Spettacoli

L’incoronazione di Poppea – Monteverdi Festival, Cremona

L’incoronazione di Poppea è la produzione operistica che celebra la quarantesima edizione del Monteverdi Festival di Cremona.

“In quell’anno una clamorosa impudicizia fu l’inizio della rovina dello stato. C’era in città una donna di nome Poppea Sabina, […] Questa donna aveva tutte le doti, tranne l’onestà d’animo. […] Aveva modi affabili e intelligenza vivace, ostentava la modestia e praticava la lussuria.” Questa è la Poppea che ci viene raccontata da Tacito negli Annales (XIII-45), una donna che è l’incarnazione del male, ben diversa dal personaggio monteverdiano, protagonista della omonima opera. L’incoronazione di Poppea, dramma per musica che ebbe la sua prima nel 1643, è un vero e proprio inno alla potenza dell’amore che, personificatosi nel prologo, ci dice: “Io le virtudi insegno, io le fortune domo, questa bambina età vince d’antichità il tempo, e ogn’altro dio: gemelli siam l’eternitade ed io. Riveritemi, adoratemi, e di vostro sovrano il nome datemi.”

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Roberta Mameli e Federico Fiorio

Questo nuovo allestimento della Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli (in coproduzione con Opera Lombardia, Teatro Verdi di Pisa, Fondazione Ravenna manifestazioni e Teatro Alighieri di Ravenna) è affidato per regia, scene, costumi e luci a Pier Luigi Pizzi. La scena è essenziale e con pochi elementi simbolici. Alla sinistra del palco due colonne di marmo nero con capitelli dorati, alla destra l’ingresso, in marmo bianco, del palazzo di Poppea. Completano il colpo d’occhio un triclinio, una grande sfera dorata e al centro del palco un albero senza foglie che ricorda le celebri sculture di Giuseppe Penone. Un allestimento sicuramente elegante e funzionale che lascia il centro al recitar cantando monteverdiano ma al tempo stesso eccessivamente statico ed immobile, tanto da risultare noioso e stancante e decisamente troppo vicino ad un allestimento semi-scenico. L’unico elemento che salva visivamente lo spettacolo è il buon uso delle luci che, alternando un fondale bianco ed uno nero, riesce a focalizzare l’attenzione sui personaggi dandogli di volta in volta il giusto risalto. Particolari e riusciti anche i costumi che alternano grandi pepli e mantelli colorati che ricordano l’antica Roma ad elementi latex e contemporanei: un accostamento inusuale ma esteticamente riuscito.

Decisamente più riuscito il versante musicale dello spettacolo a partire dalla direzione del Maestro Antonio Greco, tra i più apprezzati conoscitori della polifonia vocale e strumentale del periodo rinascimentale e barocco. Per l’occasione, Greco sceglie di adottare la versione veneziana dell’opera, con l’inserimento di alcuni ritornelli strumentali dal manoscritto napoletano. Una direzione, la sua, caratterizzata da sonorità morbide e delicate, da tempi rilassati ma, al tempo stesso, sempre equilibrati. Si percepisce, inoltre, una grande intesa con i complessi dell’Orchestra Monteverdi Festival – Cremona Antiqua, magistrali nella creazione di un intreccio sonoro pastoso e di raffinata eleganza.

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Luigi Morassi e Federico Fiorio

Roberta Mameli dona a Poppea la bellezza di una vocalità dal timbro smaltato e dal colore madreperlaceo. Ottimo il controllo del canto sul fiato che viene piegato, all’occorrenza, in delicate mezze voci per meglio esprime i momenti di maggiore abbandono. La sensualità e la sete di potere del personaggio vengono esacerbati attraverso un fraseggio sottile ed arguto, guidato da una certa compostezza di fondo che rende il gioco di seduzione di Poppea tutto interiore. Di rilievo, infine, la presenza scenica, disinvolta ed elegante nelle movenze.

Al suo fianco, Federico Fiorio è un Nerone che convince senza riserve. La linea vocale mette in evidenza una buona omogeneità tra i registri, la morbidezza dei centri e la limpidezza del settore acuto. Fiorio riesce, inoltre, nella non facile impresa di sottolineare, con eguale efficacia, i diversi aspetti del carattere di questo personaggio dall’indole volitiva e capricciosa. Suggestivi, per il sognante abbandono, sono i duetti con Poppea (in particolare lo splendido finale), così come l’ambiguo incontro con Lucano in secondo atto, dove l’ardita fioritura della scrittura evidenzia l’eccitata frenesia del momento.

