Romeo e Giulietta – Teatro alla Scala, Milano
Venerdì 30 giugno OperaLibera ha assistito, in un Teatro Scaligero gremito di pubblico, alla quarta replica di Romeo e Giulietta nella versione coreografata da Kenneth MacMillan (1965) su musiche di Sergej S. Prokof’ev composte nel 1938. Se da allora la musica di Romeo e Giulietta è quella di Prokof’ev, la coreografia ha subito diverse variazioni e tra le tante spiccano proprio quella di MacMillan e quella di John Cranko (1962), un altro grande della danza del Novecento.

Il direttore del Corpo di Ballo, Manuel Legris, ha scelto di far ruotare ben cinque cast differenti per nove repliche; noi abbiamo assistito all’interpretazione magistrale di Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko, perfetti Giulietta e Romeo. Il balletto di MacMillian è difatti soprattutto una prova interpretativa, di empatia, che lascia ampio spazio alla mimica, addirittura con momenti statici dove i sentimenti traspaiono a fior di pelle dall’aura dei danzatori, come nel momento in cui Giulietta, ingerita la pozione, resta pietrificata prendendo coscienza del suo destino. In altri momenti i passi di danza si piegano a un forte naturalismo, a una gestualità contemporanea che conferisce loro tutta la potenza del testo shakespeariano. In effetti ciò che rende il balletto di MacMillian un capolavoro è l’essere riuscito a rievocare la potenza dei versi del poeta inglese senza ricorrere alla parola, tanto che lo spettatore nel guardare i ballerini ripete mentalmente i versi più celebri della tragedia. Efficacissima in questo senso è la scena della morte apparente di Giulietta che Romeo solleva in prese ardite, drammatiche, facendo avvertire l’abbandono di un corpo addormentato, senza nulla togliere al tecnicismo della danza o il passo a due di Giulietta e Paride (Emanuele Cazzato) nel quale Giulietta esprime tutta la ritrosia nei confronti del pretendente.

La coreografia di MacMillian è fortemente focalizzata sui protagonisti e sui loro sentimenti, che Manni e Andrijashenko esprimono con profonda tenerezza: memorabile il passo a due sotto al balcone di Giulietta. Ciò nonostante i comprimari dei protagonisti e in generale il corpo di ballo emergono in alcuni passaggi di grande teatro: graziosissime le donne al mercato con le cuffiette bianche e travolgenti gli uomini-saltimbanchi. Bravissimi gli amici di Romeo, Mercuzio (Christian Fagetti, al quale va un plauso particolare) e Benvolio (Domenico Di Cristo) che con salti e serrate pirouettes esprimono tutta la spensieratezza e l’energia di un trio affiatato di amici. Altrettanto bravo Marco Agostino che interpreta Tebaldo, tutti coinvolti in duelli di spada convincenti e scenografici nei quali le lame battono il ritmo della musica. Speculare il terzetto delle spigliate e simpatiche zingare: Antonella Albano, Alessandra Vassallo e soprattutto Maria Celeste Losa che spicca con la sua magnetica presenza scenica. Il corpo di ballo fa da corona e contraltare ai sentimenti della giovane coppia, la società che osteggia il sogno d’amore di Giulietta e Romeo è irrigidita nei suoi sontuosissimi costumi che esprimono gerarchie e conflitti tra le famiglie rivali. Odette Nicoletti ha realizzato degli autentici capolavori, usciti direttamente dalle pagine miniate di un manoscritto medievale, con toni cangianti del rosso e del viola esaltati dalle luci di Marco Filibeck. Mentre Giulietta e Romeo, soprattutto nei momenti di intimità, sono vestiti di abiti leggeri e candidi che esprimono la purezza del loro amore.
Restano impresse nella memoria alcune scene di Mauro Carosi: la chiesa di frate Lorenzo, realizzata con un semplice quanto efficacie diaframma, su cui si staglia una copia del crocifisso di Santa Croce di Cimabue e il funerale di Giulietta ambientato in un’isola dei morti di böckliniana memoria.
Nel complesso Romeo e Giulietta è un perfetto spettacolo teatrale dove ogni ingrediente di altissima qualità concorre a un risultato ottimale, il tutto cucito dalla celeberrima musica di Prokof’ev che con grande aderenza scenica scandisce ogni momento narrativo: vivaci e incalzanti le scene nella piazza del mercato e i duelli, drammatico e sostenuto il ballo alla festa dei Capuleti, romantici e vibranti gli incontri tra Giulietta e Romeo.
MacMillian trionfa nella grande sfida di modernizzare un grande classico, sia della tragedia sia della musica, senza tradire né l’una né l’altra.