Il 3001 – Festival Illica, Castell’Arquato
La decima edizione del Festival Illica di Castell’Arquato presenta una vera e propria chicca: la prima esecuzione assoluta de Il 3001.
Nel cuore del meraviglioso borgo medievale di Castell’Arquato prende vita, da diversi anni a questa parte, un Festival dedicato a Luigi Illica, il celebre commediografo e librettista italiano che nacque e morì proprio nella cittadina piacentina. Sin dalla sua nomina a Direttore Artistico del Festival, Jacopo Brusa ha dichiarato di voler portare alla luce i lavori meno conosciuti di Illica. Quest’anno la scelta è caduta, quindi, su Nozze istriane di Antonio Smareglia e il 3001. Con quest’ultima proposta, in particolare, non siamo di fronte ad una semplice riscoperta di un titolo poco rappresentato, ma ad una prima assoluta. Si è partiti, infatti, dal libretto inedito, il 3001 appunto, che Luigi Illica scrisse (per lasciarlo poi incompiuto) attorno al 1908 e che mai venne musicato. Un testo a carattere fantascientifico che narra di una umanità dove tutti gli individui sono Numeri e Cifre e le cui vite sono regolate e controllate da dispositivi. Per i suoi inevitabili, quanto inquietanti, parallelismi con la nostra società, questo soggetto è sembrato ideale per stimolare un giovane compositore nel portare a termine quel progetto iniziato dal librettista piacentino più di un secolo fa. La scelta è caduta, in qualità di vincitore del concorso internazionale appositamente indetto, sul compositore cipriota Voris Sarris, coadiuvato nel suo lavoro, dalla drammaturga Lisa Capaccioli, chiamata a riorganizzare e ridefinire il testo di Illica.
Sarris riesce a dare vita così ad una partitura che presenta inevitabili echi di matrice sinfonica tipicamente novecentesca e che sembra ammiccare, specialmente nelle scene corali, a pagine di pucciniana memoria. Una scrittura musicale interessante, nella sua asciutta semplicità, che riesce ad essere incisiva sopratutto nei suoi scorci più melodici. Ben riuscito anche il lavoro di Lisa Capaccioli che offre una chiave di lettura godibile e velatamente ironica di questo testo che, come già poc’anzi ricordato, si accosta più che mai alla nostra contemporaneità. Al Maestro Riccardo Bianchi il compito di dare “voce” a questo nuovo componimento e, mai, come in questa occasione, diviene fondamentale la ricerca e il mantenimento del giusto equilibrio dinamico e sonoro tra orchestra e solisti. Una prova superata con sicurezza e precisione, dove si apprezza la capacità di ottenere un amalgama complessivo denso, sfumato e unitario. Prezioso, in tal senso, l’apporto della Orchestra Filarmonica Arturo Toscanini, solida e ben compatta nel affrontare questa inedita partitura. Note non sempre positive, purtroppo, per la compagine del Coro del Festival Illica, massicciamente coinvolto nell’esecuzione, per numerosità ed intensità degli interventi previsti. Si riscontra, infatti, una certa imprecisione ed una non sufficiente organicità che tradisce una perfettibile aderenza stilistica.
Venendo ai solisti, in Marta Leung, Reginotta, apprezziamo la limpidezza di una vocalità che risalta soprattutto nel registro centrale, melodioso e ben tornito. Suggestivo l’arioso “E disse l’usignol”, dove al pregevole controllo del canto sul fiato, si unisce una buona partecipazione emotiva.
Nei panni del protagonista, ovvero Il figlio (poi Numero 2), Raffaele Feo, esibisce una linea musicale ben timbrata e sonora. Particolarmente riusciti sono soprattutto gli abbandoni melodici dove il tenore riesce a realizzare delicate mezzevoci. Sempre curato e pertinente il fraseggio, grazie al quale Feo riesce a sbalzare con la giusta credibilità questo moderno, quanto a suo modo rivoluzionario, giovane innamorato.
Note positive per Lorenzo Liberali, l’Americano, in possesso di un mezzo omogeneo e dal bel colore chiaro. Il baritono esibisce la giusta sicurezza esecutiva in uno con una naturale espressività e credibilità dell’accento.
Giacomo Pieracci, con la sua vocalità dal colore notturno, si mostra a proprio agio nei panni del Signor 9. Ben rifinito il fraseggio, che unisce ieraticità e paterna apprensione.
Non sempre impeccabile, di contro, Alessandra Palomba, Madama 9, che ad una credibilità dell’accento abbina una prestazione vocale non sempre adeguatamente rifinita.
Bronislawa Katarzyna Sobierajska, Marianna Petrecca e Rumiana Petrova interpretato, con apprezzabile coesione esecutiva (pur perfettibile sotto il lato della intonazione di ciascuna delle soliste), le tre Cifre Supreme. Adeguatamente curata l’intenzione espressiva dei loro interventi.
Brava è Virginia Aurora Barchi, la Cifretta, che nel suo “Lamento” riesce ad esibire una linea tornita e ben sfogata nel canto sul fiato.
Completano il cast i puntuali Yiying Guo e Giovanna Falco, nei ruoli dei Reclamanti 91.
Il pubblico presente, che riempiva all’incirca metà dei posti disponibili, rivolge al temine applausi convinti a tutti gli artefici della serata.
Il 3001
Opera comica in tre atti su libretto di Luigi Illica e Lisa Capaccioli
Musica di Voris Sarris
Reginotta Marta Leung
Figlio (poi, 2) Raffaele Feo
Americano Lorenzo Liberali
9 Giacomo Pierocci
Madama 9 Alessandra Palomba
Prima Cifra Suprema Bronislawa Katarzyna Sobierajska
Seconda Cifra Suprema Marianna Petrecca
Terza Cifra Suprema Rumiana Petrova
La Cifretta Virginia Aurora Barchi
Il reclamante 91 Yiying Guo
La reclamante 91 Giovanna Falco
Orchestra Filarmonica “Arturo Toscanini”
Coro del Festival Illica
Direttore Riccardo Bianchi
Foto per gentile concessione del Festival Illica