La rondine – Teatro alla Scala, Milano
Con la nuova produzione de “La rondine”, il Teatro alla Scala dà il via alle celebrazioni del centenario pucciniano.
“Rondini allegre, rondini leggere,
in giro in giro, vorticosamente:
ma nello specchio del mio cuor dolente
tante piccole croci nere nere…”
Così scriveva nel 1919 Diego Valeri, con lo stesso spirito con cui solo due anni prima Giacomo Puccini scriveva la sua rondine. Il fascino melanconico di questi uccelli ha ispirato il genio lucchese che scrive nel 1917, anno dell’ingresso dell’Italia nella Grande Guerra un’opera, quasi operetta, dal finale agrodolce. Un componimento in bilico fra voglia di evasione e drammaticità della vita reale, soprattutto a fronte del primo conflitto mondiale. Alla Scala di Milano il nuovo allestimento firmato per la regia da Irina Brook e per le scene da Patrick Kinmonth è uno spettacolo garbato e pulito. Visivamente giocato su tinte pastello, sagome di navi stilizzati, e tanti rimandi alla Belle Époque, come il grande padiglione marino liberty che domina la scena. Uno spettacolo piacevole che pecca però di una certa staticità che crea in alcuni frangenti un poco di noia. Un po’ inutile, a nostro avviso, l’idea che la vicenda sia un sogno della protagonista che compare sempre “sdoppiata”. Splendidi i coloratissimi costumi, specialmente quelli floreali, firmati dallo stesso Kinmonth, curate, come sempre le luci di Marco Filibeck. Delicate e piacevoli anche le coreografie di Paul Pui Wo Lee.
L’opera viene eseguita nell’edizione critica curata da Ditlev Rindom (Ricordi 2023) e basata sul ritrovato autografo originale dell’autore. Riccardo Chailly prosegue così il suo progetto finalizzato a riproporre l’opera omnia del genio pucciniano attraverso la messa in scena di edizioni critiche contenenti eventuali varianti rispetto alla comune prassi esecutiva. Un cammino iniziato da tempo che vuole proporre al pubblico un ritratto dell’autore il più fedele possibile rispetto alle sue originarie intenzioni compositive.
Attraverso la freschezza e la ricchezza di una lettura quantomai ispirata, Chailly conferma una grande familiarità con questo repertorio. Il racconto prosegue con incedere raffinato, muovendosi in perfetto equilibrio tra la briosità dei primi due atti e il poetico struggimento del quadro conclusivo. Sonorità smaltate ed avvolgenti caratterizzano perfettamente l’evoluzione sentimentale della protagonista, dal desiderio di un riscatto dalla sua attuale condizione di grisette e sino alla amara consapevolezza dell’impossibilità di vivere serenamente un tenero amore obliando il proprio passato. Le scene di massa e, in particolare la festa in secondo atto, si caricano di ritmi briosi e spumeggianti, con evidenti richiami ad una certa tradizione di valzer viennesi. Splendido il dialogo tra il direttore e la compagine orchestrale che conferma l’eccellenza di una prova di livello superiore per varietà ed intensità di colori.
Come dimenticare, poi, il sublime intervento in secondo atto del coro scaligero, ottimamente preparato da Alberto Malazzi. L’esecuzione del quartetto nel già citato quadro della festa parigina, con il suo perfetto intreccio tra buca e palcoscenico, rappresenta, in tal senso, un momento di pura magia.
Il personaggio di Magda trova in Mariangela Sicilia una magnifica interprete. La vocalità del soprano galleggia morbida e vaporosa tra le note dello spartito e risulta egualmente convincente tanto nei momenti di sognante abbandono, caratterizzati da preziosi filati, quanto in quelli di maggiore turbamento, sollecitati da vibrante intensità. La linea di canto, ben controllata e sicura nell’emissione, si permea di una certa sensibilità espressiva e consente di cesellare con la giusta raffinatezza i diversi momenti della vicenda e, in particolare, il canto di conversazione. Di rilievo, infine, l’aggraziata, quanto partecipe presenza scenica.
