Luisa Miller – Teatro Ponchielli, Cremona
La stagione d’Opera del Teatro Ponchielli di Cremona prosegue con Luisa Miller, il capolavoro verdiano qui proposto in una nuova coproduzione internazionale fra i teatri di OperaLombardia, quelli di Avignone e Tours e quelli polacchi di Poznam e Bytom.
“Sulle montagne si trova la libertà! Il mondo è perfetto ovunque, salvo quando l’uomo arriva con i propri tormenti”. Così scrive Friedrich Schiller nella sua tragedia La sposa di Messina. Ma questa frase potrebbe sposarsi perfettamente anche con la trama di Luisa Miller, opera musicata da Giuseppe Verdi nel 1849 e tratta dal dramma borghese Kabale und Liebe, dello stesso Schiller. Nel libretto, le montagne del Tirolo fanno da sfondo al tormentato amore della protagonista ma nella messa in scena pensata dal regista Frédéric Roels e che si avvale delle scene e dei costumi di Lionel Lesire, del mondo alpestre resta poco. Ci troviamo in un ambiente caratterizzato da una incombente monocromia: un grande disegno a matita che mostra, nella parte alta della scena, bifore gotiche che ci riportano ad un generico mondo antico. Su tutto spicca un gigante orologio che simboleggia il tempo della vita e delle scelte.
Un presupposto interessante che però si perde in una eccessiva monotonia e ripetitività, aumentata dal non accattivante uso di scene in bianco e nero oltre che a momenti poco felici. Ne è un esempio la scena in cui una lancetta dell’orologio viene spezzata per divenire una spada brandita da Miller prima e, in seguito, da Rodolfo. Buono l’uso delle luci, pensato da Laurent Castaingt che riesce a vivacizzare il palco. Alterni i risultati dei costumi firmati da Lesire: se alcuni abiti come quello di Luisa con elementi in pelle ci rimandano al mondo rurale e risultano piacevoli nel loro antichizzare, altri sono molto meno riusciti, come gli strani mantelli di velluto inspiegabilmente indossati dal coro, che brandisce fucili moderni o altri costumi di foggia inspiegabilmente contemporanea.
Decisamente migliore il versante musicale dello spettacolo.
Spicca, su tutti, la prova di Alessia Panza, vincitrice del ruolo di Luisa alla finale del Concorso As.Li.Co.. Il soprano sfoggia una vocalità non comune, che brilla per limpidezza e freschezza. I centri suonano pieni e pastosi e, di certo, non si può non rimanere colpiti dalla facilità con cui la linea sale nella regione acuta dove l’emissione si espande con notevole proiezione. Panza supera tutte le asperità della scrittura grazie ad uno strumento duttile e morbido che, se opportunamente sviluppato con il passare del tempo, potrebbe regalare più di una soddisfazione.
Kazuki Yoshida, Rodolfo, possiede una linea omogenea e dal timbro solare. Il tenore adempie a tutte le difficoltà del ruolo senza sbavature ed esibisce, specialmente nel registro più acuto, un pregevole squillo. Yoshida è dunque protagonista di una prova che, pur non abbondando di sfumature, convince pienamente e che vede il suo culmine nella toccante esecuzione dell’aria di terzo atto “Quando le sere al placido”.
Gangsoon Kim affronta il ruolo di Miller padre con una vocalità salda e sonora. Il timbro screziato e il colore schiettamente lirico si dipanano attraverso lo sparito con naturalezza ed esibendo una buona uniformità tra i registri. Degne di particolare nota sono, nella sua interpretazione, l’impetuosa esecuzione dell’aria di primo atto “sacra è la scelta” e, grazie al riuscito amalgama timbrico con quello di Alessia Panza, l’emozionante duetto di terzo atto “andrem raminghi e poveri”.
Cristian Saitta presta al personaggio del Conte di Walter le peculiarità di un mezzo sonoro e dal suggestivo colore scuro. Se scenicamente siamo di fronte ad una prova efficace, non altrettanto può dirsi sotto il profilo esecutivo dove rileva una intonazione talvolta perfettibile cui si aggiunge una salita all’acuto non sempre agevole.
Alberto Comes, con il suo buffo abito alla Willy Wonka, conferisce al personaggio di Wurm una interpretazione enigmatica che lo eleva ad una sorta di burattinaio del destino di tutti i personaggi principali. La linea vocale, dal caratteristico timbro vellutato, viene esibita con sicurezza e risulta ben sorretta da un fraseggio curato e adeguatamente insinuante.
Il mezzosoprano Aoxue Zhu presta alla Duchessa Federica una vocalità ben tornita e dal colore ambrato. Ottima la resa del personaggio sulla scena, grazie alla seducente presenza fisica, opportunamente valorizzata da un fraseggio ficcante e puntuto.
Molto brava è, poi, Caterina Meldolesi (già prevista nel ruolo del titolo per alcune recite della produzione), in virtù di una linea vocale uniforme e dalla spiccata musicalità.
Sul podio il Maestro Carlo Goldstein offre una lettura nella quale sonorità energiche e vivaci si alternano a dinamiche più tenui e stemperate. Dopo una sinfonia dai tempi un poco slentati, il direttore sembra acquisire maggiore consapevolezza e, attraverso l’adozione di tempi generalmente spediti, realizza un racconto musicale piuttosto convincente che trova il proprio culmine in un terzo atto dominato da un senso di profonda ed inesorabile inquietudine. Le voci sul palco sono ben sorrette grazie, tra l’altro, alla prova dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali che, in questa occasione appare particolarmente precisa e compatta.
Buona la prova del Coro di OperaLombardia che, sotto la guida del professionale Diego Maccagnola, riesce a conferire la giusta intensità ai propri interventi.
Grande successo al termine con punte di maggiore entusiasmo per la protagonista.
LUISA MILLER
Melodramma tragico in tre atti
Libretto di Salvatore Cammarano
dal dramma Kabale und Liebe di Friedrich Schiller
Musica di Giuseppe Verdi
Il conte di Walter Cristian Saitta
Rodolfo Kazuki Yoshida
Federica Aoxue Zhu
Wurm Alberto Comes
Miller Gangsoon Kim
Luisa Alessia Panza
Laura Caterina Meldolesi
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Coro di OperaLombardia
Direttore Carlo Goldstein
Maestro del coro Diego Maccagnola
Regia Frédéric Roels
Scene e costumi Lionel Lesire
Luci Laurent Castaingt
Assistente alla regia Nathalie Gendrot
FOTO: Alessia Santambrogio