Spettacoli

Le Willis, Edgar – 70° Festival Puccini 2024

Un’edizione speciale quella del Festival Puccini 2024, che giunge alla sua settantesima edizione proprio nell’anno delle celebrazioni per il centenario della morte del Maestro. Ben sette le opere in programma, presentate in ordine cronologico, ad eccezione di Madama Butterfly a cui, a conclusione della stagione, sono dedicate due rappresentazioni per i 120 anni dal debutto. Un cartellone che intende quindi ripercorrere la parabola creativa del genio pucciniano, dagli esordi a Turandot, e che nella serata inaugurale riunisce così le prime due opere giovanili, proposte peraltro in quelle stesure originarie che in seguito furono oggetto di non pochi ripensamenti. Edgar, composto per secondo, viene infatti allestito nella prima versione in quattro atti, la cui considerevole lunghezza è stata ridotta dal lavoro congiunto del regista e direttore artistico del Festival Pier Luigi Pizzi e del direttore d’orchestra Massimo Zanetti. L’opera è comunque durata oltre due ore e, nonostante l’appropriatezza dei tagli, si è mostrata egualmente in tutta la sua debolezza drammaturgica, priva com’è di un convincente ritmo narrativo, con un libretto che crea scene scarsamente incisive e tra loro poco raccordate e una partitura che ancora non decolla sul piano melodico e cromatico.

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Vassilii Solodkyy

Il soggetto, elaborato da Ferdinando Fontana da un dramma di De Musset, si nutre di suggestioni tardo romantiche, con i temi di amore e morte, la donna angelo e la seduttrice, cristianesimo e culti pagani, il mondo borghese e quello zingaro e selvaggio. Atmosfere ricostruite con puntualità ed efficacia da Pizzi, con un esteso pannello che copre l’intero fondale del palco e su cui vengono proiettati di volta in volta le diverse ambientazioni, a partire dalla fila di candide facciate del quadro iniziale, emblema della buona borghesia ottocentesca delle Fiandre o comunque di area tedesca. Proprio a questo borgo composto e perfetto, dove tutti sono abbigliati allo stesso modo e si muovono secondo aggraziate coreografie, appiccherà il fuoco il protagonista, risoluto a seguire la sua parte selvatica ed edonista incarnata da Tigrana. E così in apertura del secondo atto lo ritroviamo in un’ampia foresta dove in forma rituale si consuma un’orgia notturna: una visione che pare mutuata da Eyes Wide Shut e che parla quindi all’immaginario di noi contemporanei, ma che risulta estranea, almeno in questi termini, al libretto di Fontana e che però dà forma ad una scena ammaliante di notevole bellezza e suggestione. Di grande intensità anche tutta la sequenza del lungo corteo funebre, con la croce bianca e la bandiera gialla che si stagliano contro un cielo cangiante e minaccioso, mentre il quarto atto ci porta, specularmente al primo, all’interno di una delle abitazioni bianche con le enormi finestre a griglia, nel cuore di quel mondo borghese dove avverrà il sacrificio dell’innocente Fidelia per mano dell’istintuale e crudele Tigrana. Alcuni elementi come il mandorlo in fiore, le case bianche o la bandiera vengono impiegati da Pizzi alla stregua di Leitmotive per tentare di conferire unità ad un’opera tutto sommato disarticolata. In effetti, qui, come del resto sarà poi ne Le Willis, la regia riesce ad estrarre dalla musica e dal testo gli aspetti maggiormente teatrali e li compone in un insieme coerentemente drammatico, realizzando in tal senso uno spettacolo armonico e fascinoso.

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Lidia Fridman e Vittorio Prato

In una prospettiva del tutto analoga si muove la direzione di Massimo Zanetti, che rende in una forma unitaria una partitura decisamente eterogena e con scarsi punti rilievo, gestendo con accuratezza i cambiamenti di tempo, componendo l’avvicendarsi delle diverse famiglie degli strumenti in evidenza ed intensificando le variazioni dinamiche a fini drammatici. Se si registra qualche imprecisione e ritardo al terzo e al quarto atto, spicca comunque per pathos e vigore la marcia con il feretro di Edgar, che è senza dubbio uno dei momenti più significativi dell’opera. Con il palco poi si riscontra una salda sintonia, particolarmente evidente nei concertati dei finali primo e secondo, che prendono forma in un flusso ampio e vibrante. Del resto, gli interventi del Coro del Festival Puccini, diretto da Roberto Ardigò e le Voci bianche guidate da Viviana Apicella, punteggiano con buon volume e compattezza l’intera narrazione, anche se talora in una modalità un po’ scattosa e singhiozzante.

