Le nozze di Figaro – Teatro alla Scala, Milano
Alla Scala di Milano tornano Le nozze di Figaro, nello storico allestimento pensato da Giorgio Strehler.
Basta una veloce incursione su YouTube per trovare i filmati d’epoca con Giorgio Strehler che prova, assieme ai cantanti di allora, le sue Nozze di Figaro, nate nel 1973 per il Teatro della Reggia di Versailles, e approdate alla Scala nel 1981. Questo allestimento storico viene oggi ripreso per la regia da Marina Bianchi, cui riesce rispettosamente di tramandare a noi tutto l’amore per il teatro del Maestro triestino. Valgono più i filmati di mille parole: lo spettacolo resta una grande lezione universale su come si fa una regia, sulla cura maniacale del dettaglio e l’attenzione a non travisare mai ciò che è voluto dall’autore. Il progetto si avvale poi delle scene di Ezio Frigerio, una diversa per ogni atto, che ci fanno pensare agli interni dei quadri di François Boucher. Un percorso accompagnato dalle luci di Marco Filibeck che partono da una assolata mattina per arrivare piano piano alla notte dell’ultimo atto, quella del perdono e della soluzione dei drammi amorosi e umani. Ancora meravigliosi e senza tempo i costumi alla moda settecentesca di Franca Squarciapino, asciutti, non roboanti, ma al tempo stesso perfettamente adeguati alla scena. Una menzione anche per le garbate coreografie di Frédéric Olivier, ben eseguite dagli allievi della Scuola di Ballo dell’Accademia del Teatro Alla Scala, che ci regalano squarci di un Settecento quasi ingenuo e sognante. Anche se oggi il modo di fare spettacolo è cambiato, è sempre bello ed utile confrontarsi e tornare a queste pietre miliari della storia del teatro. Non possiamo che essere grati alla Scala di Milano per questo ed altri viaggi in un bel tempo del fare teatro.
Uno spettacolo storico dicevamo, valorizzato però oggi dall’ottimo livello degli interpreti che agiscono sul palcoscenico.
Giganteggia senza ombra di dubbio, il Figaro di Luca Micheletti. Il baritono possiede una vocalità che, per colore ed impasto timbrico, si rivela ideale per la scrittura mozartiana. Micheletti riesce, grazie alla morbidezza e alla duttilità di una linea dalla innegabile musicalità, a dominare la scrittura con tale varietà di colori e di sfumature da iscrivere la sua tra le interpretazioni più fulgide di questo ruolo. Oltre al pregio di una esecuzione vocale da fuoriclasse, rileva la totale padronanza del ruolo anche sotto l’aspetto interpretativo, dove il cantante riesce a tratteggiare un personaggio moderno e di grande umanità. Il fraseggio cesellato si unisce così ad una presenza scenica disinvolta e trascinante che sa conquistare il pubblico sin dal suo ingresso in primo atto.
Al suo fianco colpisce, del pari, la Susanna di Benedetta Torre. Il soprano sfoggia una notevole sicurezza esecutiva in virtù di un mezzo che riluce per limpidezza e squillo. Ogni passaggio della partitura viene affrontato con precisione e la giusta aderenza stilistica. Anche nel suo caso, la bravura esecutiva è votata costantemente a delineare un personaggio a tutto tondo, originale e curatissimo nel fraseggio, arguto e spigliato sulla scena.
Tanta era l’attesa per il ritorno, sulle tavole del Piermarini, di Ildebrando D’Arcangelo, mozartiano doc, che proprio a Milano aveva interpretato Figaro sotto la direzione del Maestro Riccardo Muti. D’Arcangelo presta al Conte d’Almaviva il fascino di uno strumento corposo e ben tornito, dal timbro vellutato e dalla gamma sempre omogenea. La percettibile familiarità con lo stile mozartiano si avverte già nei recitativi e trova il suo culmine nella bella esecuzione dell’aria di terzo atto. Il fraseggio viene condotto con la giusta magniloquenza e, in uno con la maestosità della presenza scenica, ben sottolinea la nobiltà di questo personaggio che, tuttavia, nel finale, riesce a commuovere implorando il perdono dalla moglie schernita.
