Cavalleria Rusticana & Gianni Schicchi – Grand Théâtre, Monte-Carlo
All’Opéra di Montecarlo un inedito dittico.
“Credo nel potere del riso e delle lacrime come antidoto all’odio e al terrore”, così diceva Charlie Chaplin, riso e lacrime, commedia e tragedia spesso si fondono nella vita e nella finzione teatrale senza soluzione di continuità. A ricordarci come questi due mondi si possano toccare ci ha pensato l’Opéra di Montecarlo che ci ha regalato un dittico insolito: Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni e Gianni Schicchi di Giacomo Puccini. Le due opere, rappresentate per la prima volta a 28 anni di distanza l’una dall’altra, vengono proposte nel programma di sala come simbolo di due tipi diversi e distanti di italianità: un accostamento forse non azzeccatissimo ma che si accetta di buon grado in nome della bellezza assoluta dei due capolavori. Sì inizia da Cavalleria rusticana, il regista Grischa Asagaroff, insieme a Luigi Perego che si occupa delle scene e dei costumi, fa aprire il sipario sulla piazza di un paese siciliano, forse proprio Vizzini, dove l’opera è ambientata. Il rimando alla Sicilia è dato dal colore nero che domina gli edifici, chiara allusione alla pietra lavica con cui molti paesi sono edificati nel catanese. L’azione è trasposta negli anni cinquanta, impreziosita dai costumi ben curati e rifiniti dello stesso Perego e dal bel comparto luci di Gigi Saccomandi. Dopo l’intervallo, grazie ad alcune modifiche la piazza del paese si trasforma, abilmente, nella casa di Buoso Donati, con pareti colorate di rosso vivo. Qui i costumi e il trucco degli artisti spingono verso una lettura più gotica, pur rimanendo nel solco degli anni sessanta del Novecento. Una regia garbata e corretta che forse non ha stupito il pubblico ma è stato un felice accompagnamento alla meravigliosa musica.
Sul podio troviamo Speranza Scapucci la cui lettura, piuttosto tesa e dai ritmi spediti, ci proietta facilmente nel cuore del dramma di Mascagni sottolineando, attraverso sonorità ampie ed avvolgenti, la violenza delle passioni che trascinano i personaggi verso il tragico finale della vicenda. Similare l’approccio all’atto unico pucciniano. L’incedere asciutto della direzione lascia poco spazio alla comicità del racconto e ne evidenzia, piuttosto, l’aspetto sinistro ed inquietante, quasi a volere dare voce alla ingordigia e alla invidia dei parenti di Buoso. La bacchetta trova la giusta intesa con l’Orchestra Philharmonique di Monte-Carlo, protagonista di una ottima prova che brilla per compattezza e coesione.
Di livello ogni intervento del Choeur de l’Opéra de Monte-Carlo, egregiamente impegnato nel far risaltare l’atmosfera mediterranea delle pagine di Mascagni.
Il cast vocale di Cavalleria rusticana è di ottimo livello.
Maria José Siri presta a Santuzza una vocalità ampia e ben proiettata. Lo strumento, duttile e pastoso, brilla in un registro centrale corposo che si espande poi con facilità nella regione acuta, dove suona pieno e vibrante. La linea di canto, piuttosto puntuale e precisa, viene condotta con la giusta compostezza e questo fa sì che venga accentuato ancora di più l’intimo struggimento che dilania il personaggio nell’animo.
Al suo fianco il Turiddu di Yusif Eyvazov, che giunge a questo appuntamento in ottima forma vocale. Sorvolando sulle ben note caratteristiche timbriche della sua vocalità, il tenore conferma la fermezza di uno strumento saldo e corposo che sfoggia un invidiabile squillo nel registro acuto. Ben curata l’espressività dell’accento, così come coinvolta e partecipe è la presenza scenica. Ampiamente meritato è, dunque, il tripudio di applausi che lo accoglie alla ribalta finale.
Delude Peter Kálmán, un Alfio stentoreo che evidenzia più di una fissità nel registro acuto e una certa genericità nell’interpretazione.
