Concerti del Monteverdi Festival 2024 – Cremona
Combattimento 400 – Chiesa di San Marcellino 19 giugno 2024
La globalizzazione tra i suoi lati positivi ha quello che ci permette di accedere a gusti e sapori di altri mondi; se si può scegliere con una certa facilità di assaporare pietanze giapponesi, messicane o turche, lo stesso non si può fare con la musica.
Nelle stagioni e festival tradizionali non mancano Mozart, Beethoven o lo stesso Monteverdi, ma il concerto Combattimento 400 ci ha trasportati nella musica di un altrove.
Il programma dava qualche spunto ma le esecuzioni dal sapore persiano di ‘Abd al-Qādir Marāghī e coevi hanno aperto le porte del mondo medio-orientale e ci hanno portato idealmente là dove realtà e culture diverse vivono a stretto contatto, facendoci sentire stranieri.
La musica del XIV e XV secolo dai titoli esotici e misteriosi, dalle pronunce non facili al primo sguardo, come Rast Nakış Beste ‘Amed Nesim-i Subh Dem di Abd Al Maghiri sono musica ricca di cromatismi e scale minori armoniche e modali con ritmi ostinati. In questo mondo di suoni da mille e una notte, all’improvviso però come per magia, la lira turca cede il passo alle forme della liuteria cremonese, un violoncello dal ricciolo leonino porta lo spettatore in terra straniera a riconoscere qualcosa di culturalmente proprio: inizia il Combattimento di Tancredi e Clorinda.
La voce di Safa Korkmaz,a cui era affidato il ruolo del testo, con il suo timbro e la pronuncia di una cultura lontana ha manifestato una bravura e versatilità pronunciate. Idem si deve dire per la voce femminile di questa sincrasi culturale, Hersi Matmuja, timbro chiaro e leggero nei ghirigori vocali arabeggianti. Se per i brani del mondo medio orientale la voce era lieve e agile, in Clorinda era più salda, ferma e con maggior volume.
Impeccabile David Maria Gentile sia nella veste di attore che di cantante, con il giusto rigore scenico nel canto e agile nel passare dalle salmodianti espressioni persiane al ruolo di Tancredi.
Il concerto ha infatti avuto una parentesi di prosa dove si è messa in scena la novella dello Sheik San’an interpretato da Francesco Sala nel reading de Il verbo degli uccelli.
Nelle celebrazioni del quarto centenario del Combattimento tra le molte proposte quella dell’ensemble Musica antiqua latina diretto da Giordano Antonelli è stato unico e raro per il sapore che sono riusciti a creare per farci riscoprire la musica di Monteverdi e i versi del Tasso.
Il concerto si è concluso con la fantasmagoria del compositore Mutlu Turun (classe 1942) e con la sua Şehnāz Son Yürük Semai.
Alla fine Il pubblico ha tributato molti applausi e chiamate a tutti i musicisti.
Mirko Gragnato
Selva Morale e Spirituale – Chiesa di San Marcellino 20 giugno 2024
Un concerto attesissimo e con la chiesa di San Marcellino gremita per Les Art Florissant nella loro esibizione di una delle ultime composizioni di Claudio Monteverdi: Selva Morale e Spirituale, in una nuova antologia rispetto alle celebri registrazioni degli anni ‘80.
L’intero concerto sembra la messa in scena della raffigurazione di Santa Cecilia dipinta da Raffaello, dove tutti gli strumenti cadono ai piedi della santa esaltando la voce come vero strumento dell’anima. Essi svolgono per lo più accompagnamento e l’intera esecuzione ha mostrato come a Monteverdi bastassero poche semplici linee vocali per realizzare composizioni straordinarie.
