Werther – Teatro Carlo Felice, Genova
La stagione d’Opera 2023/2024 del Teatro Carlo Felice di Genova prosegue con una nuova produzione di Werther di Jules Massenet.
“Niente di quanto è stato detto dell’antica forza magica della musica mi sembra inverosimile. Come s’impossessa di me quel semplice canto! E come lei sa farlo scandire a tempo, proprio nei momenti in cui avrei voglia di spararmi una pallottola in testa! Lo sbandamento e la tenebra della mia anima si lasciano distogliere, e io posso di nuovo respirare a pieni polmoni.”
La musica ne “I dolori del giovane Werther” di Johann Wolfgang von Goethe ha un ruolo che, se pure non riesce ad essere del tutto salvifico, tuttavia offre al tormentato protagonista un’oasi di pace. Alla luce di queste parole, guadagna ancora più senso la scelta di Jules Massenet di trasformare, nel 1887, il già famoso romanzo epistolare in un dramma lirico in quattro atti.
Questo nuovo allestimento, coprodotto con HNK – Croatian National Theatre di Zagabria, vede la regia, le scene ed i costumi di Dante Ferretti. La nota star holliwoodiana vanta molte nomination e la vittoria di ben tre premi Oscar per la miglior scenografia, fra cui ricordiamo quello del 2012 per lo splendido “Hugo Cabret”. Ferretti decide di spostare la vicenda di Werther dalla prevista fine del Settecento agli anni trenta del Novecento. Una regia garbata, quella del maestro holliwoodiano, sostanzialmente tradizionale, che opta per scene pulite e didascaliche. Si inizia da una assolata campagna dalle suggestioni provenzali per passare ad interni borghesi. Infine, la tragica morte del protagonista, avviene in un tetro garage, dominato da una vistosa auto del tempo. Sempre grande attenzione è posta ai movimenti dei protagonisti e, in generale, si nota una buona cura nel confezionare una immagine sempre ben rifinita anche grazie all’attento supporto delle belle luci di Daniele Nannuzzi. Particolarmente riusciti i costumi anni trenta, numerosi e belli da vedere, che seguono correttamente, nei quattro atti, il progredire delle stagioni. Uno spettacolo che forse non ha avuto una impostazione registica predominate ma che ha saputo raccontare una vicenda con buon gusto e una certa delicatezza, ovattando un po’ il dramma affidato alla vicenda e alla musica di Massenet.
Omogeneo ed equilibrato il versante musicale dello spettacolo.
Il Maestro Donato Renzetti, dal podio, offre una lettura attenta e piuttosto rifinita del grande capolavoro di Massenet. Si percepisce, infatti, grazie all’ottimo apporto della Orchestra del Teatro Carlo Felice, una meticolosa attenzione nella ricerca di dinamiche sfumate ed avvolgenti, in un crescendo di emozioni che risulta particolarmente evidente nelle pagine sinfoniche del componimento, ovvero il preludio e l’intermezzo tra terzo e quarto atto. È proprio negli ultimi due atti, tra l’altro, dove la prova di Renzetti brilla per la densità di un suono intriso di disperazione e lacerata amarezza. Rilevante, infine, la capacità del Maestro di supportare al meglio i cantanti sul palcoscenico.
A cominciare dal protagonista, Jean-François Borras, specialista di questo repertorio, che, con la sua vocalità dal colore chiaro, trova il proprio punto di forza nell’utilizzo di suadenti e delicate mezzevoci, perfette nel delineare l’aspetto più intimo ed inquieto del personaggio di Werther. Alcuni passaggi, soprattutto quelli più accesi ed intensi, lasciano trapelare qualche forzatura nella salita al registro superiore, ma si tratta di ben poca cosa dinanzi ad una esecuzione di un terzo e quarto atto di tale commovente e struggente delicatezza. Una prova, nel complesso, ampiamente soddisfacente anche per la qualità di un fraseggio sempre efficace.
Al suo fianco, Caterina Piva è una validissima Charlotte. Il mezzosoprano possiede una linea che riluce nella pienezza dei centri per poi salire nella regione acuta con ampiezza e sicurezza. Se primi due atti sono condotti con un fraseggio composto e, a tratti, trattenuto, gli ultimi due si aprono ad una espressività passionale e travolgente. Si veda, in tal senso, la malinconica esecuzione del cantabile “Va! laisse couler mes larmes” di terzo atto, giocato su di un pregevole canto a fior di labbro. Incisiva ed elegante la presenza scenica.
Hélène Carpentier è una Sophie caratterizzata dalla giusta freschezza vocale, cui si accompagna la disinvolta ed aggraziata figura che si muove sul palcoscenico con notevole leggiadria. Una prova che si apprezza, in particolare, per la buona musicalità complessiva.
Jérôme Boutillier disegna una Albert giustamente cinico e, a tratti, quasi crudele. Il baritono fa sfoggio, inoltre, di una linea vibrante e misurata, particolarmente efficace nell’accento.
Ottimo è, poi, Armando Gabba che, con vocalità morbida e ben tornita, disegna un Bailli coinvolgente e sempre credibile.
Bene ha fatto, anche, Roberto Covatta, uno Schmidt vocalmente squillante e scenicamente inappuntabile.
Altrettanto bene anche Marco Camastra, uno Johann ben tornito.
Corretto e pertinente il Brühlmann di Emilio Cesar Leonelli.
Completa la locandina Daniela Aloisi, una adeguata Kätchen.
