Otello – Roma, Teatro dell’Opera
Penetrante e di grande coesione l’Otello andato in scena al Teatro dell’Opera di Roma, con l’incisiva direzione di Daniel Oren e la regia di Allex Aguilera, che sviluppa una narrazione piana ed articolata in stretta aderenza al dramma verdiano.
Un triplice ordine di archi delimita per intero lo spazio dell’azione, che viene così a configurarsi come un sontuoso cortile rinascimentale; un ambiente, disegnato da Bruno De Lavenère, che rimanda alla forma del teatro shakespeariano e che si pone in continuità con le file dei palchi del Costanzi, creando in tal modo un suggestivo effetto di circolarità. Lo spettatore viene così incluso nella tragedia e quella che potrebbe apparire una semplice ricostruzione storica, con gli eleganti costumi cinquecenteschi di Françoise Raybaud Pace, si delinea invece come la proiezione di una mente perturbata dalle ombre. La disgregazione dell’io viene poi visualizzata anche dal crollo di un’intera fila di archi, quando si frantuma la solidità geometrica del virile condottiero. Efficaci dunque i video di Etienne Guiol e Arnaud Pottier, così come le luci di Laurent Castaingt, che virano dal livido al dorato, particolarmente efficaci quelle vermiglie in “Fuoco di gioia” e quelle crepuscolari degli ultimi quadri. Un rilievo speciale è dato all’elemento dell’acqua, non soltanto per le onde minacciose proiettate durante la tempesta, ma soprattutto perché è il simbolo del veleno versato da Jago su Otello, che a sua volta ucciderà Desdemona annegandole il volto in uno specchio d’acqua.
La lettura di Oren mantiene sempre alta la tensione, con un procedere incalzante e turgide sonorità. Salda è la connessione con il palco e stretta la sintonia con l’orchestra, che presenta tuttavia alcune imprecisioni nei violoncelli e nei contrabbassi. L’attacco è vibrante e tutti i duetti vengono resi in una modalità analitica e screziata; di estrema trasparenza tutta la scena conclusiva, con delicati pianissimo di straordinario impatto drammatico.
L’Otello di Gregoy Kunde si impone per forza espressiva, esibendo un fraseggio che è in ogni frangente accuratamente scolpito, pur con una consistenza vocale altalenante. Lirico e corposo nel duetto d’amore, si mostra un po’ in difficoltà nel finale del secondo atto; ritrova una spiccata verve nel terzo, con una maledizione forte e voluminosa, ed intensifica la propria drammaticità nella scena conclusiva, realizzando una pagina sublime e straziante.
La Desdemona di Roberta Mantegna ha una vocalità morbida ed omogenea, declinata in un canto rotondo e smaltato, di estrema sicurezza in ogni registro. E’ delicata nel primo duetto e conserva la dolcezza anche nello scontro iniziale con Otello, per assumere nel seguito una posa più ferma e regale. Rende la Canzone del Salce e l’Ave Maria con straordinaria trasparenza, dove comunque l’emozione trasmessa non eguaglia la perfezione della tecnica.
Lo Jago di Igor Golovatenko si distingue per spessore drammatico, con un fraseggio sbalzato ricco di accenti e modulazioni. Voluminoso e ben timbrato, interpreta “Innaffia l’ugola” con vigore e “Credo in un dio crudel” evidenziando accuratamente il senso di ogni passaggio, tra il blasfemo e il disperato, l’ironico e il beffardo. E’ potente e sinistro nel finale del terzo atto, dove fa esplodere il personaggio in tutta la sua rabbia, mostrandocelo nella verità del suo risentimento.
Piotr Buszewski, con una proiezione chiara e scandita, rende con nitidezza l’animo di Cassio, particolarmente convincente come ubriaco e come innamorato di Bianca.
Ben controllato e con un’emissione rotonda, Francesco Pittari è alquanto incisivo nel rappresentare la rabbia e la gelosia di Roderigo.
Ha uno stile nobile e accorato il Lodovico di Alessio Cacciamani, in una vocalità profonda e compatta; definito e accurato il Montano di Alessio Verna e luminoso e puntuale l’Araldo di Fabio Tinalli.
Ben caratterizzata l’Emilia di Irene Savignano, che conferisce rilievo tragico al personaggio, con una ricca vocalità e un canto vigoroso e marcato.
Amalgamato con cura ogni intervento del Coro diretto da Ciro Visco, con efficaci variazioni d’intensità. Potente e modulato l’esordio ed assai sfumato “Fuoco di gioia”. Di grande delicatezza ed unità la sequenza con le Voci bianche.
Fragorosi consensi per l’intero spettacolo, con particolari tributi alla Mantegna, Kunde, Golovatenko e alla direzione di Oren.
OTELLO
Musica di Giuseppe Verdi
Dramma lirico in quattro atti
Libretto di Arrigo Boito dalla tragedia di William Shakespeare
Direttore Daniel Oren
Regia Allex Aguilera
Maestro del Coro Ciro Visco
Scene Bruno De Lavenère
Costumi Françoise Raybaud Pace
Luci Laurent Castaingt
Video Etienne Guiol e Arnaud Pottier
Personaggi e interpreti:
Otello Gregory Kunde
Desdemona Roberta Mantegna
Jago Igor Golovatenko
Emilia Irene Savignano
Roderigo Francesco Pittari
Lodovico Alessio Cacciamani
Montano Alessio Verna
Cassio Piotr Buszewski
Un araldo Fabio Tinalli
Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma
con la partecipazione della Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera di Roma
Foto: Fabrizio Sansoni- Opera di Roma 2024