Spettacoli

Il barbiere di Siviglia – Arena Opera Festival 2024, Verona

All’Arena di Verona fiorisce uno spettacolare Barbiere di Siviglia

“Nulla è più figlio dell’arte di un giardino.” Così scriveva Walter Scott, e questa affermazione è ancora più vera se al giardino si somma la più perfetta musica, ossia quella di Gioachino Rossini e del suo capolavoro del 1816: Il barbiere di Siviglia. Lo spettacolo, firmato per regia, scene, costumi e luci da Hugo de Ana ha debuttato in arena nel 2007 e non ha perso, negli anni, nulla del suo fascino e della sua freschezza. Ci troviamo in un giardino del settecento con grandi siepi dal taglio geometrico, sormontate da gigantesche rose rosse. Un mondo che fa apparire i protagonisti quasi come i nani delle fantasie bamboccianti di Faustino Bocchi e contemporaneamente strizza l’occhio alle leggere favole Disneyane, su tutte quella di Alice nel paese delle meraviglie. Curate le movenze dei singoli, studiatissime le luci che suggeriscono un senso di sogno; tante le trovate che si susseguono sul palco e tengono desta l’attenzione del pubblico. Fondamentali, in questo senso, anche le riuscitissime coreografie pensate da Leda Lojodice che animano in più momenti il palco con una miriade di comparse. Preziosissimi, colorati e fantasiosi i costumi che guardano alla moda del secolo dei lumi ma con sgargianti colori pop. Uno spettacolo visivamente appagante che speriamo possa accompagnare, dopo sei stagioni e trentacinque rappresentazioni, per molti anni ancora le estati areniane.

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Alexander Vinogradov e Carlo Lepore

Non da meno risulta il comparto musicale che vede sul palcoscenico affermati interpreti rossiniani, alcuni dei quali impegnati sino a pochi giorni fa nel cartellone del Rossini Opera Festival di Pesaro.

A vestire i panni di Figaro è Davide Luciano, in possesso di una vocalità importante e ben proiettata. Il baritono piega lo strumento alle esigenze della commedia e contribuisce, così, a caratterizzare un personaggio un po’ guascone, canzonatorio nel fraseggio ed agile nelle movenze. Un Figaro secondo tradizione che conquista, ça va sans dire, il pubblico areniano.

Vasilisa Berzhanskaya torna ad interpretare Rosina dopo aver già preso parte, durante i mesi di giugno e luglio scorsi, alle prime recite di questa produzione veronese. Ogni qualvolta abbiamo l’opportunità di ascoltare l’artista, rimaniamo affascinati dalla cristallina purezza di una linea di canto di grande compattezza, capace di muoversi nel pentagramma con naturalezza ed omogeneità. È impressionante, tra l’altro, come il mezzosoprano riesca a piegare lo strumento in sottilissime lamine di suono e, subito dopo, ad espandere la vocalità sino a raggiungere un registro superiore squillante e poderoso. La metronomica precisione delle colorature e l’eleganza della presenza scenica concorrono, inoltre, a completare il quadro di questa riuscitissima, quanto apprezzatissima, eroina rossiniana. 

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Vasilisa Berzhanskaya

Jack Swanson è il Conte di Almaviva, personaggio che ha portato sulla scena a Pesaro pochi giorni or sono. Il tenore sfoggia una vocalità che, per colore e limpidezza, appare particolarmente idonea alla scrittura rossiniana. Swanson mostra, inoltre, una spiccata sensibilità allo stile del Cigno pesarese, come sottolineato dalla precisione del canto di agilità e dalla compostezza nel porgere la frase musicale. Misurata e adeguatamente coinvolta la presenza scenica.

Magistrale il Don Bartolo di Carlo Lepore, cui bastano le poche frasi di ingresso per scolpire un personaggio a tutto tondo. Stilisticamente irreprensibile, il baritono domina la parte cesellando i recitativi e sfumando con ironia ogni cantabile. Dove veramente tocca l’apice della sua prova è, come immaginabile, nell’aria “A un dottore della mia sorte”, ricamata con imperiosa austerità e puntellata da un sillabato nitido e di squisita precisione. Un ulteriore plauso, infine, alla naturalezza dei movimenti scenici, disegnati con la giusta comicità senza mai cadere nella caricatura.

Note positive anche per Alexander Vinogradov che, con il proprio mezzo poderoso e dal suggestivo velluto notturno, interpreta un Don Basilio dalla sinistra presenza scenica.

Molto bene la Berta, dalla vocalità squillante e dal travolgente estro scenico, di Marianna Mappa.

Ben a fuoco la prova di Nicolò Ceriani, impegnato nel duplice ruolo di Fiorello ed Ambrogio.

Completa la locandina il puntuale intervento di Domenico Apollonio come un ufficiale.

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Jack Swanson e Davide Luciano

Sul podio, George Petrou opta per una lettura nel segno della tradizione, equilibrata nella scelta dei tempi e delle sonorità. Grazie al valido apporto dell’Orchestra della Fondazione Arena di Verona, il racconto musicale procede attraverso dinamiche rotonde e sfumate, in perfetto equilibrio tra ironia e raffinatezza. Il gesto direttoriale assicura, inoltre, un valido supporto alle voci dei solisti e garantisce, tra l’altro, un buon equilibrio tra buca e palcoscenico.

Prezioso, come sempre, il contributo del Coro della Fondazione Arena di Verona, guidato ottimamente da Roberto Gabbiani, e qui presente, come previsto in partitura, nella sola sezione maschile.

Il pubblico, che stipava l’immenso spazio areniano in ogni suo ordine di posto, riserva alla serata un successo travolgente equamente distribuito tra i protagonisti principali e il direttore.

IL BARBIERE DI SIVIGLIA
(Almaviva, ossia L’inutile precauzione)
Dramma comico in due atti
Libretto di Cesare Sterbini
Musica di Gioachino Rossini

Il Conte d’Almaviva Jack Swanson
Bartolo Carlo Lepore
Rosina Vasilisa Berzhanskaya
Figaro Davide Luciano
Basilio Alexander Vinogradov
Berta Marianna Mappa
Fiorello/Ambrogio Nicolò Ceriani
Un ufficiale Domenico Apollonio

Orchestra, Coro, Ballo e Tecnici della Fondazione Arena di Verona
Direttore George Petrou
Maestro del coro Roberto Gabbiani
Regia, scene, costumi, luci Hugo de Ana
Coreografia Leda Lojodice

FOTO: ENNEVI