Spettacoli

L’Orfeo – Monteverdi Festival 2024, Cremona

L’Orfeo inaugura il Monteverdi Festival 2024. 

È L’Orfeo (SV318) l’opera scelta quest’anno, a Cremona, per celebrare il genio monteverdiano: il componimento forse più noto ed iconico e considerato da molti come il padre putativo del melodramma. L’allestimento, curato per la regia da Olivier Fredj e per le scene da Thomas Lauret, ci porta lontano dalla corte dei Gonzaga del 1607 dove l’opera ha debuttato. Questa interessante produzione è un immenso e convinto omaggio all’estetica di Jean Cocteau, il “Noto falso poeta”, come lo definiva con disprezzo André Breton, che ha trovato qui una sentita celebrazione. All’apertura del sipario, vengono proiettate alcune citazioni dello stesso artista che invitano a riflettere sul senso del teatro e si prosegue poi con una scelta estetica attualizzata. Si vuole probabilmente citare lo stesso Orfeo, ma in abiti contemporanei, proposto a teatro da Cocteau nel 1926 e, in versione cinematografica, nel 1950. Una produzione insomma ricca di rimandi e citazioni come l’onnipresente occhio simbolo del voluto e ricercato cambio di prospettive o il grande specchio, portato sulle spalle da Speranza, e che, nella versione del drammaturgo francese, costituisce proprio il passaggio per gli inferi. Uno spettacolo che, forse, a tratti, pecca di eccessive stratificazioni culturali e una certa dose di voluto e provocatorio gioco intellettuale ma che ci pare doveroso ed inevitabile per omaggiare un artista fra i più controversi della storia culturale francese. La scena era completata dai costumi minimali ed efficaci di Camilla Masellis e Frédéric Llinarès, in collaborazione con il regista, dalle splendide luci di Nathalie Perrier, e dalle proiezioni video sempre a tema surrealista di Jean Lecointre (visual content creator) e Julien Meyer (video maker). 

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Marco Saccardin e Jin Jiayu

Complessivamente buona la resa del versante musicale dello spettacolo.
La lettura di Francesco Corti, al cembalo e alla direzione, predilige un approccio moderno e piuttosto sfumato del capolavoro monteverdiano. L’iridescenza e la leggiadria di un tessuto sonoro dalle tinte pastello accompagnano il protagonista nel suo sfortunato tentativo di salvezza dell’amata Euridice. L’alternanza dei tempi e delle dinamiche consente, inoltre, di differenziare al meglio l’elemento soprannaturale dal sentimentalismo degli uomini. Strategica si rivela, in tal senso, l’intesa del direttore con l’ensemble del Pomo d’Oro, la cui prova si fa apprezzare per la rotondità e la fluidità del suono. Altrettanto fondamentale è, poi, l’attenzione rivolta dalla buca al palcoscenico, ove agisce una compagnia di canto di giovani artisti, molti dei quali scelti lo scorso anno nell’ambito della prima edizione della Cavalli Monteverdi Competition.

Ottima impressione desta, nel ruolo del protagonista, Marco Saccardin. Prestante e disinvolto sulla scena, l’artista esibisce una vocalità sonora e dal bel colore brunito. La linea di canto appare costantemente sorvegliata e risulta efficace nei momenti idilliaci come in quelli più scopertamente drammatici. Le fiorettature del canto di agilità vengono superate con buona padronanza stilistica, così come le frasi più lunghe sono sostenute da accorate messe di voci. La cura e il cesello dell’accento sono funzionali alla esaltazione del testo, mai come in questo repertorio fondamentale.

Efficace anche la prova di Jin Jayu, impegnata nel duplice ruolo di Euridice e de La Musica. La purezza dell’emissione e la rotondità di un suono ben timbrato sono le caratteristiche essenziali di una prova vocale di buon livello che si completa, poi, con l’eleganza della presenza scenica.

Margherita Sala, nel ruolo della Messaggera, si apprezza per un mezzo ben impostato e che risalta specialmente nella pienezza dei centri. Partecipato il fraseggio, pervaso di dolente mestizia.

Efficace la coppia dei sovrani degli inferi. Paola Valentina Molinari è una Proserpina che sa essere autoritaria nella voce e sensuale sulla scena. Rocco Lia, Plutone, unisce al velluto della linea di canto la morbidezza di un fraseggio meno granitico e più benevolo.