Una menzione d’onore all’eccezionale Coro delle voci bianche del Teatro Carlo Felice di Genova, diretto con encomiabile maestria da Gino Tanasini.
Buona affluenza di pubblico per questa ben riuscita produzione genovese, salutata, al termine da un caloroso successo, particolarmente intenso per Renzetti, Borras e Piva.
Marco Faverzani|Giorgio Panigati
Werther di Jules Massenet è un’opera affascinante dove la bellezza delle melodie si intreccia continuamente allo spalancarsi dell’abisso, con marcati contrasti e repentini cambiamenti di ritmo e colore. Nell’allestimento andato in scena al Carlo Felice di Genova, questa varietà è ricreata dal maestro Donato Renzetti tracciando con accuratezza ogni singola sezione e legandola strettamente all’insieme, in una valida coesione di voci ed orchestra, realizzando così un flusso continuo ed unitario. Le parti più intensamente drammatiche mancano tuttavia di vigore, mentre talora si dà poco respiro ai momenti di spiccata cantabilità. Il preludio è comunque eseguito con un’efficace giustapposizione di dolcezza e tragicità, mentre risulta moderatamente seducente l’intermezzo notturno al primo atto. Più grintoso l’intero terzo quadro, anche se qualche rallentamento o sospensione avrebbero maggiormente valorizzato l’espressività della grande pagina di Charlotte.
Quest’ultima è interpretata da un’ elegante Caterina Piva, con una vocalità estesa ed omogenea, che si esprime in forme dolenti e trattenute nelle prime due parti, per poi emergere al terzo atto e nel finale con un canto agile e drammaticamente travolgente.
Nel ruolo del protagonista troviamo un tormentato Jean-François Borras, che ben delinea il disagio del personaggio che da subito si avvia verso la catastrofe finale. Timbro chiaro e luminoso, rende con ampiezza ogni melodia, pur con qualche fragilità in acuto. Se la prima aria riesce un po’ sfuocata, di grande incisività e compattezza quella al secondo atto; graffiante nel dialogo con Charlotte nella scena nella casa e di rassegnata dolcezza in quella conclusiva.
Jérôme Boutillier interpreta Albert, leale ma ambiguo rivale di Werther, con una voce piena e rotonda ed esegue la sua aria d’ingresso con una linea salda e riccamente melodica.
Di buon volume ed estensione la Sophie di Hélène Carpentier, con interventi brillanti e di notevole agilità. Certuni acuti risultano tuttavia di eccessiva veemenza e fanno perdere di grazia e di freschezza al personaggio.
Alquanto articolato nel fraseggio Le Bailli di Armando Gabba, anche se con una modesta consistenza; incisivo lo Johann di Marco Camastra e squillante lo Schmidt di Roberto Covatta, con il loro duetto all’osteria vivace e trasparente. Sognanti ed ironici Brühlmann di Emilio Cesar Leonelli e la Kätchen di Daniela Aloisi. Preciso e ben amalgamato il Coro delle voci bianche diretto da Gino Tanasini, con aggraziati interventi dei solisti.
La regia con le scene e i costumi sono firmate da Dante Ferretti che traspone la vicenda dal 1780 del libretto agli anni trenta del Novecento. La composizione di Werther risale al 1880-1887 e quindi oltre cento anni la pubblicazione del romanzo di Goethe, opera che come poche altre segnò la temperie dell’incipiente romanticismo. La vicenda con il triangolo amoroso, in Massenet come in Goethe, sottende la rappresentazione della “coscienza infelice”, incarnata in primis dal protagonista, e del dolore cosmico con aspetti Sturm und Drang o da esasperata sensibilità tardo romantica. In questo contesto l’allestimento di Ferretti appare fin troppo garbato, elegantissimo e sobrio, ma ci trasmette comunque l’idea di trovarci sull’orlo di un precipizio. La scena è chiusa fin dall’inizio, con le due facciate che potremmo dire una borghese e l’altra più popolare, con linee che da una parte rimandano al classicismo e che sull’altro lato evocano qualcosa di medievale. Il muro sullo sfondo, come nel quadro successivo che contrappone il tempio protestante e l’osteria, ci dice che non c’è via di scampo, anche quando tutto parrebbe tranquillo. L’interno della casa di Charlotte a Natale, con il suo rosso inquietante e deciso, ci porta nel cuore del dramma fino al garage, sorta di tunnel che ci mostra che nel mondo rappresentato in verità non vi è nulla di rassicurante. Se la macchina teatrale è comunque piuttosto statica, le luci di Daniele Nannuzzi producono delicate mutazioni di atmosfera seguendo l’avvicendarsi delle stagioni.
Commossa partecipazione da parte del pubblico, che alla fine ha molto applaudito, con particolari tributi a Piva, Borras e Renzetti.
Andrea Poli
WERTHER
Dramma lirico in quattro atti e cinque quadri
Libretto di Edouard Blau, Paul Milliet
e Georges Hartmann da Goethe
Musica di Jules Massenet
Werther Jean-François Borras
Charlotte Caterina Piva
Albert Jérôme Boutillier
Sophie Hélène Carpentier
Le Bailli Armando Gabba
Schmidt Roberto Covatta
Johann Marco Camastra
Brühlmann Emilio Cesar Leonelli
Kätchen Daniela Aloisi
Orchestra, Coro di voci bianche e Tecnici dell’Opera Carlo Felice Genova
Direttore Donato Renzetti
Maestro del coro di Voci bianche Gino Tanasini
Regia, scene e costumi Dante Ferretti
Luci Daniele Nannuzzi
FOTO: Marcello Orselli