Nella sua quasi cinquantennale storia, la forza di Les Art Florissant sta nel legame tra i musicisti e il direttore William Christie, in cui c’è un ‘affinità speciale che va oltre la musica e crea una forza espressiva di unità e condivisione. Gli attacchi sono sicuri e gli incastri tra strumenti e voci sono perfetti, senza esitazioni, quasi fossero un unico strumento. La musica di Monteverdi è un mare dove Les Art Florissant naviga sicura.
Tra i brani de la Selva è stato anche eseguito il Nigra sum dal Vespro della Beata Vergine con la voce tonda e calda di Bastien Rimondi, così come Lucía Martín – Cartón nel Pianto Della Madonna Sopra il Lamento d’Arianna ha mostrato una voce con un’emissione continua e leggera.
Per dare però valore anche agli strumenti nel programma, per uscire dalla dimensione vocale raffaellesca, hanno trovato spazio per emergere due sonate: una di Dario Castello e l’altra di Giovanni Battista Fontana, una finestra di strumentazione di alto livello che dimostra come ci sia ancora tanta musica che merita di essere scoperta e ascoltata.
A conclusione del concerto il monteverdiano Beatus vir, al quale il pubblico ha tributato calorosi applausi, un pubblico per altro molto attento, che ha avuto la continenza tipica di chi è un habitué di sale da concerto, l’intero programma ha corso così senza interruzione con un fragoroso consenso esploso al termine. Molte le chiamate e i “bravo” a musicisti e direttore, e due i bis concessi, tra cui appunto l’ineccepibile Beatus vir.
Mirko Gragnato
Monteverdi’s Muse – Auditorium G. Arvedi – Museo del Violino 22 giugno 2024
L’espressione artistica, in ogni sua forma, nasce sovente da una ben precisa fonte di ispirazione, opportunamente rielaborata ed articolata secondo la sensibilità dell’artista stesso. Anche Claudio Monteverdi aveva la sua musa, la cantante romana Caterina Martinelli, nota come La Romanina o Caterinuccia. Nell’ambito del ricco cartellone del Monteverdi Festival 2024, pare dunque legittima la programmazione di un concerto che si prefigge proprio l’obiettivo di mettere in risalto il rapporto tra il compositore e la “sua” Caterina. Protagonista della serata, ospitata nella moderna ed accogliente sala dell’Auditorium Arvedi nel cittadino Museo del Violino, è l’ensemble vocale basilese Voces Suaves, specializzata nel repertorio barocco tedesco e nella tradizione madrigalistica italiana.
In apertura viene proposta l’esecuzione del Lamento d’Arianna SV107 da Sesto Libro de Madrigali. Il brano, unico frammento a noi sopravvissuto della tragedia Arianna, è un esempio di una sperimentazione compositiva che, attraverso alcune alterazioni cromatiche, consente a Monteverdi di creare una segnata disarmonia tra canto e basso continuo. Una scelta non casuale, quella di inaugurare il concerto con questa pagina, dal momento che la appena diciottenne Martinelli si ammalò, e morirà poi, per il vaiolo, proprio mentre era intenta nello studio del personaggio di Arianna. Dopo la toccante esecuzione di questo brano, carico di struggente e malinconica mestizia, l’atmosfera sembra rasserenarsi con una pagina da Le nuove musiche di Giulio Caccini, Dolcissimo Sospiro, cui ne segue subito dopo un’altra del Divin Claudio, Io mi son giovinetta SV86 da Il Quarto Libro dei Madrigali. La scrittura, a tratti briosa e spensierata di questi due componimenti, una sorta di danza ideale tra voce e melodia, ci porta ai momenti del viaggio intrapreso dalla tredicenne Caterina per raggiungere la corte dei Gonzaga a Mantova. Durante il suo soggiorno, la giovane Caterina sarà ospite per tre anni dello stesso Monteverdi e, proprio a quel periodo, si riferiscono i due brani successivi, entrambi tratti da Il Quinto Libro dei Madrigali, Troppo ben può questo tiranno Amore SV102 e