Il barbiere di Siviglia – Teatro Coccia, Novara
Al Teatro Coccia di Novara va in scena uno strepitoso Barbiere di Siviglia.
Una curiosa coincidenza storica lega Carlo Coccia e Gioachino Rossini. Siamo nell’anno 1816, nel mese di febbraio, e a soli tre giorni di distanza ossia rispettivamente il diciassette ed il venti del mese vanno in scena a Roma per la prima volta due opere. Siamo nella stagione del carnevale, la più importante, un tempo, per i teatri e, al Valle, va in scena il dramma buffo Rinaldo d’Asti su libretto di Jacopo Ferretti e musica di Carlo Coccia. A soli tre giorni di distanza, al teatro Argentina, debutta Il barbiere di Siviglia dell’allora ventiquattrenne genio pesarese. Anche se la prima del Barbiere è ricordata come un fiasco, oggi la storia ha decretato vinti e vincitori, ma è curioso notare come il capolavoro di Rossini vada in scena proprio nel teatro intitolato ad uno dei compositori che cercavano di imporre il proprio talento. La produzione vista a Novara, curata nella regia da Alberto Jona, e con le scene di Matteo Capobianco, cerca di essere quanto più possibile vicina al libretto. Siamo a Siviglia e lo fa intuire, all’apertura del sipario, un gioco di ombre (curato da Controluce Teatro d’Ombre) che proietta sullo sfondo la silhouettes della cattedrale cittadina. Al centro del palco la casa di Bartolo che vediamo inizialmente chiusa e ricoperta di azulejos e poi aperta per mostrare il suo strampalato arredamento. La scena è allegra, ricca di particolari e molto colorata, bellissimi i costumi di Silvia Lumes che seguono la moda settecentesca, calde e avvolgenti le luci di Ivan Pastrovicchio. Uno spettacolo visivamente riuscitissimo che, pur nella sua semplicità, riesce a strappare più di un sorriso ed evoca perfettamente le atmosfere dell’ Andalusia.
Il versante musicale dello spettacolo è guidato dal Maestro Christopher Franklin che offre una lettura corretta ed equilibrata del capolavoro rossiniano. Piacevole la scelta dei tempi, prevalentemente sostenuti e brillanti, che talvolta cedono il passo ad improvvisi rallentando, soprattutto nella sinfonia. Buona la cura delle dinamiche e dei colori orchestrali grazie, tra l’altro, al pregevole contributo della Orchestra Filarmonica Italiana che si rende protagonista di una prova che si apprezza soprattutto per compattezza e nitidezza. Una concertazione che si sviluppa creando il giusto equilibrio tra buca e palcoscenico dove gli interpreti risultano ben supportati.
Dalla compagnia di canto percepiamo un evidente affiatamento vocale e scenico.
Emmanuel Franco, nei panni di Figaro, è un vero e proprio mattatore sulla scena e già dopo la cavatina di ingresso il pubblico in sala è tutto ai suoi piedi. Il baritono si muove con disinvoltura, non si risparmia affatto e disegna un personaggio astuto e furbescamente guascone, nel segno della tradizione. Vocalmente possiede uno strumento corposo ed omogeneo, dal timbro caldo e brillante. Le colorature vengono affrontate piuttosto correttamente e con la giusta pertinenza stilistica.
Spicca la Rosina di Aya Wakizono. Il mezzo soprano giapponese sfoggia una linea vocale ampia e ben sfogata in acuto dove rifulge per pienezza e ricchezza di armonici. Oltre alla buona proiezione nella regione superiore del pentagramma, si apprezzano anche la rotondità dei centri e il vellutato affondo dei gravi. La familiarità dell’artista con lo stile rossiniano risulta, poi, ben evidente nel canto di coloratura, affrontato con gusto e il rispetto dell’intenzione dell’autore. Ben curato il fraseggio, così come la presenza scenica, aggraziata e spigliata.
Note positive anche per Chuan Wang che del Conte d’Almaviva non solo possiede tutte le note che la parte richiede, ma anche il gusto per porgere la frase con musicalità e morbidezza. La vocalità, dal caratteristico colore chiaro, si mostra tecnicamente salda e, ancorché di volume non troppo ampio, si dispiega nella scrittura rossiniana con compostezza ed eleganza. Peccato per il taglio dell’aria di secondo atto “Cessa di più resistere” dove Wang di certo non avrebbe sfigurato. Godibile il personaggio sulla scena dove sa essere divertente, prima, nelle sembianze di soldato ubriaco e, poi, come allievo di Don Basilio.
Convince pienamente anche il Don Bartolo di Michele Govi. Una prova vocalmente efficace in virtù dell’ampiezza ed omogeneità nell’emissione e della facilità di proiezione della linea. Sorvegliato e misurato il canto di agilità, come ben testimoniato dai sillabati della grande aria di primo atto. Il cesello di ogni singola frase testimonia, inoltre, una certa familiarità con questo repertorio. Ben riuscita, infine, anche la presenza scenica, burbera e arcigna come si conviene.
Il Don Basilio di Abramo Rosalen sa essere adeguatamente torvo e minaccioso. Grazie ad una vocalità di buon volume e dal caratteristico colore scuro, l’esecuzione della celeberrima “calunnia” è ben risolta, così come il resto della parte, affrontata con fraseggio pertinente anche se non sempre troppo sfumato.
Scenicamente irresistibile la Berta di Giovanna Donadini, pur non sempre a fuoco sotto il mero aspetto vocale.
Si distingue, per bravura vocale e scenica, Matteo Mollica nel duplice ruolo di Fiorello e Un ufficiale.
Un plauso, infine, a Edoardo Sgariglia Moresi, allievo attore STM, che, come Ambrogio, offre una prova attoriale di sicura presa teatrale.
Adeguati, per intensità e compattezza, gli interventi del Coro As.Li.Co., guidato con solidità dal Maestro Massimo Fiocchi Malaspina.
Al termine grandi festeggiamenti e un uragano di applausi da parte di un pubblico visibilmente soddisfatto che, finalmente, esauriva la sala in ogni ordine di posto.
IL BARBIERE DI SIVIGLIA
Commedia in due atti
Libretto di Cesare Sterbini
Musica di Gioachino Rossini
Conte d’Almaviva Chuan Wang
Don Bartolo Michele Govi
Rosina Aya Wakizono
Figaro Emmanuel Franco
Don Basilio Abramo Rosalen
Berta Giovanna Donadini
Fiorello/Un ufficiale Matteo Mollica
Ambrogio Edoardo Sgariglia Moresi
Orchestra Filarmonica Italiana
Coro As.Li.Co
Direttore Christopher Franklin
Maestro del coro Massimo Fiocchi Malaspina
Regia Alberto Jona
Scene Matteo Capobianco
Costumi Silvia Lumes
Interventi di ombre Controluce Teatro d’Ombre
Luci Ivan Pastrovicchio
FOTO: Teatro Coccia