Spettacoli

Tosca – Parma, Teatro Regio

Per la terza volta torna sul palcoscenico del Regio il fortunato spettacolo di Alberto Fassini, con la regia di Joseph Franconi Lee, scene e costumi di William Orlandi e luci di Andrea Borelli; allestimento classico e di indubbia funzionalità; regia accurata e piuttosto efficiente.

Questa volta la direzione è affidata a Daniel Oren, che con la sua maniera di leggere il melodramma italiano, è considerato da molti anni uno dei migliori. Possiamo affermare che Oren abbia il “fuoco dentro” per usare un termine verdiano: canta e respira col palcoscenico; vive e abita le note e le dinamiche con la buca, qui occupata dalla brava Filarmonica Arturo Toscanini. [intervista a Daniel Oren]

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Maria José Siri e Fabio Sartori

Ottima la prova di Maria José Siri nei panni di Floria Tosca in sostituzione dell’indisposta Anastasia Bartoli. Siri sa cantare con tecnica eccellente e rende una prova accuratissima, precisissima, pulitissima, forse addirittura troppo e se si volesse – e potesse – chiedere di più, ciò riguarderebbe solo il maggior carattere.

La affianca un superlativo Fabio Sartori nelle vesti di Mario Cavaradossi in sostituzione del pure indisposto Brian Jadge. Sartori è il vero tenore italiano: canta sul labbro, smorza le frasi, ha un passaggio totalmente omogeneo, acuti luminosi, pianissimi raffinati e proiettati, personaggio e recitazione convincenti e supportate da un fraseggio superlativo.

Luca Salsi è un gigantesco e mastodontico Scarpia. Salsi veste il barone con grande agio, scrupolosa cura ed enorme intelligenza musicale oltreché interpretativa. La voce tuona con un timbro morbido, ma al tempo stesso brillante, portando in Puccini tutto il suo sapere verdiano: cantare con estrema dovizia tecnica – l’arte antica – accentando e fraseggiando come ben richiede il difficile ruolo.

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Luca Salsi

Applausi calorosi anche per gli altri interpreti di contorno, il bravissimo Coro del Teatro Regio di Parma guidato da Martino Faggiani e l’altrettanto valido Coro di Voci Bianche preparato da Massimo Fiocchi Malaspina.

William Fratti

25 Maggio 2024

OperaLibera® è tornata al Teatro Regio in data 25 maggio. Confermiamo il giudizio sostanzialmente positivo sulla parte visiva dello spettacolo, creato nel 2018 da Joseph Franconi Lee (da un’idea di Alberto Fassini). Un allestimento essenziale ma al tempo stesso evocativo che sfrutta pochi elementi scenici di grande formato, come la gigantesca tela incompiuta di primo e secondo atto e alcuni evocativi cartelami. Particolarmente riusciti e rifiniti i costumi coerenti con l’epoca del libretto (scene e costumi di William Orlandi). Adeguate le luci serotine di Andrea Borelli.

L’esecuzione musicale vede il suo fulcro nella ispiratissima concertazione di Daniel Oren, autore di una lettura vibrante e di indubbio impatto teatrale. Il maestro israeliano conosce la partitura pucciniana alla perfezione e vi si addentra con un livello di analisi di non comune profondità. Le dinamiche sonore prescelte, talvolta di trasparente morbidezza, talaltra di violenta intensità, sembrano evolversi l’una nell’altra senza soluzione di continuità, in un affresco generale variopinto e sfumato. Al gesto direttoriale risponde ottimamente la Filarmonica Arturo Toscanini, qui in forma smagliate, capace di restituire un suono terso e di grande compattezza. Oren, inoltre, si conferma concertatore di consolidata esperienza e prova ne è l’esemplare supporto che dal podio viene offerto ai cantanti in palcoscenico.

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Luca Salsi e Brian Jagde

Erika Grimaldi, giunta in sostituzione della annunciata collega titolare del ruolo di Tosca per le ultime due recite, sigla una prova di livello per meriti vocali e per coinvolgimento scenico. Il soprano astigiano sfoggia una vocalità duttile e pastosa che si impone per musicalità e controllo dell’emissione. La linea, piuttosto compatta in tutti i registri, si mantiene sempre morbida e, attraverso l’uso di colori e filature, ben sottolinea la tempesta emotiva del personaggio nel corso della vicenda. Il fraseggio, esibito con consapevolezza e partecipazione, si accompagna ad un accento coinvolto e adeguatamente incisivo. L’evidente, quanto costante, intesa con il podio raggiunge il suo apice nella toccante esecuzione della celebre “vissi d’arte”, mirabilmente sorretta da un tappeto sonoro di struggente patetismo e ripetuta dopo la fragorosa acclamazione riservata dal pubblico all’artista. 

