Spettacoli

Fedora – Teatro Municipale, Piacenza

La stagione del Teatro Municipale di Piacenza riprende, dopo la pausa estiva, con Fedora di Umberto Giordano. 

“Ogni opera d’arte è figlia del suo tempo, è spesso è madre dei nostri sentimenti. Analogamente, ogni periodo culturale esprime una sua arte, che non si ripeterà mai più. Lo sforzo di ridar vita a principi estetici del passato può creare al massimo delle opere che sembrano bambini nati morti” così diceva Vasilij Vasil’evič Kandinskij e questa frase vale sicuramente anche per la stessa Fedora, opera di Umberto Giordano scritta nel 1898, tratta da un dramma di Victorien Sardou, e ambientata in quegli stessi anni. Un mondo in bilico, quello russo della fine dell’Ottocento, periodo in cui è ambientato il dramma con, ad esempio le prime istanze nichiliste che premono sulla società ben evidenziate nel libretto.

Teresa Romano e Luciano Ganci

Pier Luigi Pizzi, che cura regia scene e costumi di questa produzione, decide di fare un ulteriore piccolo balzo temporale e fa comparire in scena proprio un quadro di Kandiskij, spostando tutta la vicenda agli anni venti del Novecento. Pochi elementi scenici ed un grande schermo sullo sfondo ci trasportano, grazie a belle proiezioni, prima a San Pietroburgo, con la sua iconica Chiesa del Salvatore sul Sangue Versato, poi in una fantasiosa struttura liberty parigina ed infine sulle rive di un placido lago svizzero. Una regia come sempre elegante, attenta e curata, che, questa volta, si è avvalsa anche di particolari e gradevoli giochi scenici creati dal grande sipario blu predisposto per l’occasione. Un colpo d’occhio sempre piacevole e riuscito grazie anche alle luci di Massimo Gasparon, qui in veste anche di regista collaboratore, ed ai costumi nello stile del primo Novecento, curatissimi ed appaganti, pensati dallo stesso Pizzi con la collaborazione di Lorena Marin

Come il dramma di Sardou, da cui è tratto il soggetto della vicenda, anche l’opera di Giordano richiede la presenza di una autentica primadonna.

Il Teatro Municipale vince la scommessa affidando il ruolo a Teresa Romano; abbiamo così l’occasione di ascoltare la versione per mezzosoprano, firmata dall’autore stesso, che differisce da quella che abitualmente conosciamo per alcune trasposizioni e variazioni tematiche. Romano sfoggia una vocalità brunita e corposa che, con il suo timbro pieno e screziato, ben si addice al carattere irruente e passionale della principessa Fedora. A proprio agio nella scrittura musicale, mostra una linea di canto rotonda nei centri che sale vibrante e piena nel registro superiore. Particolarmente riuscito, poi, il lato interpretativo del personaggio, grazie ad un percettibile coinvolgimento dell’artista nel personaggio, frutto di un meticoloso lavoro di cesello sull’accento. Una prestazione di alto rango che si completa con una presenza scenica elegante e composta che occhieggia volutamente ad una gestualità tipica delle grandi tragédienne di inizio secolo.

Fedora, Piacenza, 2023

Al suo fianco, Luciano Ganci affronta il personaggio di Loris Ipanov mettendo in evidenza la bellezza di uno strumento ampio e squillante. Da par suo, il tenore romano domina la partitura con sfrontata sicurezza sin dalla celeberrima “Amor ti vieta” che gli vale un grande applauso a scena aperta da parte del pubblico. La linea appare piuttosto controllata e votata ad una spiccata espressività, anche a discapito, in qualche sporadica occasione, della pulizia del suono. Ecco, allora, che il racconto dell’assassinio di Vladimiro in secondo atto e il drammatico duetto conclusivo dell’opera si ascrivono tra i momenti più riusciti della serata. La cura della gestualità e la disinvoltura dei movimenti concorrono, infine, alla creazione di un personaggio sempre coinvolgente. Ottimo l’affiatamento, vocale e scenico, con Teresa Romano.

