La fille du régiment – Grand Théâtre, Monte-Carlo
Marie, la più irriverenti delle “figlie” di Donizetti irrompere all’opera di Monte-Carlo.
Era il 6 gennaio 1839 quando la Gazette de France annunciava: “un’importante scoperta fatta da Monsieur Daguerre, celebre pittore del Diorama. Questa scoperta sembra un prodigio. Sconvolge tutte le teorie sulla luce e l’ottica e promette di fare una rivoluzione nelle arti del disegno” e solo un anno dopo, nel 1840, Gaetano Donizetti debutta con la sua strepitosa opéra-comique: La fille du régiment. Proprio in omaggio a quegli anni l’Opéra di Monte-Carlo ha deciso di farci rivivere i primi passi della fotografia, e lo fa grazie a questo allestimento firmato per la regia da Jean-Louis Grinda e per le scene da Rudy Sabounghi. Il palco del teatro del casinò si presenta, all’ingresso degli spettatori, come un grande e antico album di fotografie. Nel prologo dell’opera simpatici filmati (a cura di Gabriel Grinda) ci raccontano l’infanzia di Marie, attraverso una serie di vecchi scatti. Queste cartoline d’epoca ci accompagnano anche nel primo atto quando diventano lo sfondo dell’album che, aperto, accoglie la scena. Inizialmente ci troviamo nella caserma del reggimento del titolo, mentre nel secondo atto, siamo in un salone del castello dei Krakenthorp, sempre circondati da foto d’epoca. Molte le trovate sceniche che riempiono lo spettacolo, sempre giocate sull’ironia e la spensieratezza. Un allestimento relativamente semplice ma piacevole e funzionale dove spicca senza dubbio anche la notevole bravura di Jean-François Vinciguerra: uno spassosissimo cupido in primo atto e in secondo una attempata ed ironica duchessa di Krakenthorp. Pieni di colore e ricchi di rimandi al drapeau français i costumi, ben curati e rifiniti di Jorge Jara. Adeguate le luci a cura di Laurent Castaingt che hanno avuto però, lo dobbiamo segnalare, qualche piccolo problema tecnico in primo atto.
La fille du régiment è opera di, e per, grandi voci e, in questa produzione, abbiamo la fortuna di vedere schierato sul palcoscenico un cast di prim’ordine.
Nel ruolo della protagonista Regula Mühlemann, al suo debutto nel ruolo. Il soprano svizzero sfoggia una vocalità fresca e dal timbro cristallino che si mostra ideale nel dare voce alla giovane vivandiera del XXI reggimento francese. La linea di canto si muove con disinvoltura nella scrittura donizettiana e si apprezza, in particolare, per la fluidità del canto di agilità e la facilità con cui raggiunge il registro superiore. Degne di nota, inoltre, sono le messe di voce nei cantabili, su tutti l’aria “Il faut partir” in primo atto, eseguita con struggente intensità. L’artista possiede il physique du role perfetto per dare vita a Marie, qui ben tratteggiata, grazie anche ad un fraseggio brillante e delicato, nel suo animo peperino e dolce al tempo stesso.
Al suo fianco trionfa lo splendido Tonio di Javier Camarena. Bastano poche battute e da subito si rimane colpiti dalla bellezza di una vocalità che, per pienezza e pastosità timbrica, può a buon diritto considerarsi tra le più affascinanti della sua generazione. Lo strumento, dall’emissione generosa ed avvolgente, suona sempre compatto ed omogeneo, tanto nei centri, vibranti e ben torniti, quanto negli acuti, squillanti e perfettamente timbrati. Diversi i momenti da ricordare nella prova del tenore messicano. A cominciare dalla famigerata “Pour mon âme” con i suoi nove do di petto, lanciati da Camarena con una facilità tanto sbalorditiva da scatenare l’entusiasmo del pubblico che chiede, ed ottiene, la ripetizione del brano eseguito dall’artista con impeto ancora maggiore. Splendida è, ancora, la meravigliosa “Pour me rapprocher de Marie”, che, grazie, alla morbidezza di un canto sul fiato controllatissimo e sfumato a dovere, rappresenta un momento di grande suggestione emotiva. Alla bravura dell’esecutore, infine, si combina perfettamente l’intelligenza dell’interprete che sa dominare il fraseggio con varietà e spontaneità.
Jean-François Lapointe, in possesso di uno strumento poderoso e dal suggestivo timbro vellutato, disegna un Sulpice di grande rilievo. Una prova vocale, la sua, che conquista per l’ampiezza di una emissione ben proiettata e per la pregevole omogeneità della linea. Coinvolto e spritiroso, ma mai sopra le righe, l’interprete.
Degna di lode e’ anche Marie Gautrot che presta al personaggio de La Marquise de Berkenfield, il calore di un mezzo screziato ed avvolgente. Cesellato e sempre incisivo il fraseggio, pervaso da una sottile, quanto graffiante, ironia.
Riuscitissimo, poi, tanto sotto l’aspetto vocale quanto sotto quello interpretativo, l’Hortensius di Rodolphe Briand.
Completano la locandina i puntuali Benoît Gunalons, Paolo Marchini e Nicolo La Farciola, impegnati, rispettivamente, come un notaro, un caporale e un paesano.
A concertare questo gioiello del teatro comico donizettiano è chiamato Ion Marin che, attraverso una lettura dai tempi piuttosto spediti e brillanti, coglie alla perfezione lo spirito scanzonato della partitura. L’equilibrio tra le pagine di carattere militaresco e quelle di stampo prettamente romantico, viene assicurato dalla scelta di sonorità morbide e vellutate. Azzeccato appare anche l’utilizzo delle dinamiche e dei colori, mai prevaricanti rispetto al palcoscenico.
Merito, senza dubbio, della buona prova della Orchestre Philharmonique de Monte-Carlo, capace di sottolineare, con innegabile maestria, quella esplosiva gioia di vivere di cui sono permeate diverse pagine di questo componimento.
Degna di menzione, infine, la prova del Choeur de l’Opéra de Monte-Carlo che, sotto la magistrale guida di Stefano Visconti, riesce a restituire un suono sfumato e leggiadro.
Il pubblico, accorso numerosissimo, partecipa alla recita accogliendo con applausi copiosi i principali numeri musicali dell’opera. Al termine dello spettacolo, poi, inizia una vera e proprio festa che travolge tutti gli artisti con grande calore ed affetto.
Si conclude così questa stagione operistica monegasca, la seconda sotto la direzione artistica di Cecilia Bartoli, il cui bilancio non può che essere assolutamente positivo.
E ora, attendiamo con ansia di scoprire quali nuove sorprese ci aspetteranno il prossimo anno!
LA FILLE DU RÉGIMENT
Opéra-Comique in due atti
Libretto di Jean-François-Alfred Bayard
e Jules-Henry Vernoy de Saint-Georges
Musica di Gaetano Donizetti
Marie Regula Mühlemann
Tonio Javier Camarena
Sulpice Jean-François Lapointe
La Marchesa di Berkenfield Marie Gautrot
Hortensius Rodolphe Briand
Un caporale Paolo Marchini
Un notaro Benoît Gunalons
Un paesano Nicolo La Farciola
La Duchessa di Krakenthorp Jean-François Vinciguerra
Orchestre Philharmonique de Monte-Carlo
Direttore Ion Marin
Maestro del coro Stefano Visconti
Regia Jean-Louis Grinda
Scene Rudy Sabounghi
Costumi Jorge Jara
Luci Laurent Castaingt
Video Gabriel Grinda
Foto: OMC-Marco Borrelli