Il barbiere di Siviglia – Teatro Regio, Parma
12 gennaio 2024. La stagione lirica del Teatro Regio di Parma si apre con l’opera buffa per eccellenza: Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini.
“A Siviglia non s’invecchia. È una città in cui si sfuma la vita in un sorriso continuo, senz’altro pensiero che di godersi il bel cielo, le belle casine, i giardinetti voluttuosi.” Così scriveva Edmondo de Amicis e questo pensiero sembra quasi sia stato di ispirazione per lo spettacolo firmato, per la regia, scene e costumi da Pier Luigi Pizzi. Un allestimento prodotto dal Regio di Parma in collaborazione con il Rossini Opera Festival di Pesaro dove è già andato in scena nel 2018. Il sipario si apre su un metafisico e assolatissimo pueblos blancos, disegnato dalle splendide luci di Massimo Gasparon, qui anche in veste di regista collaboratore. Il colore bianco dominante è, nelle intenzioni di Pizzi metafora di un foglio dove può scorrere liberamente la musica di Rossini. Un allestimento elegante, come da sempre ci ha abituato il regista milanese, ma che non ha saputo forse amalgamarsi nei migliori dei modi con la musica di Rossini. Non molte risultano infatti le trovate sceniche che possano fare veramente sorridere il pubblico e tutta la verve comica è rimandata alla capacità mimica ed attoriale dei singoli interpreti. In questo senso non possiamo che sottolineare quanto sia stata riuscita e spassosa l’interpretazione di Marco Filippo Romano che nei recitativi ricrea un Don Bartolo dalla erre “alla francese” che è un simpatico omaggio a Pizzi. Elenganti ,ma anche in questo caso troppo severi e composti, i costumi dello stesso regista, insomma uno spettacolo che non ha voluto o non ha saputo sorridere con più convinzione e quando si parla di Barbiere suona un po’ come una occasione persa.
Passando al versante musicale dello spettacolo, ci troviamo di fronte ad una compagna di canto complessivamente efficace e composta, per lo più, da artisti che mostrano una certa familiarità con il repertorio rossiniano.
È il caso di Marco Filippo Romano che, con la sua a dir poco assidua frequentazione del ruolo, è da considerarsi oggi un Don Bartolo di assoluto riferimento. Vocalmente assistiamo allo sfoggio di una lezione di stile rossiniano, tanto nella articolazione della frase musicale, quanto nella capacità di affrontare ogni passaggio della scrittura con disinvoltura e senza mai perdere di omogeneità nella linea. L’esecuzione dell’aria di primo atto “A un dottor della mia sorte” rappresenta, in tal senso, un compendio di tutte le abilità del baritono che riesce, per altro, a sciorinare il micidiale sillabato dell’ultima parte con sicurezza e metronomica precisione. Come già ricordato poc’anzi, poi, l’interprete, con la sua irresistibile quanto innata vis comica, alimentata da un fraseggio cesellato e sfumato, conquista il pubblico che gli riserva un meritato trionfo alla ribalta finale.
Anche Maxim Mironov, forte di una lunga militanza nel repertorio del pesarese, giunge a questo appuntamento parmigiano mettendo in luce la fermezza di un buon controllo tecnico e la nobiltà di un accento di stampo aristocratico. Con la sua vocalità, dal caratteristico colore chiaro, il tenore affronta la temibile parte del Conte rifulgendo soprattutto nel secondo atto e, in particolare, nella funambolica esecuzione dell’aria “Cessa di più resistere”. Da rilevare, inoltre, la delicatezza di un canto sul fiato ben appoggiato e in grado di rappresentare al meglio l’animo amoroso del personaggio, specie nella scena inziale dell’opera. Una poco felice puntatura conclusiva della cabaletta di primo atto non inficia una prestazione nel complesso efficace.
La Rosina di Maria Kataeva colpisce per una vocalità ampia e voluminosa dal suggestivo colore brunito. Il mezzosoprano offre una prova che brilla per la densità di un registro grave corposo e il nitore di una zona acuta limpida e squillante. Ben curato è inoltre il canto di coloratura, opportunamente sorvegliato anche nei passi più arditi. Una menzione particolare merita, senza dubbio, la bella esecuzione della scena della lezione di canto, tratteggiata con un sottile gioco di chiaroscuri e di arabeschi vocali. Come non rilevare, infine, la statuaria ed elegante presenza scenica combinata ad un fraseggio arguto e ben scandito.
Piacevolissima scoperta è Andrzej Filónczyk che colpisce per una organizzazione vocale possente e di indubbio valore. Forte di uno strumento ben tornito nei centri e sicurissimo nella regione superiore, il baritono affronta il ruolo di Figaro con la giusta spavalderia, sottolineando l’animo guascone ed ingegnoso del personaggio. Il carisma di una presenza scenica sempre coinvolta e un fraseggio sottile e sottilmente ironico fanno ben presto dimenticare qualche perfettibile passaggio nelle pagine di più fitta coloratura. Poca cosa nel complesso di una prova di livello, giustamente premiata dall’entusiasmo del pubblico.
Roberto Tagliavini, forte di una vocalità di puro velluto ed ottimamente controllata, padroneggia la scrittura rossiniana tratteggiando un Don Basilio sempre in bilico tra l’austera compostezza e l’involontaria comicità. Significativa, come giusto che sia, l’esecuzione della celeberrima aria della “calunnia” in primo atto.