T’amo vita mia SV104. Due pagine di carattere amoroso che si sviluppano attorno ad una scrittura delicata e raffinata, sulla quale la voce fluttua leggiadra e piena di sincera emozione. La pagina Chi da’lacci d’amor vive disciolto, tratto da La Dafne di Marco da Gagliano, rappresenta un omaggio alla attività di cantante della Martinelli, qui celebrata in un brano dalla struttura musicale ordinata ed equilibrata, dove il testo, secondo il più tradizionale canone del recitar cantando, viene scolpito nel tessuto strumentale con cura meticolosa. La chiusura del concerto pone l’attenzione sui momenti più tragici della vita della ragazza e rappresenta una sorta di dialogo ideale con la pagina di apertura del programma. Ascoltiamo, dapprima, Interrotte speranze, eterna fede SV132 dal monteverdiano Settimo Libro de Madrigali, con la sua atmosfera di mestizia e di intimo dolore. L’ultimo componimento, anch’esso tratto dalla produzione del genius loci cremonese, è Lagrime d’amante al sepolcro dell’amata SV111 da Il Sesto Libro de Madrigali. Un momento musicale di rara intensità il cui drammaticismo si sviluppa, in un perfetto esempio di polifonia madrigalistica, tra patetismo e accorato sconforto. Alla riuscita di questo viaggio musicale contribuisce la bravura dei singoli artisti che, come ricordato in apertura, appartengono alla compagine di Voce Suaves. Ammiriamo la delicatezza dell’emissione di Christina Boner, la musicalità di Mirjam Wernli, la rotondità del suono di Jan Thomer e la cavata di Sebastian Myrus. Ricordiamo, inoltre, lo squillo di Andrés Montilla Acurero, la proiezione di Dan Dunkelblum e, ancora, la morbidezza e la omogeneità della organizzazione vocale di Sebastian Myrus. A loro va rivolto un plauso non solo per meriti esecutivi ma, anche, per la abilità con cui hanno saputo introdurre i diversi brani musicali con alcuni brevi frammenti recitati tratti da lettere esplicative circa la vita di Caterina Martinelli. Non possiamo poi dimenticare il prezioso apporto degli strumentisti, Vera Schnider all’arpa, Rui Staehelin alla tiorba e la bravissima Giovanna Baviera alla viola da gamba. A loro sono stati riservati, per altro, due brani, Variazioni su Il ballo di Mantova di Giovanni Baviera e Toccata Quarta da Diversi capricci per sonare di Ascanio Mayone, eseguiti con estro e precisione.
Caloroso successo di pubblico al termine.
Marco Faverzani – Giorgio Panigati
I Maestri di San Marco – Chiesa di San Michele Vetere 23 giugno 2024
Un affresco sonoro di ispirata bellezza quello tracciato da Antonio Greco nel concerto interamente dedicato alla musica composta a Venezia per la Basilica di San Marco, di cui Monteverdi fu per trent’anni maestro di cappella. Un’esecuzione meticolosa e vibrante che vede impegnati otto valenti Solisti in un costante e compatto dialogo con il Coro e l’Orchestra del Monteverdi Festival – Cremona Antiqua e che realizza un incanto dove la più fulgida lode si alterna al tormento dinanzi al mistero della morte. Le composizioni proposte mettono in luce lo straordinario livello di complessità polifonica raggiunto dalla scrittura di Monteverdi e dei suoi successori e ci restituiscono in una forma viva e palpitante la tecnica “policorale”, appunto ideata dalla scuola veneziana e che tanto influenzò la produzione seguente, sia in ambiente cattolico che luterano. Il maestro Greco, infatti, oltre a creare una fitta interazione tra Solisti e Coro, che viene a sua volta suddiviso in parti che si fronteggiano, scompone anche l’orchestra, mettendola così in dialogo con se stessa, nella morbidezza degli archi e nella soffice rotondità dei fiati. A questi preziosi effetti cromatici si aggiunge una cura minuziosa delle variazioni dinamiche, con pause, accurati pianissimo e suggestivi sfumati.
