La battaglia di Legnano – Festival Verdi 2024, Parma
La battaglia di Legnano accende il Festival Verdi 2024.
A Roma, nel Campidoglio, una grande sala è dedicata alla celebrazione della storia della città eterna: un racconto pieno, inevitabilmente, di battaglie dolore e sofferenza. Valentina Carrasco, regista di questa produzione, in apertura di sipario, decide di proiettare proprio una immagine tratta dalla sala, ossia la “Battaglia di Tullo Ostilio contro i Veienti e i Fidenati” affresco del 1612 circa, di mano del Cavalier d’Arpino. I particolari della pittura sfumano in filmati che ci ricordano le sofferenze della prima guerra mondiale ed in generale di tutti i conflitti, elemento, come leggiamo nel libretto di sala, su cui si focalizza la regia. ll dolore è comune ai vinti, ai vincitori e a tutti gli innocenti come, ad esempio, i cavalli usati per secoli nelle battaglie. Una prospettiva inedita, per il mondo dell’opera, quella sulla sofferenza animale che diventa qui non solo un discorso animalista ma anche simbolo del dolore universale. La scena, a cura di Margherita Palli, è semplicissima, perlopiù giocata su squarci di colore costruiti grazie ai personaggi e soprattutto a grossi cavalli, riprodotti con una certa fedeltà, che animano un fondo buio. L’insieme è decisamente evocativo e riesce a smorzare il genuino ma inattuale patriottismo verdiano senza ridicolizzarlo. Perfette, in questo disegno, le luci di Marco Filibeck, quasi squarci di luce soprannaturale. Riusciti anche i colorati costumi di Silvia Aymonino sempre di bella linea.
Sul podio, a misurarsi con quella che di fatto può essere considerata la più risorgimentale tra le opere verdiane, la giovane, quanto già affermata, bacchetta di Diego Ceretta. Una lettura equilibrata nella scelta dei tempi, misurata nel sottolineare la concitazione delle scene di massa e delicata nel pennellare le pagine di maggior raccoglimento. Il racconto musicale viene così sviluppato attraverso l’incalzante susseguirsi delle differenti scene, in un affresco sonoro avvolgente ed emozionante. Ottima la rispondenza della compagine strumentale, quella della Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, in forma smagliante per precisione e brillantezza sonore.
Sul palcoscenico si esibisce una compagnia di canto ben affiata, supportata e sostenuta al meglio dalla buca.
Nel ruolo del protagonista, Antonio Poli, si impone alla attenzione del pubblico per la freschezza di uno strumento vocale dall’impasto prezioso. La linea, dai centri vibranti, si espande con facilità verso un registro acuto che si apprezza per squillo e generosità. L’interprete, infine, sa essere appassionato e coinvolgente, dando vita ad un Arrigo impavido e tormentato da bruciante passione amorosa. Da segnalare, in particolare, la toccante scena finale, resa con commovente abbandono.
Marina Rebeka interpreta Lida e lo fa da autentica fuoriclasse. La scrittura verdiana viene dominata con invidiabile sicurezza, mettendo in luce la bellezza di un mezzo saldo ed ampio. Alla pienezza e alla ricchezza dei centri, si unisce lo smalto di un registro superiore luminoso e folgorante. Nelle pagine più intime, poi, come la struggente preghiera che apre il quarto atto, Rebeka riesce a creare un momento di grande suggestione, grazie ad un canto levigato ed ottimamente proiettato. Alla statura della esecutrice si unisce, poi, la bravura dell’interprete, elegante nella presenza scenica e accorata nell’accento.
Vladimir Stoyanov affronta il ruolo di Rolando con la consueta professionalità e disegna un personaggio a tutto tondo, schiacciato tra il dovere di patria e la dolente fragilità del rapporto coniugale. La duttilità di una linea di canto ben impostata si combina con le brunite screziature dell’impasto timbrico; colpisce, inoltre, la naturale espressività del canto, sempre votato a cogliere l’essenza drammaturgica del momento.
Riccardo Fassi dona al personaggio di Federico Barbarossa le suggestioni notturne e la bellezza di uno strumento che si combina con la prestanza della statuaria figura sulla scena.
Di insinuante malvagità Alessio Verna nel ruolo di Marcovaldo; sonoro il Primo console di Emil Abdullaiev.
Completano la locandina Bo Yang, Secondo Console, l’efficace Imelda di Arlene Miatto Albeldas e il bravo Anzor Pilia, impegnato nel duplice ruolo di Uno scudiero di Arrigo e Un araldo.
La prova del Coro del Teatro Comunale di Bologna, sotto la guida di Gea Garatti Ansini, si segnala, infine, per intensità e compattezza del suono.
Al termine dello spettacolo, il folto pubblico presente accoglie tutta la compagnia di canto con applausi calorosi. I maggiori festeggiamenti sono giustamente rivolti al terzetto dei protagonisti, mentre un’unica, quanto poco comprensibile, contestazione viene riservata al direttore. Applausi cordiali, infine, per Valentina Carrasco e il suo team.
Nota di colore: al termine della rappresentazione, nel ridotto del teatro, si è tenuto un rinfresco per gli artisti e la stampa, generosamente offerto da Mediaset, media partner della manifestazione. In questa preziosa cornice abbiamo avuto la fortuna di assistere ad una piccola esibizione della sempre brava e promettente Alessia Panza che ha eseguito due arie da Il trovatore. Ad accompagnarla al pianoforte il Maestro Gianluca Ascheri, già impegnato come maestro di sala nello spettacolo della serata ma qui, come al solito, eccellente pianista.
Un degno finale per una bella notte a teatro, La battaglia di Legnano si replica fino al 20 ottobre.
LA BATTAGLIA DI LEGNANO
Tragedia lirica in quattro atti
Libretto di Salvatore Cammarano
Musica di Giuseppe Verdi
Federico Barbarossa Riccardo Fassi
Lida Marina Rebeka
Arrigo Antonio Poli
Rolando Vladimir Stoyanov
Marcovaldo Alessio Verna
Il Podestà di Como / I Console di Milano Emil Abdullaiev*
II Console Bo Yang*
Imelda Arlene Miatto Albeldas*
Uno Scudiero di Arrigo/ Un Araldo Anzor Pilia*
*Allievi e già allievi dell’Accademia Verdiana
Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Diego Ceretta
Maestro del coro Gea Garatti Ansini
Regia Valentina Carrasco
Scene Margherita Palli
Costumi Silvia Aymonino
Luci Marco Filibeck
Foto: Roberto Ricci