Al suo fianco, il Ruggiero di Matteo Lippi. Il tenore genovese conferma la preziosità di una vocalità poderosa che rifulge per la pienezza dei centri e per la ampiezza del registro acuto. Il canto di conversazione, così come il cantabile convincono del pari grazie all’ottima proiezione di una emissione compatta e ben sfogata. Pregevole anche il fraseggio, sfumato ed appassionato, grazie al quale Lippi disegna un personaggio sempre credibile e naturale.
Rosalia Cid esibisce una linea vocale fresca e luminosa, strumento ideale per dare vita alla briosa e sensuale Lisette. Una prova che convince, anche, per la cura dell’accento e la leggiadria dei movimenti sulla scena.
Giovanni Sala presta a Prunier una vocalità ben educata ed omogenea. Con la giusta duttilità, il tenore riesce e piegare il suono alle intenzioni di un fraseggio leggero, ironico e, a tratti, ammiccante. Molto godibile la presenza scenica del personaggio, qui delineato, secondo quanto previsto dal progetto registico, nella sua dimensione più disincantata.
Pietro Spagnoli, dà prova della sua innata teatralità e, per questo, risulta un Rambaldo incisivo nel fraseggio ed efficace sulla scena. Ben impostata e controllata la linea di canto.
Riuscite ed amalgamate tra loro le parti di fianco.
A cominciare dalle amiche di Magda, Aleksandrina Mihaylova, Martina Russomanno e Andrea Niño, rispettivamente Yvette, Bianca e Suzy, vocalmente briose e scenicamente fascinose. Dalle fila della Scuola di perfezionamento per cantanti lirici del Teatro alla Scala provengono William Allione, Pierluigi D’Aloia e Wonjun Jo, ben a fuoco nei panni degli amici di Magda, ovvero Périchaud, Gobin e Crébillon.
Buona la caratterizzazione delle tre grisette, ovvero Cristina Injeong Hwang, Georgette, Serena Pasquini, Gabriella e Silvia Spruzzola, Lolette, artiste appartenenti alla compagine del coro scaligero.
Sempre al coro appartengono tutti gli altri comprimari, ognuno dei quali assolve egregiamente il proprio compito. Ricordiamo, dunque, Renis Hyka, Adolfo, Luca Di Gioia, un giovine, Giordano Rossini, Rabonnier, Andrea Semeraro, uno studente, e Giuseppe Capoferri, un maggiordomo.
Segnaliamo, da ultimo, le tre ragazze, ovvero Sara Park, Alessandra Fratelli e Vittoria Vimercati, mentre la voce fuori scena è quella del tenore Michele Mauro.
Lo spettacolo viene accolto, al termine, da grandi festeggiamenti per tutti gli interpreti. Le maggiori acclamazioni sono rivolte al quartetto dei protagonisti e al maestro Chailly.
LA RONDINE
Commedia lirica in tre atti
di Alfred Maria Willner, Heinrich Reichert e Giuseppe Adami
Musica di Giacomo Puccini
Magda Mariangela Sicilia
Lisette Rosalia Cid
Ruggiero Matteo Lippi
Prunier Giovanni Sala
Rambaldo Pietro Spagnoli
Périchaud William Allione
Gobin Pierluigi D’Aloia
Crébillon Wonjun Jo
Yvette Aleksandrina Mihaylova
Bianca Martina Russomanno
Suzy Andrea Niño
Adolfo Renis Hyka
Georgette Cristina Injeong Hwang
Gabriella Silvia Spruzzola
Lolette Silvia Spruzzola
Un giovine Luca Di Gioia
Rabonnier Giordano Rossini
Uno studente Andrea Semeraro
Voce fuori scena Michele Mauro
Un maggiordomo Giuseppe Capoferri
Tre ragazze Sara Park, Alessandra Fratelli e Vittoria Vimercati
Orchestra del Teatro alla Scala
Direttore Riccardo Chailly
Coro del Teatro alla Scala
Direttore del coro Alberto Malazzi
Regia Irina Brook
Scene e costumi Patrick Kinmonth
Luci Marco Filibeck
Coreografia Paul Pui Wo Lee
Foto: Brescia – Amisano Teatro alla Scala