Spettacoli

Norma – 50° Festival della Valle d’Itria – Martina Franca, Palazzo Ducale

In una Martina Franca vivace e festosa il Festival della Valle d’Itria ha inaugurato la sua 50^ edizione con Norma di Vincenzo Bellini, appunto il titolo che nel 1977 venne qui proposto nella versione originale per due soprani e che impose con tale storica edizione il festival pugliese all’attenzione internazionale. La manifestazione era allora nata soltanto da pochissimi anni, grazie all’iniziativa di Alessandro Caroli, Paolo Grassi e del sindaco Franco Punzi, e da subito prese ad affermarsi come luogo per la musica ricercata, con la rappresentazione di opere desuete o mai rappresentate, all’insegna del Belcanto e lontano dai grandi palcoscenici. E in questi cinquant’anni il Festival non solo ha contribuito significativamente allo sviluppo turistico di questa affascinante parte della Puglia, ma è altresì diventata un elemento costitutivo dell’identità di Martina Franca e del suo territorio.

La partitura di quest’opera così emblematica della rassegna martinese è affidata al maestro Fabio Luisi, che, al suo debutto nel capolavoro belliniano, ce ne offre una lettura sinfonica di estrema raffinatezza, creando una trama sonora di ampio respiro e di grande compattezza. L’attacco ha una tinta drammatica e accenti nervosi, per distendersi poi e svilupparsi in forme più trasparenti e delicate, in una continua tensione alla resa del dettaglio e all’esaltazione della componente melodica. Il suono dell’Orchestra del Petruzzelli di Bari viene plasmato in maniera analitica e ne esce sempre con accordi precisi, ricco e voluminoso, nella morbidezza dei violini e nella rotondità degli ottoni. Un discorso raffinato che non sempre intercetta fecondamente le linee del palco e che talvolta si pone su un piano differente rispetto allo stile dei cantanti, in particolare al primo atto. Vi è comunque una migliore connessione nel corso della seconda parte, soprattutto nell’unità del finale che si staglia con notevole forza espressiva.

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Jacquelyn Wagner

Nel ruolo della protagonista è Jacquelyn Wagner, che esibisce una vocalità chiara ed omogenea, declinata in un canto trasparente, con nitidi filati e precisi vocalizzi. La cavatina è resa in forme terse e delicate mentre la cabaletta evidenzia alcune imprecisioni negli acuti e nelle agilità nonché nell’intonazione. Se in ogni cantabile riesce molto aggraziata, nei dialoghi manca di accento drammatico, pur acquistando tuttavia una maggiore intensità nelle scene del secondo atto. Una Norma quindi elegante e misurata ma che non fa emergere a tutto tondo lo spessore tragico del personaggio.

Airam Hernàndez è un Pollione dalla forte presenza scenica, con un’emissione piena e rotonda nei centri, ma con alcune forzature in acuto. Vigoroso ma non sempre altrettanto espressivo, conquista la sua cifra più drammatica nelle scene conclusive, realizzando un fraseggio più articolato e puntuale.

Adalgisa è interpretata da Valentian Farcas, con un canto agile e voluminoso ma dalla linea poco variata e con qualche difficoltà con i tempi. Nell’aria come nei duetti, lo stile si mantiene costantemente appassionato, ma non riesce comunque a definire una figura adeguatamente sbalzata e incisiva.

Ha un carattere arcaico ed ispira autorevolezza l’Oroveso di Goran Jurić, seppure con un’espressività piuttosto uniforme e con qualche forzatura. Di buon corpo vocale la Clotilde di Saori Sugiyama, con battute marcate e ricca di pathos; assai melodico e luminoso il Flavio di Zachary McCulloch, anche se con una certa rigidità sia nella voce che nel gesto.

Da parte sua il Coro diretto da Marco Medved si mostra ben amalgamato e consistente soprattutto nelle scene del secondo atto, mentre genera confusione cantando alle spalle del pubblico, indebolendo l’unità e l’impatto tragico del primo finale.

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Jacquelyn Wagner e Airam Hernàndez

La disposizione del Coro è uno degli aspetti su cui gioca la regia di Nicola Raab per articolare la narrazione, ponendo i coristi, talora divisi tra uomini e donne, ai lati del palcoscenico, vestiti di nero con abiti contemporanei e in più occasioni confinati fuori scena, in buie strutture che ce li fanno soltanto intravedere. Il coro agisce così come una forza esterna e impersonale, siano essi i Galli o i Romani, e si pone in contrasto con la scena rappresentata dove costumi di Leila Fteita, pur ispirandosi all’antichità, delineano un quadro comunque simbolico. La contemporaneità è dunque messa a confronto con una vicenda archetipica, che si svolge su di un piano inclinato e che ha come fondale una parete ondulata con due aperture, che evocano la dualità di Norma ma anche degli altri personaggi, tutti dilaniati dal conflitto tra pubblico e privato, ruolo sociale e desiderio personale. Suggestive le variazioni delle luci di Pietro Sperduti e di originale efficacia l’uso ambiguo della falce e certuni movimenti come le ancelle che accompagnano la sacerdotessa, imprigionandola nel suo ministero, o la benda per la divinazione che pare imposta dalla comunità. Trovate eloquenti ma che non ci appaiono tra loro sufficientemente collegate, stentando così nel definire un quadro incisivo e coerente.

Lo spettacolo quindi, tanto sul versante visivo quanto su quello musicale, ha mostrato dei limiti e numerose potenzialità; e quest’ultime tuttavia non hanno trovato il modo di raccordarsi sinergicamente per farlo decollare come avrebbe potuto e meritato. Il pubblico ha comunque dimostrato entusiasmo, con molti applausi alla Wagner e a Hernandez e soprattutto a Luisi.

NORMA 
Tragedia lirica in due atti di Vincenzo Bellini
su libretto di Felice Romani
tratto dalla tragedia Norma ou L’infanticide di Alexandre Soumet

Direttore Fabio Luisi

Regia Nicola Raab
Scene e costumi Leila Fteita
Light designer Pietro Sperduti

Norma
Jacquelyn Wagner soprano
Adalgisa Valentina Farcas soprano
Pollione Airam Hernández tenore
Oroveso Goran Juric basso
Clotilde Saori Sugiyama soprano
Flavio Zachary McCulloch tenore

Orchestra e Coro del Teatro Petruzzelli di Bari
Marco Medved
maestro del coro

Banda di palcoscenico Banda Musicale della Città di Martina Franca “Armonie d’Itria

Foto: Clarissa Lapolla