Beatrice di Tenda – Teatro Carlo Felice, Genova
Beatrice di Tenda di Vincenzo Bellini al Carlo Felice di Genova.
“Quando cammino sulle alture di Genova, ci sono momenti in cui avverto bagliori ed emozioni simili a quelle che sentì Colombo, forse negli stessi luoghi, lanciato verso il mare e il futuro” Così sosteneva Friedrich Nietzsche, ma la città marinara non avrebbe avuto uno splendido futuro senza un solido passato, in particolar modo quello medievale. In questo 2024 si vuole proprio celebrare la città come capitale del medioevo, un’epoca storica forse oggi architettonicamente un po’ nascosta, ad esempio, da qualche esuberanza del barocchetto genovese, ma ancora viva e presente. Fra le tante manifestazioni in programma, rientra anche questo allestimento di Beatrice di Tenda (in coproduzione con con la Fondazione Teatro La Fenice di Venezia), opera ambientata all’inizio del Quattrocento, e quindi a buon titolo basso medievale. La vicenda di Beatrice Cane, detta per un errore storiografico “di Tenda”, infelice sposa di Filippo Maria Visconti viene ambientata dal regista Italo Nunziata e dallo scenografo Emanuele Sinisi in uno spazio immaginario, quasi nella memoria della giovane protagonista. In una sala circondata da gradoni compaiono pannelli che evocano il castello di Binasco dove, ancora oggi, una targa posta nel 1860, ci ricorda la vicenda storica realmente accaduta. Un allestimento che è quasi una forma semi-scenica per i pochi elementi presenti ma che sa essere comunque coerente, non invasivo e di buon supporto per la meravigliosa musica di Bellini. Sì potevano forse osare colori più accattivanti per non proporre un medioevo stereotipicamente buio anche se, oggettivamente, il tono scuro si confà alla tragedia; adeguate sono in questo senso le luci di Valerio Tiberi. Prezioso ed interessante il coinvolgimento del fotografo finlandese Ola Koleymainen, esponente della Helsinki School of Photography, che ha appositamente realizzato due scatti per questa produzione. Curati e rifiniti i costumi di Alessio Rosati, di stampo ottocentesco ma, come leggiamo nel libretto di sala “contaminati da tessuti che rimandano al periodo storico di Beatrice di Tenda”.
L’esecuzione musicale vede in Angela Meade, impegnata del ruolo del titolo, l’autentica trionfatrice della serata. Il soprano è in possesso di una vocalità che, per volume ed ampiezza, possiamo di certo definire portentosa. L’artista si immerge nella scrittura belliniana con impressionante facilità e riesce a plasmare il proprio strumento, compatto ed omogeneo, con indiscutibile naturalezza. Anche in questa occasione, si rimane sbalorditi dalla torrenziale potenza del registro superiore che, attraverso un controllo tecnico da autentica fuoriclasse, si risolve poi, con sicuro effetto, in filati perfettamente appoggiati. Curato e preciso è, inoltre, il canto di coloratura. La credibilità del personaggio è assicurata attraverso un fraseggio sfumato e un canto morbido ed espressivo. Una prova maiuscola, salutata al termine da un meritato trionfo personale.
Mattia Olivieri, nel ruolo di Filippo Maria Visconti, è protagonista di una prova totalmente riuscita. Il baritono mette in mostra la bellezza di uno strumento duttile e dal fascinoso colore ambrato. La linea di canto, condotta con morbidezza e consapevolezza stilistica, si dispiega uniforme passando agevolmente dai centri, pieni e vibranti, ad un registro superiore penetrante e sicuro. L’annunciata indisposizione all’inizio dello spettacolo tradisce una certa prudenza, soprattutto nella scena di ingresso, ma, subito dopo, il baritono sembra acquisire la giusta confidenza sino ad una bellissima esecuzione della grande aria di secondo atto. L’incisività di un fraseggio ben rifinito, oltre alla statuaria presenza scenica, concorre a disegnare un personaggio che, in perfetta aderenza al disegno registico, appare, specie nel finale, psicologicamente scosso e tormentato.
Francesco Demuro presta ad Orombello una vocalità dal timbro chiaro e luminoso. Il tenore affronta la scrittura belliniana con sicurezza e attraverso un canto sul fiato misurato e ben appoggiato. L’impeto e l’ardore di un fraseggio piuttosto partecipato sottolineano al meglio il lato romantico di questo personaggio.
Completa il quartetto dei protagonisti Carmela Remigio che, da par suo, offre una prova dove il canto, esibito con eleganza e morbidezza, diviene tutt’uno con l’accento, scolpito con espressività e sicura presa teatrale. Raffinata e disinvolta è anche la presenza scenica, valorizzata dal bel costume indossato.
