Don Giovanni – Comunale Noveau, Bologna
Il direttore Martijn Dendievel e il regista Alessandro Talevi tornano sul palcoscenico del Comunale Noveau per firmare un nuovo allestimento di Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart.
Ad un anno di distanza, il teatro Comunale di Bologna propone il secondo “capitolo” della trilogia Mozart-Da Ponte, e questa volta tocca a Don Giovanni, titolo tra i più amati ed iconici della letteratura musicale di ogni tempo. Squadra che vince non si cambia, si direbbe, ed allora ecco il ritorno della coppia che, nella scorsa stagione, aveva già guidato al successo Le nozze di Figaro, ovvero il Maestro Martijn Dendievel, sul podio, e Alessandro Talevi alla regia.
Partiamo dall’aspetto visivo. Viene riproposto, di fatto, l’impianto scenico, a cura dello stesso Talevi, già visto nelle Nozze, ovvero due grandi pareti modulari che con il loro comporsi e scomporsi delimitano gli spazi interni ed esterni dell’azione. Una soluzione semplice e funzionale per circoscrivere le diverse scene del libretto, la cui valenza drammaturgica è rafforzata dalla presenza, sui muri, di proiezioni create da Marco Grassivaro, che ci mostrano figure femminili, incarnazione delle pulsioni di Don Giovanni o vittime delle sue opere di seduzione. Talevi non si limita a descrivere la vicenda, ma si sofferma sull’eternità di un mito, quello di Don Giovanni, che attraversa il tempo e lo spazio senza perdere di fascino. Ecco, allora, numerosi quanto espliciti artifizi di metateatralità, su tutti l’uso dei burattini, indubbia allusione alla capacità del protagonista di condizionare l’agire degli altri personaggi, novello Mangiafuoco che muove i fili delle sue marionette. E, ancora, la spettacolarizzazione dell’arte del seduttore, come in un numero di cabaret efficacemente sottolineato dal disegno luci di Teresa Nagel (nonostante qualche défaillance tecnica nel secondo atto). Anche i costumi, ideati da Stefania Scaraggi, ci suggeriscono, con la loro varietà di cromie e di fattura, l’atemporalità di un racconto dove la pomposità della moda sette-ottocentesca convive, con assoluta disinvoltura, con la fantasiosa bizzarria della cultura pop. Nel complesso, uno spettacolo che, al netto di qualche trovata di troppo e non sempre condivisibile, scorre piuttosto lineare ed efficace mantenendo costante l’attenzione e il coinvolgimento dello spettatore.
Sul podio, Martijn Dendievel si accosta a questo grande capolavoro disegnando un racconto dalle tinte morbide e delicate, senza però indugiare in facili leziosità. La scelta di tempi appare piuttosto equilibrata sottolineando, con pari efficacia, i momenti di maggiore abbandono e quelli più scopertamente drammatici. Buona l’intesa con i complessi della Orchestra del Teatro Comunale, dalla quale il direttore riesce ad ottenere un colore avvolgente e sfumato.
Da segnalare, inoltre, il prezioso contributo di Anna Bosacchi, maestro al Fortepiano.
Sul palco agisce una compagnia di canto ben affiata ed ottimamente supportata dal podio.
Nahuel Di Pierro è un Don Giovanni elegante ed aristocratico. Cesellato e sfumato l’accento, seduttivo e sfacciato senza mai uscire dai binari di una certa raffinatezza di fondo. Anche il canto, dall’emissione chiara ed omogenea, supera agevolmente le richieste della partitura brillando, in particolare, nelle pagine di maggiore involo amoroso, su tutte la splendida serenata di secondo atto.
Al suo fianco, il Leporello di Davide Giangregorio si apprezza per una vocalità limpida e voluminosa che si snoda nel pentagramma con pregevole compattezza. Arguto e misurato il fraseggio, votato ad una spiccata, quanto coinvolgente teatralità. Da sottolineare, per amalgama timbrico e per affiatamento scenico, la marcata complicità con Di Pierro.
Olga Peretyatko, dopo la cancellazione delle prime due recite per indisposizione, torna ora in scena per l’ultima delle esibizioni previste e pur non essendosi ancora completamente ristabilita (come da annuncio diffuso poco prima dell’inizio). Al netto di alcuni segni di uno stato di salute non ottimale, specialmente nelle prime scene di primo atto, il soprano risolve la parte grazie ad una buona organizzazione complessiva, unita ad una presenza scenica elegante e di sicuro fascino.
Renè Barbera è un Don Ottavio di fulgido splendore per la preziosità di uno strumento robusto e ricco di armonici. Il dominio tecnico e il controllo delle agilità consentono di superare brillantemente le insidie della parte e, in particolare, le due bellissime arie “Dalla sua pace” e “Il mio tesoro”. Significativa, inoltre, l’interpretazione del personaggio, qui restituito ad una dimensione più virile rispetto alla lettura cui ci ha oramai abituati certa tradizione.
Molto bene la Donna Elvira di Karen Gardeazabal. Il soprano sfoggia una linea musicale e dal caratteristico colore ambrato, ben tornita nei centri, vibrante in acuto e salda nei gravi. La compostezza della esecuzione si accompagna ad un fraseggio accorato e coinvolgente, che culmina nella riuscita “Mi tradì quell’alma ingrata” in secondo atto.
La Zerlina di Eleonora Bellocci è una giovane donna appassionata, sposa fedele e amorosa che non disdegna, tuttavia, il pensiero di poter cogliere l’opportunità di una migliore condizione sociale. Il soprano sfoggia un canto sul fiato controllato e levigato che le consente di valorizzare al meglio ogni intervento della partitura e, in particolare, i momenti solistici.
Niccolò Donini è un Masetto vocalmente e scenicamente spigliato. La linea di canto si apprezza per una consapevole solidità e per una indiscutibile uniformità. La chiarezza di un fraseggio piuttosto puntuto contribuisce, inoltre, a disegnare un personaggio sornione e meno ingenuo del solito.
Granitico ed autoritario il Commendatore di Abramo Rosalen, dallo strumento voluminoso e screziato di riflessi serotini.
Di livello, infine, la prova del Coro del Teatro Comunale di Bologna ottimamente diretto da Gea Garatti Ansini.
Il pubblico, dopo aver accolto con applausi piuttosto cordiali i numeri più noti dell’opera, dimostra ampio apprezzamento al termine, festeggiando cast e direttore con un vivissimo successo.
DON GIOVANNI
Dramma giocoso in due atti K. 527
Libretto di Lorenzo Da Ponte
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Don Giovanni Nahuel Di Pierro
Donna Anna Olga Peretyatko
Il Commendatore Ambramo Rosalen
Don Ottavio René Barbera
Donna Elvina Karen Gardeazabal
Leporello Davide Giangregorio
Masetto Niccolò Donini
Zerlina Eleonora Bellocci
Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Martijn Dendievel
Maestro al Fortepiano Anna Bosacchi
Maestro del coro Gea Garatti Ansini
Regia e scene Alessandro Talevi
Costumi Stefania Scaraggi
Luci Teresa Nagel
Videomaker Marco Grassivaro
FOTO: Andrea Ranzi