Come veggiamo usarsi ne’ madrigali moderni – Monteverdi Festival, Cremona
Siamo nel 1583 quando il compositore cremonese Claudio Monteverdi vede la pubblicazione, tra le altre, della propria raccolta “I Madrigali spirituali a 4 voci”. Il madrigale era allora tra le composizioni musicali più diffuse, generalmente nella forma a cinque voci, e costituiva una delle espressioni più colte e raffinate per sublimare e divulgare un testo poetico. Attraverso i suoi Nove libri di madrigali, che vedono la luce in un periodo compreso tra il 1587 e il 1651, Monteverdi ripercorre l’evoluzione del genere consegnando alla storia una testimonianza di fondamentale ed assoluto valore. Nell’ambito della ricca programmazione della quarantesima edizione del Monteverdi Festival di Cremona, trova dunque la sua collocazione ideale il concerto “Come veggiamo usarsi ne’ madrigali moderni”, non un semplice omaggio alla produzione madrigalistica del Divin Claudio, ma una vera e propria lectio magistris per meglio comprendere come questi abbia interpretato lo sviluppo e la struttura di una forma musicale tanto celebre, quanto celebrata, tra la fine del sedicesimo e l’inizio del diciassettesimo secolo. Ad impreziosire la qualità della proposta musicale, la splendida e unica cornice scelta per l’esecuzione del concerto: la Chiesa di Sant’Agostino, uno dei gioielli architettonici di Cremona. Uno scrigno d’arte dove si possono ammirare, ad esempio, i meravigliosi affreschi quattrocenteschi di Bonifacio Bembo, una pala di Giulio Campi e soprattutto la meravigliosa Madonna col Bambino in trono tra i santi Giovanni Evangelista e Agostino opera del 1493 di Pietro Perugino.
Protagonista indiscusso della serata è il Maestro Rinaldo Alessandrini, bacchetta tra le più prestigiose in questo repertorio. Alessandrini, impegnato al clavicembalo, oltre che nella direzione dell’ensemble Concerto Italiano, conduce lo spettatore attraverso un viaggio che inizia con “I bei legami”, un esempio di scherzo musicale a tre voci con due violini che ben sottolinea la regolarità formale del componimento.
Ma è solo l’inizio di un percorso che ci farà comprendere la capacità di Monteverdi di innovare la costruzione musicale del madrigale. La prima innovazione, già presente nei primi due Libri, riguarda il tentativo di abbandonare la regola della compattezza sonora per evidenziare una voce in particolare. Altro fondamento della tradizione compositiva monteverdiana è la capacità di piegare la struttura del singolo componimento ai fini dell’espressività, ovvero l’uso delle dissonanze per esprimere sentimenti contrastanti (Terzo Libro). Il Quarto e Quinto Libro ripropongono le caratteristiche già riscontrate in precedenza per combinarle in un contesto di ardita sperimentazione. Si veda, a tal proposito, lo splendido “O mirtillo”, dal Libro Quinto, con le sue arcate melodiche vaporose e sospese come delicate pennellate di un meraviglioso acquerello. Negli ultimi anni di permanenza alla Corte dei Gonzaga nasce il Sesto Libro nel quale le dissonanze sonore vengono impiegate per demarcare il confine tra ambiente circostanze e dissidio interiore. Nel Settimo Libro, nato sotto gli splendori delle corti veneziane, la linea melodica del canto di impreziosisce di alcune fioriture che, opportunamente combinate con ritmi concitati, sottolinea situazioni di eccitazione psicologica e seduzione amorosa.
Il gran finale è per il Libro Ottavo e il celeberrimo “Movete al mio bel suon”, dove il compositore raggiunge la propria apoteosi compositiva raggiungendo la perfetta compenetrazione tra musica e testo per dare vita a quel “recitar cantando” da cui avrà origine l’intera storia del melodramma. Alessandrini si mostra impeccabile nel segnare, con assoluta precisione, ogni elemento di novità presente nei singoli componimenti dialogando con delicata sensibilità e perfetta complicità con i solisti. Le voci di Monica Piccinini, Sonia Tedla (soprani), Andres Montilla (alto e tenore), Raffaele Giordani (tenore) e Gabriele Lombardi si intrecciano perfettamente in un impasto di colori e sfumature perfettamente amalgamato. La musicalità dei singoli risulta particolarmente evidente, per altro, nel bellissimo finale, il già citato “Movete al mio bel suon”.
Altrettanto doveroso è ricordare gli strumentisti del Concerto Italiano, Boris Begelman e Paolo Petrone, violini, Marco Ceccato, violoncello, Ugo Di Giovanni, chitarrone, bravissimi nel ricercare e mantenere un invidiabile intesa sonora e un pregevole equilibrio timbrico.
Il numeroso pubblico presente, dopo aver seguito il concerto in un silenzio pressoché surreale, al termine si scatena in acclamazioni calorose che vengono premiate con la concessione di ben due bis, la parte finale di “Movete al mio bel suon” e “O Mirtillo”.
Si chiude, così, nel migliore dei modi possibili, il primo week end di eventi del Monteverdi Festival edizione 2023.
Chiesa di S.Agostino Cremona
Monteverdi Festival
Concerto Italiano
Monica Piccinini & Sonia Tedla soprani Andres Montilla alto e tenore
Raffaele Giordani tenore
Gabriele Lombardi basso
Rinaldo Alessandrini clavicembalo e direzione Concerto Italiano
Boris Begelman & Paolo Perrone violini
Marco Ceccato violoncello
Ugo Di Giovanni chitarrone
FOTO: Teatro Ponchielli Cremona