Dopo aver cancellato le prime due recite per indisposizione, Brian Jagde torna ora a vestire i panni di Mario Cavaradossi. Un ritorno che, come annunciato prima dell’inizio della recita, non lo vede ancora completamente ristabilito. All’ascolto si apprezza la generosità di una vocalità ampia e dal caratteristico timbro screziato. L’emissione, salda nei centri, svetta nella regione acuta dove suona poderosa e piuttosto facile. Vigoroso e coinvolto l’interprete valorizzato, tra l’altro, dalla aitante presenza scenica. Al netto di qualche comprensibile sbavatura, dovuta al già citato non ottimale stato di salute, registriamo una prova solida e ben riuscita, molto apprezzata anche dal pubblico che gli regala, al suo apparire alla ribalta nelle chiamate finali, un caloroso successo personale.

Luca Salsi si conferma uno Scarpia a dir poco straordinario. La vocalità, brunita e di preziosa filigrana, si adatta come un guanto alla scrittura pucciniana, siglando una prova dove esecutore ed interprete si fondono tra loro in perfetto equilibrio. Il carisma dell’interprete fa sì che ogni accento venga scolpito con il giusto rilievo espressivo, in una lettura di grande rilievo teatrale. Una interpretazione di magnetica incisività, premiata con un trionfo personale per l’artista al termine del secondo atto e, ancora, alla conclusione dello spettacolo.

Luciano Leoni è un Angelotti sonoro e sempre a fuoco; Roberto Abbondanza un Sagrestano coinvolgente e di indubbio spessore.
Lo Spoletta di Marcello Nardis viene tratteggiato con vocalità asciutta e misurata, ulteriormente valorizzata da un accento di insinuante freddezza.
Completano la locandina il puntuale Sciarrone di Eugenio Maria Degiacomi e il perfettibile Carceriere di Luca Di Giovanni.

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Luca Salsi ed Erika Grimaldi

Un plauso particolare, inoltre, per la piccola Sofia Bucaram cui spetta il compito di vestire i panni del pastorello.

Come non citare, infine, lo splendido Coro del Teatro Regio di Parma che, sotto la guida encomiabile di Martino Faggiani, offre una esecuzione intensa e potente del “Te Deum” in finale primo atto. Bene anche il coro di voci bianche guidato da Massimo Fiocchi Malaspina.
Successo travolgente al termine della recita, gli applausi salutano anche la stagione lirica di Parma che si chiude con questo titolo. Arrivederci al Festival Verdi 2024!

Marco Faverzani | Giorgio Panigati
 

TOSCA
Melodramma in tre atti su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa
Musica GIACOMO PUCCINI

Floria Tosca, celebre cantante MARIA JOSÈ SIRI (19) / ERIKA GRIMALDI (25)
Mario Cavaradossi, pittore FABIO SARTORI (19) /BRIAN JAGDE (25)
Il barone Scarpia, capo della polizia LUCA SALSI
Cesare Angelotti LUCIANO LEONI
Il Sagrestano ROBERTO ABBONDANZA
Spoletta, agente di polizia MARCELLO NARDIS
Sciarrone, gendarme EUGENIO MARIA DEGIACOMI
Un carceriere LUCIO DI GIOVANNI
Un pastore SOFIA BUCARAM

Maestro concertatore e direttore DANIEL OREN
Regia JOSEPH FRANCONI LEE da un’idea di ALBERTO FASSINI
Scene e costumi WILLIAM ORLANDI
Luci ANDREA BORELLI

FILARMONICA ARTURO TOSCANINI
CORO DEL TEATRO REGIO DI PARMA
Maestro del coro MARTINO FAGGIANI
CORO DI VOCI BIANCHE DEL TEATRO REGIO DI PARMA
Maestro del coro MASSIMO FIOCCHI MALASPINA

Allestimento del Teatro Regio di Parma

foto di Roberto Ricci