Cosa che di certo non può dirsi di Elena Zilio che offre, attraverso un fraseggio a dir poco incisivo e magnetico, una ulteriore lezione di puro teatro.
Completa la locandina Annunziata Vestri, una Lola dalla vocalità ben tornita e dalla presenza scenica adeguatamente caratterizzata.
Dopo l’intervallo, la serata riprende con la commedia pucciniana.
Nicola Alaimo, nel ruolo di Gianni Schicchi, è semplicemente perfetto e accoglie un meritato trionfo personale al termine, che ne sottolinea, semmai ve ne fosse bisogno, la indiscussa statura di questo artista. Una perfezione che parte da una prova vocale di straordinaria aderenza stilistica, grazie ad uno strumento di profonda duttilità che riesce a plasmare il suono con facilità, passando agevolmente dai centri, saldi e vibranti, ad un registro superiore poderoso e squillante e, financo, a prodursi in mezze voci quasi sussurrate. La grandezza di Alaimo sta, anche, nella levatura dell’interprete, in quella capacità di padroneggiare e sfumare il fraseggio sottolineando la modernità e l’umanità del personaggio. Senza dimenticare, poi, la espressività della mimica facciale e il carisma della presenza scenica. Chapeau.
Al suo fianco, Edgardo Rocha valorizza il personaggio di Rinuccio con la propria vocalità luminosa, combinata alla spigliata disinvoltura dei movimenti scenici.
Brava anche Nina Minasyan che, attraverso una linea di canto morbida e ben timbrata, sottolinea adeguatamente il delicato candore di Lauretta.
Tra i numerosi parenti spicca la magnifica Zita di Elena Zilio, dotata di impareggiabile carisma scenico.
Incisivo il Simone di Giovanni Furlanetto, ironico e godibilissimo il Betto Di Signa di Giovanni Romeo.
Efficaci e ben a fuoco, tanto vocalmente quanto scenicamente, sono, poi, Caterina Di Tonno, Nella, Enrico Casari, Gherardo, Eugenio Di Lieto, Marco e Rosa Bove, La Ciesca.
Matteo Peirone, nel ruolo di Maestro Spinelloccio, fa sfoggio, anche in questa occasione, di una totale padronanza dell’accento, sfumato con ironia e veridicità teatrale.
Completano la locandina i bravi Fabrice Alibert, Messer Armantio, Luca Vianello, Pinellino e Przemyslaw Baranek, Guccio. Una menzione speciale per il simpaticissimo e tenerissimo Chloè Macchi nei panni di Gherardino.
Successo incondizionato al termine con punte di acceso entusiasmo per Siri, Eyvazov, Alaimo, Zilio e Scapucci.
CAVALLERIA RUSTICANA
Melodramma in un atto
Libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci
Musica di Pietro Mascagni
Santuzza María José Siri
Turiddu Yusif Eyvazov
Alfio Peter Kálmán
Lucia Elena Zilio
Lola Annunziata Vestri
GIANNI SCHICCHI
Opera comica in un atto
Libretto di Giovacchino Forzano
Musica di Giacomo Puccini
Gianni Schicchi Nicola Alaimo
Lauretta Nina Minasyan
Zita Elena Zilio
Rinuccio Edgardo Rocha
Gherardo Enrico Casari
Gherardino Chloé Macchi
Nella Caterina Di Tonno
Betto Di Signa Giovanni Romeo
Simone Giovanni Furlanetto
Marco Eugenio Di Lieto
La Ciesca Rosa Bove
Maestro Spinelloccio Matteo Peirone
Messer Amantio Fabrice Alibert
Pinellino Luca Vianello
Guccio Przemyslaw Baranek
Orchestre Philharmonique de Monte-Carlo
Direttore Speranza Scappucci
Choeur de l’Opéra de Monte-Carlo
Direttore del coro Stefano Visconti
Regia Grischa Asagaroff
Scene e costumi Luigi Perego
Luci Gigi Saccomandi
Maestro di canto David Zobel
Assistente alla messa in scena Heiko Hentschel
Assistente alle scene Luca Filaci
Foto: Marco Borrelli