The turn of the screw – Teatro Ariosto, Reggio Emilia
Sul palcoscenico del Teatro Ariosto di Reggio Emilia va in scena The turn of the screw di Benjamin Britten, spettacolo scelto come anteprima dell’autunnale Festival Aperto 2023.
“Convengo pienamente – nei riguardi del fantasma di Griffin o di quel che fosse – che il suo apparire dapprima al bambino (e di un’età così tenera), aggiunge alla vicenda un fascino particolare. Ma, per quanto ne so, non è la prima volta che un fenomeno tanto affascinante coinvolge un bambino. Se la presenza di un bambino dà all’effetto un altro giro di vite, che direste di due bambini? …Diremmo, naturalmente, esclamò qualcuno, che darebbero due giri di vite. E anche che vogliamo conoscerne la storia”. Con queste parole Henry James ci svela fin dalle prime pagine il suo mondo horror, quella trama giocata sull’inventario gotico e contemporaneamente sulla grandi tematiche della crescita e della profanazione dell’innocenza. Il racconto esce inizialmente a puntate sulla rivista Collier’s Weekly nel 1898 per poi trova una pubblicazione, in volume, nell’ottobre dello stesso anno. Sicuramente Benjamin Britten è rimasto affascinato dalla potenza di questo testo e con la librettista Myfanwy Piper ha tradotto in musica il mondo onirico e disturbante della novella. La prima ebbe luogo alla Fenice di Venezia nel 1954 e verrà poi diretta dallo stesso compositore al XVII Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale di Venezia.
La nuova produzione della Fondazione I Teatri Reggio Emilia va in scena in quel piccolo gioiello tardo ottocentesco che è il Teatro Ariosto, realizzato su progettato di Achille Grimaldi, che con i suoi 780 posti risulta sicuramente più adatto del Valli a questo tipo di musica e alla sua orchestra. In questa produzione la regia ed i costumi sono di Fabio Condemi, mentre le scene nascono da una collaborazione del regista con Fabio Cherstich. Ci troviamo in uno scantinato, un magazzino forse, illuminato da una luce fredda (comparto luci a cura di Oscar Frosio), alla sinistra del palco per tutto il tempo un attore, il bravo Lucas Delfino, ripercorre la vicenda grazie ad una lavagna luminosa che proietta frammenti della storia. I lucidi sono a volte immagini, altre volte scritte con i nomi delle scene dell’opera. Al lato destro del palco una piccola pozza d’acqua evoca il lago, elemento importante della trama. Al centro una struttura simile ad una serra che esce dal muro ed evoca i vari ambienti che si susseguono nell’opera. Una messa in scena estremamente intelligente e ben riuscita che, con pochi elementi, sa degnamente raccontare l’opera, dimostrando come non servano apparati colossali per fare del buon teatro, una scommessa vinta per i teatri di Reggio Emilia e non solo dal punto di vista visivo,
Notevole infatti risulta anche il livello musicale dell’esecuzione.
Dal podio, Francesco Bossaglia offre una lettura coinvolgente della partitura. Dosando al meglio le sonorità dell’ensemble a propria disposizione, il direttore riesce a creare una fitta trama di dinamiche che, con il loro rapido cangiare, accompagnano l’ascoltatore in un turbinio emotivo dominato da un senso di angoscia sempre più soffocante. Il racconto musicale procede teso ed incisivo, in una alternanza di pagine dal respiro melodico ad altre dominate da maggiore concitazione. Ottima l’intesa con l’Icarus Ensemble, composto da tredici musicisti, tutti bravissimi nel far rivivere, con precisione ed intensità esecutive, la drammaticità del componimento.
Nei panni della malcapitata istitutrice (The Governess) troviamo Laura Zecchini che, oltre ad una vocalità corretta e ben educata, si apprezza per la capacità di immedesimarsi totalmente nel personaggio. Curata è, infatti, la gestualità così come l’espressività del volto (tra i pregi di una sala piccola vi è quello di poter essere tanto vicino agli artisti da cogliere anche i più piccoli dettagli). L’artista riesce a far percepire con chiarezza l’evoluzione degli stati d’animo di questo ruolo dalla spensieratezza iniziale e sino al drammatico finale.
Molto bene la Mrs. Grose di Chiara Erisilia Trapani, in possesso di un mezzo dalla spiccata musicalità e che rifulge, specialmente, in acuto, dove si coglie una certa ricchezza di armonici. Adeguata il fraseggio, così come la presenza scenica, disinvolta e partecipe.
Giganteggia, nella coppia dei fantasmi che infestano la dimora nei pressi di By, il Peter Quint di Florian Panzieri, cui viene affidato anche il prologo che, in questo spettacolo viene immaginato come una ballata trasmessa da un vecchio registratore. Panzieri possiede un mezzo corposo e sonoro, vibrante nei centri e poderoso in acuto. Di sicuro effetto il fraseggio, costruito su accenti sfumato e opportunamente caricati di luciferina seduzione. Elegante ed enigmatica la presenza scenica.
Completa la coppia dei fantasmi la Miss Jessel di Liga Liedskalnina, dalla vocalità corretta e stilisticamente inappuntabile. Scenicamente sa essere giustamente inquietante con il suo incedere sul palcoscenico attraverso movimenti rigidi e ben misurati.
Resta da dire della coppia dei bambini, Miles e Flora, rispettivamente Ben Fletcher e Maia Greaves, protagonisti di una prova eccezionale. Musicalmente rifulgono intonazione, compattezza nell’emissione e musicalità; affrontano la partitura con grande partecipazione senza accusare sbavature o segni di stanchezza. Scenicamente, poi, sanno essere di sopraffina bravura per l’assoluto impegno tanto nel fraseggio, cesellato con meticolosa cura, quanto nelle movenze, naturali e sempre rispondenti all’esigenza drammaturgica del momento.
Il pubblico presente in sala, dopo aver seguito con grande attenzione lo spettacolo, tributa a tutta la compagnia un successo incandescente.
The turn of the screw
libretto Myfanwy Piper, dall’omonimo romanzo breve di Henry James
musica Benjamin Britten
The Governess Laura Zecchini
Quint / The Prologue Florian Panzieri
Miles Ben Fletcher
Flora Maia Greaves
Mrs. Grose Chiara Ersilia Trapani
Miss Jessel Liga Liedskalnina
Performer Matilde Bignamini e Lucas Delfino
Icarus Ensemble
direttore Francesco Bossaglia
regia, ideazione scene e costumi Fabio Condemi
scene e drammaturgia dell’immagine Fabio Cherstich
costumi Gianluca Sbicca
luci Oscar Frosio
FOTO: Fondazione I Teatri Reggio Emilia