Quest’ultima è qui impersonata da Olga Bezsmertna, già nota al pubblico scaligero per la sua recente interpretazione di Rusalka. Lo strumento, corposo e dal bel colore ambrato, rappresenta al meglio il carattere malinconico della Contessa, disillusa dinanzi ai goffi tentativi di tradimento del marito. Ben educata nei recitativi e nei concertati, esegue al meglio le due bellissime arie a lei riservate brillando, in particolare, in quella di terzo atto “Dove sono i bei momenti”, dove esibisce un pregevole canto a fior di labbro. Apprezzabile l’amalgama timbrico con Benedetta Torre, specialmente nel duetto dei pini di terzo atto.
Note positive anche per il Cherubino di Svetlina Stoyanova, dalla vocalità misurata e vibrante, morbida nei centri, sfumata ed incisiva nel fraseggio. Di buon livello l’esecuzione delle arie e, in particolare, quella di secondo atto “voi che sapete”, impreziosita da un gioco di chiaroscuri concluso da una leggiadra cadenza. Ottima l’interprete, avvalorata da una presenza scenica leggiadra ed aggraziata.
Andrea Concetti interpreta Bartolo con una linea vocale salda e voluminosa, abbinata ad un accento sempre scandito ed incisivo.
Al suo fianco la Marcellina di Rachel Frenkel, vocalmente precisa e scenicamente accattivante.
Deliziosa la Barbarina di Mariya Taniguchi, dall’ottima intonazione e dalla linea adamantina.
Matteo Falcier, con vocalità luminosa dal bel colore lirico, dona al personaggio di Don Basilio il giusto rilievo. Particolarmente apprezzata, per pienezza della linea, l’esecuzione dell’aria di quarto atto “in quegli anni in cui val poco”, sciorinata con la giusta ironia.
Perfettamente sbalzato, nella sua composta ironia, l’Antonio di Lodovico Filippo Ravizza.
Puntuale e ben a fuoco il Don Curzio di Paolo Antonio Nevi.
Completano la locandina le brave Silvia Spruzzola e Romina Tomasoni, nel ruolo di due contadine.
Di buon livello la prova del Coro scaligero, preparato dal Maestro Giorgio Martano.
Dal podio, il Maestro Andrés Orozco-Estrada offre una lettura nell’alveo della tradizione esecutiva, guidata da una complessiva correttezza e precisione ma a cui difetta, forse, una certa personalità. Il racconto procede tra dinamiche brillanti, pur eccedendo talvolta in volume, mostrando con cura i numerosi dettagli della poetica mozartiana ed offrendo alle voci in palcoscenico il giusto supporto. Si segnala, inoltre, l’esecuzione integrale della partitura e si apprezza una certa libertà concessa agli esecutori nell’inserire alcune piccole variazioni o cadenze in alcuni momenti solisitici.
Pregevole, per compattezza e brio, la prova dei complessi dell’Orchestra del Teatro alla Scala.
Un plauso, infine, a Paolo Spadaro Munitto e Simone Groppo, impegnati con ottimi risultati rispettivamente al basso continuo, fortepiano e al violoncello.
Al termine dello spettacolo, il pubblico che stipava la sala in ogni ordine di posti, riserva accoglienze festose per tutti gli interpreti e direttore.
LE NOZZE DI FIGARO
Commedia per musica in quattro atti K. 492
Libretto di Lorenzo da Ponte
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Il Conte d’Almaviva Ildebrando D’Arcangelo
La Contessa di Almaviva Olga Bezsmertna
Susanna Benedetta Torre
Figaro Luca Micheletti
Cherubino Svetlina Stoyanova
Marcellina Rachel Frenkel
Don Bartolo Andrea Concetti
Don Basilio Matteo Falcier
Don Curzio Paolo Nevi
Barbarina Mariya Taniguchi
Antonio Lodovico Filippo Ravizza
Due contadine Silvia Spruzzola, Romina Tomasoni
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Direttore Andrés Orozco-Estrada
Maestro del coro Giorgio Martano
Regia Giorgio Strehler
Ripresa della regia Marina Bianchi
Scene Ezio Frigerio
Costumi Franca Squarciapino
Luci Marco Filibeck
Coreografia Frédéric Olivieri
FOTO: Brescia/Amisano – Teatro allaScala