfondita e consapevole di un più ampio repertorio.
Da ultimo, si deve sottolineare la bravura della Corale “Giuseppe Verdi” di Parma che, sotto la guida esperta di Claudio Cirelli, ha interpretato pagine da Il trovatore, Aida, Madama Butterfly e Messa da Requiem. Una prova di valore per intensità e compattezza sonore che ha brillato, in particolare, nella esecuzione del brano tratto dal componimento verdiano sacro per eccellenza.

Piccola nota di colore: la serata si è aperta con il “brindisi” da La traviata, intonato, con canto appassionato e coinvolgente, dai bravi Federico Longhi e Sara Minieri. E proprio il più celebre dei brindisi operistici ha chiuso idealmente il concerto, questa volta con la partecipazione di tutti gli artisti al proscenio.
Applausi copiosi e generosi per tutti.
 
 
 
Fuoco di gioia
 
Soprano Desirée Rancatore
Mezzosoprano Benedetta Mazzetto
Tenore Martin Muhele
Baritono Federico Longhi
Basso Yongheng Dong
 
Filarmonica di Parma
Direttore Valerio Galli
Corale “Giuseppe Verdi” di Parma
Maestro del coro Claudio Cirelli

Foto: Roberto Ricci