Spettacoli

Amleto – Teatro Filarmonico, Verona

Dopo una lunghissima assenza, Amleto di Franco Faccio torna al Filarmonico di Verona.

“To be, or not to be, that is the question” è sicuramente Il più famoso dei dilemmi shakespeariani. La citazione non è casuale perché parliamo proprio di un’opera per molto tempo in biblico fra l’essere e il non essere: Amleto di Franco Faccio. La composizione, del 1865, ha conosciuto vita breve e travagliata: dopo un primo debutto genovese, ed una sola ripresa scaligera, è stata dimenticata, anche per volontà iniziale dello stesso autore, per 143 anni. In tempi recenti è ricomparsa prima in America, ad Albuquerque nel 2014, e nel 2016 a Wilmington, per poi arrivare, nello stesso anno, al Festival di Bregenz e nel 2018 a Chemnitz.

Amleto_Verona_2023_1
Amleto, Teatro Filarmonico, Verona 2023

Verona, città natale di Faccio, aveva previsto di proporre l’opera già alcuni anni fa ma la pandemia ha ulteriormente ritardato, fino a questo autunno 2023, l’arrivo sul palco e il giusto tributo della città a questo suo figlio. La regia dello spettacolo è curata da Paolo Valerio che opta per una ambientazione atemporale: la scena, curata da Ezio Antonelli, è centrata su belle proiezioni, curate dallo stesso, che aprono e chiudono ogni atto proprio con la riproduzione del manoscritto di Faccio. I protagonisti si muovono in ambienti appena accennati, semplici ma comunque efficaci. Particolarmente riuscito l’inserto metateatrale dove la compagnia, che mette in scena lo spettacolo pensato da Amleto, è immaginata come un insieme di tanti burattini umani. Ispirate le luci di Paolo Mazzon, coerenti con lo spettacolo. Semplici ma piacevoli da vedere i costumi di Silvia Bonetti basati su colori ben associati alle varie personalità, come il candido azzurro di Ofelia. Uno spettacolo nel complesso piacevole e riuscito che trova il suo unico limite nel ricordare, a volte, alcune linee visive tipiche di Stefano Poda.

Amleto_Verona_2023_2
Angelo Villari, Alessandro Abis e Davide Procaccini

Efficace, nel suo complesso, il versante musicale dello spettacolo.
Quello di Amleto è un ruolo piuttosto ingrato per tenuta ed estensione. Angelo Villari, con la sua vocalità ampia e dal caratteristico colore bronzeo, si abbandona completamente al personaggio e ne offre una lettura assolutamente convincente. Il tenore domina la scrittura con sfrontata sicurezza e, con emissione stentorea a ben proiettata, si fa apprezzare per la pienezza dei centri e lo squillo del registro superiore. Villari esibisce, inoltre, una certa cura nel fraseggio, cui si unisce una efficace presenza scenica.

Eleonora Bellocci presta ad Ofelia la morbidezza di una vocalità dal peculiare impasto timbrico. La linea musicale risulta ben appoggiata e precisa nell’assolvere alle richieste dell’autore. L’aria di primo atto, così come la “pazzia” di terzo, vengono risolte con spontaneità e un pregevole controllo del canto sul fiato. Sotto l’aspetto interpretativo, il soprano, offre una lettura moderna di questa ragazza piuttosto combattiva e per nulla bamboleggiante.

Marta Torbidoni, nel ruolo della regina Gertude, si rende protagonista di una prova brillante sotto tutti i punti di vista. Il mezzo, dal suggestivo colore notturno, si espande facilmente verso un registro superiore compatto e luminoso. Il duetto con Amleto di terzo atto e l’aria che ne segue sono affrontate con la giusta consapevolezza e vengono impreziosite da una linea di canto rifinita ed avvolgente. Regale e al tempo stesso affascinante la presenza scenica.