Nel ruolo del protagonista è Vasilli Solodkyy che delinea un eroe romantico inquieto e tormentato, avvalendosi sovente di accenti nervosi e di uno stile che sa farsi appropriatamente enfatico. Il canto riesce sempre alquanto vigoroso, pur con qualche intonazione sfuocata, alcune forzature in acuto e certi scambi che tendono eccessivamente al parlato. La complessa e non troppo coerente figura di Edgar viene comunque tracciata da Solodkyy nella sua sfaccettata varietà, dall’irruenza alla noia, dal pentimento all’autenticità.

Di grande eleganza la Fidelia di Lidia Fridman, con un timbro brunito e un’ottima estensione, accurati vocalizzi e una salda tenuta delle note. Il suo articolato fraseggio diviene talora di grande trasparenza, come nell’aria d’esordio e soprattutto nell’ampio lamento al sulla bara di Edgar e nello struggente finale, dove riesce assai commovente.

Con una vocalità consistente ed omogena, Ketevan Kemoklidze è una Tigrana di oscura sensualità. La sua aria iniziale è intensa e carnale, mentre il personaggio si svela in seguito nella sua gelosia ed ambiguità, con un’interpretazione che dal terzo atto si fa più drammatica fino alla crudeltà dell’epilogo.

Vittorio Prato interpreta Franck con una proiezione accurata e una dizione scandita, sicuro nei centri come nelle regioni più alte. Il suo stile appassionato descrive al contempo l’acceso sentire e la solidità del personaggio e in “Questo amor, vergogna mia” rende giustizia ad uno dei momenti più affascinanti dell’opera.

Profondo e compatto il Gualtiero di Luca Dall’Amico, con una linea ferma e carica di pathos, che ben si addice al ruolo del padre.

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Lidia Fridman

Rispetto a Edgar, l’opera ballo Le Willis si presenta come un bozzetto miniato di maggiore coesione, tra la cantata balletto e il poema sinfonico, con un allestimento che si pone in continuità con il precedente, riprendendo nelle proiezioni l’immagine del mandorlo fiorito, a rievocare il tema dell’amore e del suo tradimento. I movimenti essenziali ed eleganti delle raffinate coreografie di Gheorghe Iancu ci conducono attraverso la storia, trasportandoci in una dimensione magica e sospesa e mimandoci simultaneamente la morte di Anna e l’infedeltà di Roberto. Anche qui come in Edgar risultano di grande efficacia e poesia le luci di Massimo Gasparon e i video di Matteo Letizi, nonché i costumi, ancora di Pizzi, in particolare quelli leggeri e sognanti indossati dalla Fridman.

La direzione di Zanetti ricrea per suo conto la ricchezza sinfonica di questo cammeo pucciniano, evidenziandone i ritmi e i colori, nella giustapposizione di pagine liriche e malinconiche a passaggi più ritmici e tenebrosi.

La Fridman conferma nel ruolo di Anna la sua grazia e il suo rigore, con un canto organizzato che trabocca di dolcezza e languore. Assai luminoso il Roberto di Vincenzo Costanzo, che con una vocalità rotonda e voluminosa plasma melodie ampie e smaltate. Alla figura di Guglielmo dà spessore Giuseppe De Luca, che con notevole omogeneità realizza un intervento scandito e marcato.

Unanimi e calorosi consensi per l’intero spettacolo, con tributi speciali alla Fridaman, Solodkyy e Costanzo, nonché a Zanetti e al team creativo.

LE WILLIS -EDGAR

Musica di Giacomo Puccini

Maestro concertatore e direttore d’orchestra Massimo Zanetti
Regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi

Orchestra e Coro del Festival Puccini
Maestro del coro
LE WILLIS
Leggenda in un atto in due parti su libretto di Ferdinando Fontana

Guglielmo Gulf Giuseppe De Luca
Anna, sua figlia Lidia Fridman
Roberto Vincenzo Costanzo

EDGAR
Dramma lirico in quattro atti su libretto di Ferdinando Fontana

Edgar Vassilii Solodkyy
Gualtiero Luca Dall’Amico
Franck Vittorio Prato
Fidelia Lidia Fridman
Tigrana Ketevan Kemoklidze

Coro delle Voci bianche del Festiva Puccini
Maestro del Coro voci bianche Viviana Apicella

Coreografia Gheorghe Iancu
Disegno luci Massimo Gasparon
Disegno video Matteo Letizi

Foto: Andrea Maionchi