Il Caronte di Alessandro Ravasio sfoggia un timbro lussureggiante che si impone nella scrittura monteverdiana con ricchezza di armonici. Imperioso e solenne l’accento.

Laura Orueta, nel ruolo de la Speranza, si fa notare per la pulizia di una linea di canto precisa e ben tornita. Di buon rilievo anche l’accorato traporto con cui scandisce il proprio intervento.

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Marco Saccardin e Laura Orueta

Apprezzabile e di sicuro valore la prova di Giacomo Nanni, cui spetta il compito di vestire il triplice ruolo di Apollo, Pastore 4 e Spirito 3.
Puntuale e corretta Emilia Bertolini, la Ninfa.
Altrettanto degne di nota sono, infine, le prove di Roberto Rilievi, Pastore 1 e Spirito 1, Matteo Straffi, Pastore 2 e Spirito 2, e Sandro Rossi, Pastore 3.
Di gran valore, per compattezza e brillantezza, gli interventi del Coro Monteverdi Festival – Cremona Antiqua, ben diretto da Diego Maccagnola.
Caloroso successo al termine per tutti gli artisti, con punte di acceso entusiasmo per Saccardin e Corti.

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Fedra ensemble

Ma i convinti applausi per tutto il cast non hanno segnato la fine della serata. Per una parte del pubblico lo spettacolo è continuato infatti nella raccolta cornice del quattrocentesco Palazzo Guazzoni Zaccaria. Abbiamo assistito, nel delizioso cortile interno a: Clorinda e Tancredi – Combattimento cromatico. Qui il notevole Fedra Ensemble ci ha proposto una rilettura in chiave jazz del celebre madrigale monteverdiano. La brava Simona Severini con la sua voce duttile e piena di colori ci ha fatto vivere le parole del Tasso in una prospettiva nuova e non scontata. Un esperimento interessante e riuscito.

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Simone de Sena, Enrico Loprevite e Ruggero Misasi

Infine nella suggestiva soffitta del palazzo è andato in scena un interessante spettacolo di teatro musica: Orpheus Rhapsody. La voce del bravo attore Enrico Loprevite, insieme al violoncello di Simone Severini ci hanno fatto vivere la favola di Orfeo in un modo totalmente nuovo: un racconto della periferia romana volutamente ispirato a Pier Paolo Pasolini. Due spettacoli interessanti ed un ottimo modo per continuare a ragionare sul messaggio immortale di Claudio Monteverdi
 
 


L’Orfeo
Favola in musica in un prologo e cinque atti
Libretto di Alessandro Striggio
Musica di Claudio Monteverdi
 
Orfeo Marco Saccardin*
La Musica/Euridice Jin Jiayu*
Messaggera Margherita Sala
Proserpina Paola Valentina Molinari
Speranza Laura Orueta*
Ninfa Emilia Bertolini*
Caronte Alessandro Ravasio*
Plutone Rocco Lia*
Apollo/Pastore 4/Spirito 3 Giacomo Nanni**
Pastore 1/Spirito 1 Roberto Rilievi
Pastore 2/Spirito 2 Matteo Straffi
Pastore 3 Sandro Rossi**
 
*vincitore 1° concorso Cavalli Monterverdi Competition 2023
** semifinalista 1° concorso Cavalli Monteverdi Competition 2023
 
Il Pomo d’Oro
Coro Monteverdi Festival – Cremona Antiqua
Maestro al cembalo Francesco Corti
Maestro del coro Diego Maccagnola
Regia Olivier Fredj
Scene Thomas Lauret
Costumi Camilla Masellis, Frédéric Llinarès
Light designer Nathalie Perrier
Visual content creator Jean Lecointre
Video maker Julien Meyer
Assistente alla regia Chiara Raguso


Clorinda e Tancredi: Combattimento cromatico

Fedra Ensemble
Simona Severini, voce
Daniele Richiedei, violino
Giulio Corini, contrabbasso
con Emanuele Maniscalco, batteria e sintetizzatori


Orpheus Rhapsody
Spettacolo di teatro-musica
Simone De Sena, violoncello
Enrico Loprevite, voce
Ruggero Misasi, elettronica
Liberamente ispirato all’Orfeo Monteverdiano

Foto: Studio B12