Rusalka – Teatro alla Scala, Milano
“L’amore non guarda con gli occhi ma con l’anima” scriveva William Shakespeare, e allo stesso modo, probabilmente, la pensava Hans Christian Andersen. Non molti forse ricordano che la sua Sirenetta, ben diversa da quella disneyana, cerca l’amore ma soprattutto l’anima e con esso l’immortalità dello spirito che, nel racconto, alle creature marine è negata. E proprio questo forte desiderio è ciò che spinge verso l’amore l’ondina Rusalka, protagonista della omonima fiaba lirica in tre atti, del 1900, musicata da Antonín Dvořák su libretto di Jaroslav Kvapil e ispirato proprio alla fiaba di Andersen, oltre che alla Undine di de la Motte Fouqué. Quello di Rusalka è un debutto assoluto alla Scala, che avviene proprio mentre, al cinema, viene riproposta da Disney la versione live action del celebre cartone, sempre ispirato alla stessa fonte letteraria.
Emma Dante sceglie per quest’opera un racconto piano, quasi da filastrocca. La bella scena a cura di Carmine Marignola si apre sulle rovine gotiche di una chiesa al cui centro sorge uno stagno: tutto ci viene raccontato con le tinte ed i colori di una fiaba, con i suoi elementi sognanti e quelli orrifici. Particolarmente riuscita, all’inizio del secondo atto, la grande tenda vegetale su cui si muovono, mimetizzate, le creature marine che seguono Rusalka. I personaggi sono pensati come figure a metà strada fra esseri umani e animali acquatici dai molti tentacoli, i costumi a cura di Vanessa Sannino, dai colori accesi, sono per lo più riusciti e appaganti, ad eccezione forse delle creature rosa dalla caratterizzazione incerta. Splendide le luci di Cristian Zuccaro che esaltano sempre la scena. Interessanti le coreografie di Sandro Maria Campagna, a volte buffe a volte giocate sui rimandi al nuoto sincronizzato alla Esther Williams. Uno spettacolo garbato, curato e gradevole che accompagna visivamente in modo degno questa fiaba dal finale dolce e tragico al tempo stesso dove amore e morte si incontrano e si elidono vicendevolmente.
Il versante musicale dello spettacolo è dominato dalla splendida direzione di Tomáš Hanus, già direttore della Welsh National Opera, qui al suo debutto sul podio del Piermarini. Il maestro ceco, uno specialista del repertorio, coglie perfettamente l’essenza drammaturgica di questa fiaba lirica nata dal genio di Dvořák e ci regala un racconto musicale suggestivo ed equilibrato. I momenti di maggiore lirismo, costruiti con cromatismi pastosi e cangianti, vengono sottolineati con uno splendido, quanto trascinante, abbandono e riescono così a raggiungere con immediatezza le corde dell’anima degli spettatori. Altrettanto riusciti sono, per penetrante incisività, i numerosi passaggi nei quali possiamo leggere i rimandi allo stile compositivo wagneriano (che si può tradurre, soprattutto, nella presenza dei Leitmotive). Di fondamentale importanza sono, poi, i frequenti quanto insistiti richiami al mondo naturale, in primis quello acquatico da cui proviene Rusalka. I diversi ambienti nei quali interagiscono i personaggi della vicenda (quello delle creature magiche ed ultraterrene e quello degli umani) vengono ricreati attraverso pennellate sonore ben tornite e permeate di minuziosa, quanto evocativa, proprietà descrittiva. Perfetta appare, infine, la scelta dei tempi e dei volumi sempre coerenti e pertinenti con il momento drammaturgico del racconto. Quella di Hanus è una lettura coinvolgente e perfettamente riuscita grazie, anche, all’ottima prova dell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano, in grande spolvero per lucentezza e precisione. In questa occasione riusciamo a coglierle una straordinaria coesione esecutiva in una prova di esaltante splendore melodico.
Passando al cast vocale, va sottolineata, in primis, la bella prova di Olga Bezsmertna nei panni della protagonista. Il soprano ucraino, si impone per un mezzo corposo che riesce a piegarsi, con duttilità e morbidezza, in armoniose arcate sonore che sanno esaltare le pagine pervase di delicato lirismo come la celeberrima “preghiera alla luna” di primo atto. Pregevole l’organizzazione vocale complessiva dove si apprezzano il registro centrale, vibrante e rotondo, e quello superiore, dotato di eccellente proiezione e buono squillo. All’ottima prova vocale si abbina, poi, la totale immedesimazione nel personaggio. Bezsmertna, infatti, traduce alla perfezione il disegno registico di Emma Dante costruendo una eroina sempre credibile e sfaccettata, precisa ed aggraziata nelle movenze, accorata e partecipata nel rendere le emozioni di questa infelice ondina.
