Spettacoli

Don Pasquale – Teatro alla Scala, Milano

A distanza di sei anni torna alla Scala l’ironia e la comicità del Don Pasquale di Gaetano Donizetti.

“A Cinecittà io non ci abito, ma ci vivo. Le mie esperienze, i miei viaggi, le amicizie, i rapporti incominciano e finiscono nei teatri di Cinecittà.” Così diceva Federico Fellini, fissando in poche parole quello che di fatto era un intero mondo: quello di Cinecittà negli anni della Dolce Vita. E a fare un sentito e caloroso omaggio a quegli anni ci pensano il regista Davide Livermore e lo scenografo Giò Forma con questo riuscito allestimento di Don Pasquale. Lo spettacolo, già visto nel 2018, si conferma bello da vedere e ben pensato: la scena ci porta ora nella grande casa di Don Pasquale, dal sapore ancora ottocentesco, ora all’iconico ingresso di Cinecittà, spaziando anche per la periferia romana, suggestioni possibili grazie ai sempre curatissimi video firmati da D-Wok. I toni monocromi scelti, un chiaro rimando alla filmografia in bianco e nero, non annoiano anche grazie alle tante spettacolari trovate come il “volo” su Roma di Norina alla guida di una fiammante Giulietta. Alcune scene, in particolare quella dell’atelier di moda, non trovano forse una perfetta corrispondenza nel libretto ma ciò non inficia un prodotto nel complesso riuscito. Appaganti alla vista e ben rifiniti i costumi di Gianluca Falaschi, che riportano alla mente gli stilisti degli anni Sessanta, perfette le luci di Nicolas Bovey

Se tutti gli artisti in cartellone appaiono scenicamente molto spigliati e ben affiatati tra loro, le singole prestazioni vocali si distinguono tra luci ed ombre.

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Andrea Carroll, Ambrogio Maestri e Mattia Olivieri

Ambrogio Maestri torna a vestire nuovamente i panni di Don Pasquale dopo avervi dato vita nelle recite del 2018. Grazie alla cura del fraseggio, alla pertinenza dell’accento e alla naturale espressività della figura, il baritono riesce a costruire un personaggio sempre efficace e credibile confermando, anche in questa occasione, la sua indiscussa capacità di padroneggiare la scena. Il Don Pasquale di Maestri è un uomo che, attraverso l’improbabile ricerca della conquista amorosa, vuole disperatamente rivivere l’ardore della gioventù, salvo poi arrendersi, suo malgrado, alla consapevolezza di una vita dominata da malinconica amarezza. Ecco, allora, una linea di canto piuttosto sorvegliata ed uniforme, esibita con naturalezza, rifuggendo inutili caricature di tradizione. Una prova ben riuscita e salutata dal pubblico con notevole successo personale al termine.

Brilla al suo fianco Mattia Olivieri, altro “veterano” della produzione originaria, nei panni del Dottor Malatesta. Vocalmente il baritono si impone per uno strumento morbido, di buon volume e dal peculiare timbro screziato. La frase musicale viene padroneggiata con duttilità e un bel legato, il canto di coloratura affrontato con appropriatezza stilistica e perizia tecnica.
Anche sotto l’aspetto interpretativo Olivieri si rende protagonista di una prova eccellente, in virtù di un fraseggio cesellato, condotto con sottile, a tratti ammiccante, ironia. Scenicamente, poi, si rivela vero e proprio istrione, tratteggiando un personaggio quantomai carismatico e scaltro, autentico deus ex machina della vicenda. Meritatissima, dunque, l’ovazione a lui tributata dal pubblico durante le uscite singole alla ribalta finale.

Il resto del cast, purtroppo, non si pone sullo stesso livello.
Lawrence Brownlee affronta l’ingrato ruolo di Ernesto con una vocalità dall’organizzazione solida e ben gestita, seppure di volume non particolarmente ampio. L’emissione, dal timbro chiaro, si accompagna ad un lieve vibrato che compare soprattutto nel registro centrale; ben appoggiato il registro acuto, pur di non grande penetrazione. Al di là di un fraseggio musicale aggraziato e garbato, spiace, poi, constatare una certa genericità nell’accento che si riflette inevitabilmente sulla incisività dell’interprete, che rimane sempre un pochino in superficie.

Non convince la Norina di Andrea Carroll, dotata di una vocalità fresca e leggera, cui difetta il coté virtuosistico e le spericolate acrobazie che la parte richiederebbe per sottolineare al meglio il carattere peperino del personaggio. La frase musicale viene esibita con garbo e musicalità, ma la salita al registro superiore manca di squillo e proiezione. Un vero peccato perché scenicamente il soprano è bravissimo nell’immedesimarsi nel ruolo e nel dare corpo ai numerosi e vivaci capricci dell’eroina donizettiana sotto le mentite spoglie di Sofronia.

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Andrea Carroll

Completa la locandina il bravo Andrea Porta, un notaio, vocalmente incisivo e scenicamente spassoso, specie quando sfreccia in proscenio a bordo di una vespa.
Poche emozioni arrivano anche dal podio, dove troviamo Evelino Pidò, la cui conduzione avanza compatta ed unitaria, tradendo qua e là la mancanza di quella leggerezza di cui abbonda la partitura (ci troviamo pur sempre al cospetto di una opera buffa). Alcune pagine sono ben riuscite ed evidenziano la scelta di dinamiche avvolgenti, mentre in altri momenti rileva un eccesso di volume che in taluni casi rischia di sovrastare il palcoscenico. Sottotono appare, inoltre, la prova dell’orchestra scaligera (e in particolare i fiati), che incredibilmente pare diversa rispetto alle eccellenti prove delle ultime produzioni.
Di eccezionale bravura, al contrario, il coro scaligero, guidato splendidamente da Alberto Malazzi. “Che interminabile andirivieni!”, eseguita con impressionante molteplicità di colori, si ascrive come una delle pagine meglio riuscite della intera serata.
Serata da tutto esaurito che premia gli artisti e direttore con un caloroso successo.

DON PASQUALE
Dramma buffo in tre atti
Libretto di Giovanni Ruffini e Gaetano Donizetti
Musica di Gaetano Donizetti

Don Pasquale Ambrogio Maestri
Norina Andrea Carroll
Il Dottor Malatesta Mattia Olivieri
Ernesto Lawrence Brownlee
Un notaio Andrea Porta

Orchestra del Teatro alla Scala di Milano
Maestro Concertatore e Direttore Evelino Pidò
Coro del Teatro alla Scala di Milano
Maestro del Coro Alberto Malazzi
Regia Davide Livermore
Scene Davide Livermore & Giò Forma
Costumi Gianluca Falaschi
Luci Nicolas Bovey
Video D-WOK

Foto: Brescia Amisano Teatro alla Scala