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Federico Domenico Eraldo Sacchi, Paola Valentina Molinari e Danilo Pastore

Ben tratteggiata anche la Ottavia di Josè Maria Lo Monaco il cui timbro screziato sembra ideale nel dare vita a questa nobildonna ripudiata da Nerone. Raffinato ed elegante il fraseggio musicale, particolarmente suggestivo nel suo commiato finale da Roma (e dalla vita). Completa il quadro la composta, a tratti austera, presenza scenica di questo personaggio che, anche dopo aver appreso il tradimento del marito, mantiene una impassibile dignità.

Brilla Federico Domenico Eraldo Sacchi nel ruolo di Seneca. La vocalità, dal timbro vellutato e dal caratteristico colore scuro, si espande ampia e sonora per dare vita, con grande forza espressiva, alla scrittura monteverdiana. Significativo il fraseggio, cesellato e sfumato, così come solenne ed impassibile è la presenza scenica.

Enrico Torre presta ad Ottone una linea vocale morbida e ben timbrata, cui si unisce una presenza scenica asciutta e statuaria.

La Drusilla di Chiara Nicastro brilla per musicalità e padronanza stilistica. Positiva la caratterizzazione del personaggio sulla scena.

Candida Guida interpreta Arnalta, la nutrice di Poppea, con convinzione e il giusto coinvolgimento interpretativo. Musicalmente presenta una linea complessivamente omogenea, quantunque non troppo voluminosa. Di rilievo l’esecuzione della dolcissima ninna nanna “Oblion soave” di secondo atto, una delle pagine più affascinanti della partitura.

L’altra nutrice della vicenda, quella di Ottavia, viene interpretata con spensierata ironia da Danilo Pastore, a proprio agio, tra l’altro, anche nell’ assolvere con sicurezza e pertinenza alle esigenze della scrittura musicale della parte. Pastore veste, inoltre, i panni del 1° famigliare.

Di particolare interesse il Lucano di Luigi Morassi, la cui vocalità, dal timbro squillante e luminoso, si impone per compattezza e pertinenza stilistica. Da segnalare, in tal senso, il già citato duetto di secondo atto con Nerone dove i timbri vocali dei rispettivi interpreti si fondono l’uno nell’altro creando suggestive sfumature. Rilevante, infine, la bella e disinvolta presenza scenica con cui Morassi dà vita, tra l’altro, anche ai personaggi di 1° soldato e 2° famigliare.

Una menzione d’onore per il sempre bravissimo Mauro Borgioni che, impegnato nei diversi ruoli di Mercurio, 3° familiare, un tribuno e un littore, fa leva su una invidiabile sicurezza vocale e una impeccabile aderenza stilistica.

Ben affiatate le tre virtù, ovvero Francesca Boncompagni (Fortuna), Paola Valentina Molinari (Amore) e Giorgia Sorichetti (Virtù). L’equilibrio timbrico tra le vocalità delle tre artiste rende il Prologo particolarmente piacevole. Ricordiamo, inoltre, come Molinari, si disimpegni ottimamente, per musicalità e varietà di accento, nel ruolo del Valletto. Altrettanto brava è la già citata Sorichetti che si disimpegna con la giusta perizia ricoprendo anche i ruoli di Pallade e una Damigella.

Completa la locandina il bravo Luca Cervoni, impegnato come Liberto, 2°soldato e un console.

Successo vivissimo al termine tributato da un pubblico che di fatto occupava gran parte della platea lasciando ampi spazi vuoti negli altri ordini di posto. Per chi se lo fosse perso o per chi volesse rivedere questo spettacolo, ricordiamo che la produzione sarà ripresa al Teatro Sociale di Como nel novembre prossimo, al Fraschini di Pavia a dicembre, al Verdi di Pisa e all’Alighieri di Ravenna nel gennaio 2024.

L’INCORONAZIONE DI POPPEA
Dramma per musica in un prologo e tre atti
Libretto di Giovanni Francesco Busenello
Musica di Claudio Monteverdi

Poppea Roberta Mameli
Nerone Federico Fiorio
Ottavia Josè Maria Lo Monaco
Ottone Enrico Torre
Seneca Federico Domenico Eraldo Sacchi
Arnalta Candida Guida
Drusilla Chiara Nicastro
Lucano, 1° soldato, 2° famigliare Luigi Morassi
Liberto, 2°soldato, console Luca Cervoni
Mercurio, 3° familiare, tribuno, littore Mauro Borgioni
Nutrice, 1° famigliare Danilo Pastore
Fortuna Francesca Boncompagni
Amore, Valletto Paola Valentina Molinari
Pallade, Virtù, Damigella Giorgia Sorichetti

Orchestra Monteverdi Festival / Cremona Antiqua
Direttore Antonio Greco
Regia, scene, costumi e luci Pier Luigi Pizzi

FOTO: Studio B12 di Giampaolo Guarneri