Bravo Manuel Pierattelli che, con un canto ben impostato e la giusta incisività del fraseggio, riesce a sbalzare al meglio il personaggio di Anichino.
Completa la locandina Giuliano Petouchoff con la sua puntuale esecuzione del ruolo di Rizzardo Del Maino.
Sul podio ritroviamo Riccardo Minasi che ha recentemente diretto, proprio al Carlo Felice, la recente produzione del mozartiano Idomeneo. Il direttore offre una lettura convincente e coinvolgente del capolavoro belliniano. Particolare attenzione è riposta nella scelta delle dinamiche e dei colori orchestrali, adeguatamente combinati in un più ampio discorso musicale che predilige sonorità più morbide e distese, per le pagine di maggior abbandono, in alternanza a ritmi più incisivi per caratterizzare i momenti più drammatici. La prova della compagine orchestrale, pregevole per brillantezza e compattezza, si pone in armoniosa sintonia con il gesto di Minasi ed assicura il giusto supporto al palcoscenico.
Pregevole, per intensità ed espressività, l’apporto del Coro del Teatro Carlo Felice, ottimamente preparato da Claudio Marino Moretti.
Grande successo al termine tributato da un pubblico numeroso all’indirizzo di tutti gli interpreti, con punte di festoso entusiasmo all’indirizzo di Meade e Olivieri. L’ottima riuscita di questa produzione conferma, così, la notevole qualità artistica del Teatro Carlo Felice, autore di una stagione d’opera che, spettacolo dopo spettacolo, diviene sempre più interessante.
Marco Faverzani | Giorgio Panigati
Capolavoro belliniano troppo poco spesso rappresentato, Beatrice di Tenda è messa in scena al Carlo Felice in occasione del progetto
“Genova capitale del Medioevo” 2024, anche se lo spettacolo di Italo Nunziata non rende l’occasione. Le scelte sceniche non sono del tutto comprensibili, ma non disturbano lo svolgimento della vicenda; sono invece piuttosto graziose le posizioni, che in alcuni momenti creano delle vere e proprie cartoline.
Musicalmente si ha la fortuna di assistere a un’esecuzione davvero raffinata, con Riccardo Minasi sul podio, che guida buca e palcoscenico con una grandissima omogeneità, regolarmente al servizio della melodia belliniana, rubando i tempi quando necessario all’emozione.
Protagonista indiscussa è la superlativa Angela Meade, che tramite questo ruolo mette in mostra tutte le sue abilità tecniche per cesellare il carattere di un personaggio dimesso e a un certo punto rassegnato, ma fiero e risoluto. Le messe di voce e gli accenti, i filati e i forti, tutto dimostra un grande controllo che trova la sua base nel canto sul fiato.
La affianca il bravissimo Mattia Olivieri che, annunciato indisposto apre l’opera con estrema cautela, ma con grande professionalità e padronanza del suo strumento mette in scena un Filippo di grande levatura, dalla vocalità brillante, arricchita da un fraseggio molto interessante, che dipinge un personaggio quasi spiritato, perfettamente in linea col continuo altalenarsi dei suoi sentimenti.
Stesso discorso vale per Francesco Demuro, che col suo canto in punta limpido e luminoso, sempre concentrato sulla parola scenica, rende un Orombello ben caratterizzato.
La grande eleganza di Carmela Remigio è qui al soldo di un ruolo piuttosto subdolo e il soprano sa perfettamente fraseggiare e accentare la parte per definire la natura di Agnese.
Pure ottimo il coro giuidato da Claudio Marino Moretti.
William Fratti
Beatrice di Tenda
Tragedia lirica in due atti di
Vincenzo Bellini
su libretto di Felice Romani
Filippo Maria Visconti Mattia Olivieri
Beatrice di Tenda Angela Meade
Agnese del Maino Carmela Remigio
Orombello Francesco Demuro
Anichino Manuel Pierattelli
Rizzardo del Maino Giuliano Petouchoff
Maestro concertatore e direttore d’orchestra Riccardo Minasi
Regia Italo Nunziata
Regista collaboratore Danilo Rubeca
Scene Emanuele Sinisi
Costumi Alessio Rosati
Luci Valerio Tiberi
Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova
in coproduzione con la Fondazione Teatro La Fenice di Venezia
Orchestra, coro e tecnici dell’Opera Carlo Felice
Maestro del coro Claudio Marino Moretti
Foto: Marcello Orselli | Opera Carlo Felice