Al suo fianco riluce il Principe di Dmitry Korchak. Il tenore sfoggia una vocalità smaltata, vigorosa nei centri e ben sfogata in acuto dove suona sicura ed avvolgente. La linea, condotta con morbidezza, supera le difficoltà della parte esibendo una certa omogeneità a tutte le altezze. Particolarmente efficace, inoltre, è l’uso delle mezze voci, come nel finale. Anche nel caso di Korchak va sottolineata, senza dubbio, la totale immedesimazione del personaggio grazie al giusto equilibrio tra la raffinatezza del fraseggio e l’eleganza della presenza scenica.
Ottimo Jongmin Park nella riuscita caratterizzazione di Ondin, lo spirito delle acque. Il basso possiede un mezzo omogeneo e sonoro, sempre a fuoco tanto nelle pagine che richiedono maggiore autorevolezza quanto in quelle dove a prevalere è la sensibilità del padre affettuoso e preoccupato per le sorti della figlia. Convincente e partecipato il fraseggio così come autorevole la presenza scenica racchiusa nel costume che ricorda un crostaceo.
Ad Okka von der Damerau spetta il compito di vestire i panni della strega Ježibaba. Il mezzosoprano sfoggia una vocalità screziata dal caratteristico colore notturno che riesce ad essere tremendamente ieratica ma che, all’occorrenza, viene piegata con la giusta morbidezza per esprimere con incisività, e un pizzico di ironia, il carattere minaccioso di questo personaggio magico. Ben riuscita e coinvolgente l’esecuzione dell’arietta “Abracadabra”, degna dei migliori film Disney. Godibile la caratterizzazione scenica.
Elena Guseva è la Principessa straniera. Il soprano russo possiede una vocalità robusta, dal suggestivo colore scuro, che si impone, tra l’altro, per l’ampiezza e il volume del registro superiore. L’esibita sicurezza, a tratti quasi sfrontata, dell’emissione, rende ancora più credibile la freddezza di questo personaggio glaciale e spietato. Perfetta l’interpretazione scenica, composta e misurata mentre si aggira sul palcoscenico avvolta nel suo splendido e sensuale costume rosso.
Deliziose le tre ninfe del bosco, rispettivamente, Hila Fahima, Juliana Grigoryan e Valentina Pluzhnikova, dotate di buona musicalità e timbricamente ben amalgamante tra loro. Una perfetta caratterizzazione di questi personaggi non solo da un punto di vista vocale, ma anche da quello scenico dove mostrano di padroneggiare il palco con movenze disinvolte, aggraziate e piacevolmente seducenti.
Ben a fuoco il guardacaccia impersonato, con vocalità scolpita e poderosa, da Jiří Rajniš. Rilevante, inoltre, l’affiatamento scenico con il delizioso sguattero di Svetlina Stoyanova, dotata di pregevole musicalità e di ottimo controllo della linea.
Il baritono Ilya Silchukou si distingue, nel ruolo del cacciatore, per musicalità ed espressività.
Eccellente, come sempre e forse in questa occasione più del solito, il Coro del Teatro alla Scala sotto la guida magistrale del Maestro Alberto Malazzi.
Successo vivissimo al termine da parte di un pubblico particolarmente numeroso che quasi esauriva la splendida sala del Piermarini. Uno spettacolo di alto livello, soddisfacente sotto ogni punto di vista e che, viste le numerose assonanze fiabesche tra la vicenda e le fonti cui la stessa è ispirata, ci ha fatto un po’ sognare anche se, come sosteneva Anaïs Nin, “Noi siamo stati avvelenati dai racconti di fiabe”.
RUSALKA
Fiaba lirica in tre atti
Libretto di Jaroslav Kvapil
Musica di Antonín Dvořák
Il Principe Dmitry Korchak
La Principessa straniera Elena Guseva
Rusalka, ninfa dell’acqua Olga Bezsmertna
Vodník (Ondin), lo spirito delle acque Jongmin Park
Ježibaba, la strega Okka von der Damerau
Il guardiacaccia Jiří Rajniš
Lo sguattero Svetlina Stoyanova
Prima ninfa del bosco Hila Fahima
Seconda ninfa del bosco Juliana Grigoryan
Terza ninfa del bosco Valentina Pluzhnikova
Il cacciatore Ilya Silchukou
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Direttore Tomáš Hanus
Maestro del coro Alberto Malazzi
Regia Emma Dante
Scene Carmine Maringola
Costumi Vanessa Sannino
Luci Cristian Zucaro
Coreografia Sandro Maria Campagna
Foto: Brescia Amisano / Teatro alla Scala