Il percorso prende le mosse dalle Litanie della Beata Vergine, introdotte dalla Sinfonia da “Settimo libro dei madrigali” e seguite dalla Sinfonia a 5 da “L’Orfeo”, dove spiccano la morbida compattezza del Coro e la vocalità tersa e drammatica di Cristina Fanelli. Senza stacco, per non incrinare il raccoglimento e la concentrazione, la preghiera mariana ci immette direttamente nella Missa pro defunctis di Francesco Cavalli, diretto allievo di Monteverdi, con un Kyrie poderoso e avvolgente e un Dies irae in cui l’alternanza delle diverse compagini corali si fa particolarmente evidente. Di sbalzato rilievo il canto di Giacomo Pieracci, soprattutto nel passaggio del “Liber scriptus “, e assai ben costruito il sovrapporsi delle linee nel “Rex tremendae maiestatis”. La sequenza si conclude con una delicatissima “Lacrimosa”, mentre la Missa ha il suo sublime suggello nell’estrema invocazione all’Agnus Dei. La composizione tutta strumentale di Giovanni Gabrieli, la Canzon XII a 8, evidenzia la precisione degli archi e dei fiati nonché la luminosa sonorità delle trombe, appropriato preludio al brano conclusivo, il Dies irae di Giovanni Legrenzi, che si snoda tra giochi polifonici e meditato lirismo. Di grande nitore gli intrecci dei tenori Nicola Di Filippo, Angelo Testori e Mattia Dattolo, e trasparente ed espressivo il “Mors stupebit” di Giorgia Sorichetti, che poi ritroviamo in un inquieto duetto con Cristina Fanelli. Espressivo e penetrante lo “Judex ergo” del controtenore Alessandro Simonato e di intenso vigore il “Rex” ancora di Giacomo Pieracci, seguito dal quartetto maschile sul “Confutatis” con le note gravi e potenti di Lorenzo Tosi.
Un intarsio musicale che viene accolto con grande entusiasmo da un’affollatissima Basilica di San Michele Vetere e che deve quindi incoraggiare nel far conoscere le forme e la spiritualità del Seicento veneziano.
Andrea Poli
COMBATTIMENTO 400
CLAUDIO MONTEVERDI INCONTRA ‘ABD AL-QĀDIR MARĀGHĪ
GIORDANO ANTONELLI – DIREZIONE MUSICALE
MUSICA ANTIQUA LATINA
Testo, Safa Korkmaz
Tancredi, David Maria Gentile
Clorinda, Hersi Matmuja
Sheikh San’an, Francesco Sala
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SELVA MORALE E SPIRITUALE
William Christie – direzione musicale e organo
Les arts florissants
Lucía Martín – Cartón – soprano
Gwendoline Blondeel – soprano
Mélodie Ruvio – contralto
Bastien Rimondi – tenore
Cyril Auvity – tenore
Cyril Costanzo – basso
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MONTEVERDI’S MUSE
VOCES SUAVES
Christina Boner, Mirjam Wernli – soprani
Jan Thomer – controtenore
Andrés Montilla Acurero, Dan Dunkelblum – tenori
Tobias Wicky – baritono
Sebastian Myrus – basso
Giovanna Baviera – viola da gamba
Vera Schnider – arpa
Rui Staehelin – tiorba
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I MAESTRI DI SAN MARCO
Cristina Fanelli, Giorgia Sorichetti, soprani
Alessandro Simonato, controtenore
Nicola Di Filippo, Angelo Testori, Mattia Dattolo, tenori
Giacomo Pieracci, Lorenzo Tosi, bassi
Solisti, Coro e Orchestra Monteverdi Festival – Cremona Antiqua
Antonio Greco direzione
Ph. F. Faelutti