Spettacoli

Ariodante – 50° Festival della Valle d’Itria – Martina Franca, Teatro Verdi

“Ognuno acclami bella virtute, /che sempre lieta sa trionfar!”. Con il canto gioioso di questi due versi si conclude Ariodante di Georg Friderich Händel, andato in scena come secondo titolo della 50^ edizione del Festival della Valle d’Itria e che ha riempito di luce e armonia il Teatro Verdi di Martina Franca, dove a ”trionfar” è stata proprio la “bella virtute” degli interpreti, che hanno brillato con i loro differenti talenti in uno spettacolo  tecnicamente smagliante e al contempo emotivamente assai coinvolgente.
Un cast affiatato e di altissimo pregio guidato da Federico Maria Sardelli, che con il consueto rigore filologico ed esecutivo ricrea la partitura nella maggior fedeltà possibile all’estetica barocca, mantenendo sempre la grazia e la misura pur nella resa di un’espressività vigorosa e senza indulgere in forzature ritmiche ed effetti cromatici che appartengono più al gusto contemporaneo che alla musica del Settecento. Ricco e accurato il suono dell’Orchestra Barocca Modo Antiquo, collegata dal gesto di Sardelli in una grande unità con il palco, nella compattezza di un discorso narrativo particolarmente attento a conferire ai recitativi spessore drammaturgico. Precisa e vivace la sinfonia iniziale, leggiadro e amalgamato il coro del primo atto e sognante il balletto che lo chiude, mentre la ripresa strumentale dell’atto successivo riesce poi nervosa, con toni dolenti e lacerati. Puntuale l’accompagnamento delle arie, in particolare delicatissimo quello dell’aria di Ariodante “Scherza infida, in grembo al drudo” con una diminuzione in pianissimo che riduce il suono ad un flebile respiro e alquanto incisivo il sostegno a “Il mio crudel martoro” di Ginevra con pause marcate di intensa drammaticità. Splendente infine il coro conclusivo.

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Cecilia Molinari

Punta di diamante di questa edizione è certamente l’Ariodante di Cecilia Molinari, che esibisce una vocalità nitida ed omogenea declinata in un canto trasparente e levigato. E’ di grande naturalezza tanto nelle arie solari e virtuosistiche quanto in quelle cupe e scolpite, con un fraseggio articolato e vocalizzi rotondi e voluminosi. La gestualità è inoltre morbida ed elegante e conferisce al personaggio un carattere favoloso e da incanto ariostesco. Applaudita a scena aperta fin dalla prima aria “Con ali di costanza” eseguita con energia e lucentezza, è struggente in “Scherza infida, in grembo al drudo” resa con grande controllo e duttilità. Molto curati anche i recitativi, in particolare quello del terzo atto seguito dall’aria ancora di spiccata tragicità. Stupore infine per “Dopo notte, atra e funesta”, applauditissima e ripetuta senza smagliature e tentennamenti in una forma tersa e abbagliante.

Delineata con forza e verità anche la Ginevra di Francesca Lombardi Mazzulli, di ottima estensione e ampio volume. Esprime garbo e passione nelle arie affettuose, pur con certuni acuti un po’ striduli e qualche brusco passaggio nei sillabati veloci; le parti drammatiche sono invece cesellate con precisione e finezza, scavando l’emozione e sbalzando ogni parola, come nella lacerante “Il mio crudel martoro”. Di grande equilibrio e soavità nel duetto finale.

Teresa Iervolino descrive incisivamente la malvagità di Polinesso, attribuendogli aspetti moderni e inquietanti. La voce è ricca e timbrata e il fraseggio scandito ed eloquente. Se ogni intervento è tornito e compatto, l’aria al secondo atto e quella conclusiva mostrano un’espressività particolarmente complessa e articolata.
Molto espressiva la Dalinda di Theodora Raftis, con un canto esteso e ricco di inflessioni anche se con alcune diseguaglianze di emissione e qualche incertezza nelle agilità. Aggraziata ogni sua aria e di lirico afflato il duetto con Lurcanio.
Quest’ultimo è interpretato da Manuel Amati che sfoggia una linea nobile ed uno stile accorato, creando una figura gentile e cavalleresca. Ogni intervento è appassionato e definito con cura, pur con volumi un po’ altalenanti.
Carismatico e autorevole il Re di Scozia di Biagio Pizzutti che con voce potente e profonda rende le sue arie con forza e compattezza. Particolarmente solenne e brillante “Voli con la sua tromba la fama” in dialogo con il corno e in sintonia con l’orchestra.
Ben interpretato da Manuel Caputo il favorito Odoardo con una proiezione salda e squillante.

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Biagio Pizzutti, Cecilia Molinari, Francesca Lombardi Mazzulli

Tutta questa ricchezza vocale e strumentale trova nella regia di Torsten Fisher una cornice in cui potersi esprimere con libertà e che ne valorizza l’aspetto immaginifico. La scena realizzata da Herbert Shäfer crea infatti uno spazio candido e sospeso dove si rappresentano in modi stilizzati i rituali sociali della contemporaneità, come il party e le nozze, con le loro menzogne e vanità, ma dove soprattutto con immagini oniriche e simboliche prende corpo l’anima dei personaggi, tra le velature degli inganni e la freschezza giovanile. Uno spettacolo quindi concepito come un sogno o un viaggio interiore dai contorni evanescenti, forse fin troppo essenziale e con trovate non sempre immediate e coerenti, e che comunque in questo ci pare allineato al carattere vaporoso e alla debole consistenza drammaturgica dell’opera stessa. Molto efficaci nel contesto di questo racconto fantastico i costumi di Vasilis Triantafillopoulos, in un misto di fogge attuali e barocche e nel confondersi di maschile e femminile, così come anche le aperture sul fondo a paesaggi notturni e lunari di chiara ispirazione ariostesca.

Grande entusiasmo del pubblico nella sala sold out. Molto applauditi la Iervolino e la Lombardi Mazzulli, Sardelli e Modo Antiquo. Un vero tripudio per la Molinari.

ARIODANTE
Dramma musicale in tre atti HWV 33
di Georg Friedrich Händel
Poesia da Ginevra principessa di Scozia di Antonio Salvi (dopo Ludovico Ariosto, Orlando furioso)

Direttore Federico Maria Sardelli

Regia Torsten Fischer
Scene Herbert Schäfer
Costumi Vasilis Triantafillopoulos
Light designer Pietro Sperduti

Ariodante
Cecilia Molinari mezzosoprano
Ginevra Francesca Lombardi Mazzulli soprano
Polinesso Teresa Iervolino contralto
Re di Scozia Biagio Pizzuti basso
Lurcanio Manuel Amati tenore
Dalinda Theodora Raftis soprano
Odoardo Manuel Caputo tenore


Orchestra Barocca Modo Antiquo

Foto: Clarissa Lapolla