Al suo fianco risalta il re Claudio di Damiano Salerno, il cui impasto timbrico ben si amalgama con quello della Torbidoni. Il baritono, con un mezzo di pregevole compattezza e morbidezza, affronta la scrittura mantenendo un canto regale che pur tradisce lo spettro del rimorso e della colpa. Un contrasto particolarmente evidente grazie all’utilizzo di colori e suggestivi effetti chiaroscurali. Pregevole e disinvolta l’interpretazione sulla scena.

Amleto_Verona_2023_5
Eleonora Bellocci, Francesco Leone e Saverio Fiore

Saverio Fiore tratteggia, grazie alla limpidezza e alla freschezza di una linea dalla buona musicalità, un convincente Laerte.

Abramo Rosalen, con il suo timbro notturno, si rivela ideale per dare voce all’inquietante visione dello spettro del padre di Amleto. Da segnalare, inoltre, l’incisività di un fraseggio granitico e puntuto.

Ben affiata, tanto sotto l’aspetto vocale quanto sotto quello interpretativo, la coppia dei fedeli compagni di Amleto: l’Orazio dalla vocalità vellutata di Alessandro Abis e il Marcello dall’avvolgente linea musicale di Davide Procaccini.

Francesco Leone si apprezza per musicalità e lo scavo del fraseggio, grazie al quale riesce a dipingere al meglio le insinuanti macchinazioni di Polonio nei confronti della coppia regale.

Amleto_Verona_2023_3
Marta Torbidoni e Damiano Salerno

Pregevoli sono, poi, per efficacia scenica e correttezza esecutiva, i tre attori della tragedia rappresentata in secondo atto, ovvero il Re di Gonzaga di Francesco Pittari, la Regina di Gonzaga di Marianna Mappa e il Luciano di Nicolò Rigano.
Un plauso, infine, a Valentino Perera che, nel ruolo di un becchino, riesce a ritagliarsi un cameo di tutto rilievo.
Completano la locandina il corretto Maurizio Pantò, un sacerdote, e il perfettibile Enrico Zara, un araldo.

A concertare questa inusitata partitura è chiamato Giuseppe Grazioli che offre una lettura piuttosto energica della vicenda. Il racconto musicale procede spedito e con ritmo incalzante, scena dopo scena, in un affresco complessivo dalle sonorità accese e brillanti. Nel gesto di Grazioli si coglie la giusta pertinenza stilistica così come la ricerca di un sapiente equilibrio tra le pagine corali e le scene più intime (come, ad esempio, il monologo di Amleto). Si segnala, inoltre, la trascinante ed appassionata esecuzione dalla marcia funebre di Ofelia in quarto atto, tra le pagine più alte dell’intero componimento.

Pregevole l’intesa tra il podio e i complessi dell’Orchestra della Fondazione Arena di Verona cui va il merito di assicurare, con opportuna coesione, il supporto necessario alle voci che agiscono sul palcoscenico.
Di assoluto rilievo anche la prova del Coro della Fondazione Arena di Verona che, sotto la magistrale guida dell’esperto Roberto Gabbiani, risalta per la compattezza e la vibrante intensità degli interventi previsti in partitura.

Ottimo successo al termine da parte di un pubblico che, dato l’innegabile valore culturale di questa riscoperta, si sarebbe auspicato ben più numeroso.

AMLETO
Tragedia lirica in quattro atti
Libretto di Arrigo Boito, da Shakespeare
Musica di Franco Faccio


Amleto Angelo Villari
Il re Damiano Salerno
Polonio Francesco Leone
Orazio Alessandro Abis
Marcello Davide Procaccini
Laerte Saverio Fiore
Ofelia Eleonora Bellocci
Gertrude Marta Torbidoni
Lo spettro Abramo Rosalen
Un araldo Enrico Zara
Re di Gonzaga Francesco Pittari
La regina Marianna Mappa
Luciano Nicolò Rigano
Un sacerdote Maurizio Pantò
Primo becchino Valentino Perera

Orchestra, coro e tecnici della Fondazione Arena di Verona
Direttore Giuseppe Grazioli
Maestro del coro Roberto Gabbiani
Regia Paolo Valerio
Scene e projection design Ezio Antonelli
Costumi Silvia Bonetti
Luci Claudio Schmid

FOTO: ENNEVI