Da ricordare anche Licia Piermatteo che, grazie alla freschezza e alla limpidezza di uno strumento omogeneo e compatto, riesce a tratteggiare una Berta giovanile e peperina, specialmente nella brillante aria di secondo atto “il vecchiotto cerca moglie”, eseguita con alcune gustose variazioni.
Molto bravo è, poi, William Corrò che si disimpegna con la giusta maestria nel duplice ruolo di Fiorello e un ufficiale.
Da segnalare, infine, la bella prova di Armando De Ceccon che sa essere un Ambrogio spassoso e ironico quanto basta.
Sul podio, il Maestro Diego Ceretta, offre una lettura equilibrata e ben calibrata della partitura, per altro qui eseguita nella sua assoluta integralità. Se indiscutibile è il lavoro compiuto sul suono orchestrale, specie per quanto concerne la sezione degli archi, è altrettanto innegabile come questa partitura richiederebbe maggiore brio e, più in generale, una più accentuata spensieratezza e follia esecutiva. Il giovane direttore offre dunque una prova misurata e di notevole precisione, specie nel fornire al palcoscenico il supporto necessario, ma, esattamente come avviene per la parte scenica, rimane tutto un po’ troppo in superficie.
Una menzione d’onore va poi riservata al fantasioso, quanto precisissimo, estro esecutivo di Gianluca Ascheri, Maestro al fortepiano, cui viene affidato l’accompagnamento dei recitativi. Da segnalare, inoltre, la prova di Pietro Nappi, Maestro al violoncello continuo, la cui prova avvalora i recitativi accompagnati al fortepiano.
Da lodare, come di consueto, l’ottima prova del Coro del Teatro Regio di Parma, qui impegnato nella sola sezione maschile, guidato con indiscutibile bravura dal Maestro Martino Faggiani.
Al termine della serata. una sala completamente esaurita riserva grandi e festosi applausi a tutti gli artefici dello spettacolo.
Marco Faverzani | Giorgio Panigati
20 gennaio 2024. È un segno di grande ospitalità e rispetto quello del Teatro Regio che inaugura la Stagione 2024 con un fortunato allestimento del Rossini Opera Festival. Un legame tra Parma e Pesaro che si spera non essere occasionale, ma che si possa ripetere annualmente, magari anche con gli altri Festival nazionali.
Il Pizzi di questo Barbiere torna ad essere il Pizzi di sempre, nel suo stile elegante e raffinato, dal gusto classicista leggermente contaminato di accattivante modernità.
Sul podio è il prodigioso Diego Ceretta, di cui si apprezza un’attenta aderenza allo spartito, senza mai lasciarsi andare ad accenti e marcature di tradizione, oltre ad una omogeneità che accompagna lo spettatore dalla prima all’ultima nota. Pure ottima la prova della Filarmonica Arturo Toscanini, cui va il merito di una sonorità pulita e lucente. Buona la prova del Coro del Teatro Regio di Parma guidato da Martino Faggiani.
Andrzej Filończyk è un eccellente baritono brillante che si sta guadagnando con merito una posizione internazionale. Ma per spendersi adeguatamente come interprete rossiniano occorrerebbe rivedere le agilità; è però sorprendentemente piacevole riconoscere come riesca a trasmettere chiaramente l’intenzione del compositore pesarese. Sarà molto interessante riascoltare il suo Figaro al ROF il prossimo agosto.
Altrettanto superba è la Rosina di Maria Kataeva, una vera fuoriclasse che sa abbinare una solida tecnica a un fraseggio particolarmente espressivo, arricchito da un sapiente uso della parola, oltre a una musicalissima articolazione delle consonanti.
Il Conte d’Almaviva è il rossiniano DOC Maxim Mironov, che in questa produzione mostra un’ulteriore sviluppo vocale. Alberto Zedda scrisse che “nell’opera comica, accanto al tenore di mezzo-carattere della tradizione settecentesca (Edoardo, Giocondo, Alberto, Eusebio, Florville, Narciso) si ritrovano tanto tenori baritonali (Almaviva, Selimo, Corradino, Libenskof) quanto tenori contraltini (Ermanno, Bertrando, Dorvil, Lindoro, Ramiro, Giannetto, Belfiore, Comte Ory), ma il baritenore d’opera comica deve avere agilità leggera e briosa e non manca di pagine di sospiroso languore”. E questo è esattamente ciò che Mironov ha saputo esprimere.
Ottimo pure Marco Filippo Romano, artista di riferimento del ruolo di Bartolo che, oltre alla sua simpatia e un divertente scimmiottamento della R parmigiana, mostra una voce salda, sicura e luminosa.
Di grande statura il Basilio di Roberto Tagliavini, cui non si potrebbe chiedere di meglio.
William Fratti
IL BARBIERE DI SIVIGLIA
Melodramma buffo in due atti
Libretto di Cesare Sterbini
dalla commedia
“La Précaution inutile, ou Le Barbier de Séville”
di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais
Musica di Gioachino Rossini
Il Conte d’Almaviva Maxim Mironov
Don Bartolo Marco Filippo Romano
Rosina Maria Kataeva
Figaro Andrzej Filónczyk
Don Basilio Roberto Tagliavini
Berta Licia Piermatteo
Fiorello/Un ufficiale William Corrò
Ambrogio Armando De Ceccon
Filarmonica Arturo Toscanini
Direttore Diego Ceretta
Coro del Teatro Regio di Parma
Maestro del coro Martino Faggiani
Regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi
Regista collaboratore e luci Massimo Gasparon
Coproduzione Rossini Opera Festival e Teatro Regio di Parma
Foto: Roberto Ricci