Simone Piazzola è De Siriex. Poco prima dell’inizio dello spettacolo viene annunciata la sua indisposizione, ma, ciò nonostante, l’artista porta a termine la recita con grande professionalità e massimo impegno. Non sembra opportuno, data la situazione, addentrarci nel giudizio di una prova vocale che evidentemente non può essere valutata con equità. Senza dubbio permane la bellezza di un mezzo sonoro dal suggestivo colore ambrato, così come la fantasia dell’interprete, dal fraseggio arguto e opportunamente variegato.

Bravissima Yuliya Tkachenko nelle vesti di una Olga sensuale e, ad un contempo, molto elegante. Il soprano si impone per una vocalità squillante e ben timbrata, dall’emissione delicata e dotata di pregevole proiezione nel registro superiore. Frizzante il fraseggio, così come la presenza scenica, sempre spigliata e spensierata.

Numerosa e ben affiatata la schiera dei personaggi di fianco.

Spicca il Cirillo di William Corrò, dalla vocalità luminosa e dal fraseggio incisivo.

Bene ha fatto anche Paolo Lardizzone, un Desiré che si impone per squillo e credibilità.

Puntuale e ben tratteggiato il Barone Rouvel di Saverio Pugliese.

Teresa Romano e Luciano Ganci

Ombroso e granitico il Borov di Gianluca Failla, delicato e puntuto il Dimitri di Vittoria Vimercati.

Corretti e ben torniti sono, poi, Viktor Shevchenko, Gretch, Valentino Salvini, Lorek, Neven Stipanov, Nicola, Lorenzo Sivelli, Sergio e Giovanni Dragano, Michele.

Completa la locandina la brava Isabella Gilli nel ruolo di un piccolo Savoiardo.

Dal podio, il Maestro Aldo Sisillo offre una lettura corretta e stilisticamente pertinente della partitura. Il primo atto è condotto con la giusta tensione narrativa, per meglio sottolineare quella atmosfera da spy story che fa da sfondo alla vicenda. L’atto successivo è ben più luminoso, mentre, nel finale, vengono ricercate sonorità più drammatiche. Una prova misurata che riesce ad offrire il giusto supporto alle voci presenti in palcoscenico. Fondamentale, in tal senso, è l’apporto della Orchestra Filarmonica Italiana, compatta e coesa nel ricercare un suono avvolgente e smaltato, come nel prezioso intermezzo del secondo atto.

Ottima la prova di Ivan Maliboshka che, interpretando il ruolo di Boleslao Lazinski, accompagna con estro brioso le atmosfere festose dell’atto parigino.

Adeguata la prova del Coro del Teatro Municipale di Piacenza, preparato con precisione dal Maestro Corrado Casati.

Tripudio generale al termine.

FEDORA
Dramma di Victorien Sardou ridotto in tre atti
per la scena lirica da Arturo Colautti
Musica di Umberto Giordano

La Principessa Fedora Romazov Teresa Romano
La Contessa Olga Sukarev Yuliya Tkachenko
Il Conte Loris Ipanov Luciano Ganci
De Siriex Simone Piazzola
Dimitri Vittoria Vimercati
Un piccolo Savojardo Isabella Gilli
Desiré Paolo Lardizzone
Il Barone Rouvel Saverio Pugliese
Cirillo William Corrò
Borov Gianluca Failla
Gretch Viktor Shevchenko
Lorek Valentino Salvini
Nicola Neven Stipanov
Sergio Lorenzo Sivelli
Michele Giovanni Dragano
Boleslao Lazinski Ivan Maliboshka

Orchestra Filarmonica Italiana
Direttore Aldo Sisillo
Coro del Teatro Municipale di Piacenza
Maestro del coro Corrado Casati
Regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi
Luci e regista collaboratore Massimo Gasparon

FOTO: Gianni Cravedi