Madama Butterfly – Comunale Nouveau, Bologna
Bologna inaugura il Comunale Nouveau e lo fa con Madama Butterfly di Giacomo Puccini.
“Il nuovo piace, ma non nei primi giorni.” Così sosteneva l’illuminista spagnolo Benito Feijoo e un po’ ci sentiamo di condividere questo pensiero per il Teatro Comunale Nouveau di Bologna, inaugurato con Madama Butterfly di Giacomo Puccini. La struttura, pensata per sostituire per almeno quattro anni la sede storica in restauro, ha l’indubbio merito di essere stata approntata in tempi ragionevoli e con un buon risultato complessivo. Inizia così la “diaspora” del pubblico felsineo dal centralissimo Largo Respighi a questo angolo di periferia, nella zona fieristica della città. La struttura si presenta innegabilmente accattivante all’interno, con luci ben pensate e un accostamento di toni nero e verde (colore simbolo del teatro Comunale) molto ispirato. La sala è ampia, le poltrone comode, tuttavia il teatro convince molto meno in due aspetti focali: l’acustica ed il boccascena. A livello sonoro il grande soffitto di cemento armato non permette ovviamente una acustica perfetta ma, nel complesso, la resa finale risulta accettabile, anche se le voci, va detto, risultano un po’ penalizzate. Il boccascena risulta invece adeguatamente lungo ma fortemente ridotto in altezza, cosa che, inevitabilmente, comporterà un grosso lavoro di adattamento per allestimenti provenienti da altri teatri. L’allestimento inaugurale scelto si porta dietro, almeno a livello visivo, tutti i limiti di questa situazione da “lavori in corso”. Nelle parole dello stesso Gianmaria Aliverta, regista dello spettacolo, si è cercato di lavorare in una condizione difficile, con un teatro non ancora agibile e per questo è stato riutilizzato un allestimento particolarmente semplice ma efficace già visto nel 2009 per la Scuola dell’Opera del Comunale di Bologna. Il regista ha, quindi, solo accompagnato e riconfezionato, con bravura e professionalità, per quanto possibile date le circostanze, uno spettacolo giocato interamente sulle luci e su pochissimi elementi scenici. Apprezzabile l’idea iniziale di creare la “casetta”, nido d’amore dei due protagonisti, con una forma che cita i celeberrimi torii rossi del santuario di Fushimi Inari a Kyoto.
Come già detto, efficacissime le luci cangianti e sempre aderenti allo stato emotivo dei personaggi, pensate da Daniele Naldi e qui riprese da Paolo Liaci. Splendidi i costumi di Stefania Scaraggi: tipici abiti da cerimonia giapponese.
Convincente, nel complesso, il versante musicale dello spettacolo.
A guidare il racconto musicale di questo immortale capolavoro è chiamato il Maestro Daniel Oren, esperto conoscitore del repertorio pucciniano. La partitura viene scandagliata con attenzione esaltandone i contrasti e gli equilibri; si coglie, altresì, una meticolosa cura per ogni singolo dettaglio e sfumatura in un quadro complessivo che risulta meno irruente e più meditato rispetto ad altre prestazioni del maestro. Se l’adozione di tempi generalmente lenti e dilatati porta a smorzare la vivacità della festa nuziale, già a partire dal duetto conclusivo di primo atto si comprende come questa scelta consenta di sbalzare con ancora maggiore incisività la viscerale passionalità dei protagonisti. Un sogno d’amore che si tramuta ben presto in straziante attesa nell’atto successivo, quando Oren, specie nella scena della lettera e nel celeberrimo “coro a bocca chiusa”, crea un impasto sonoro delicatissimo e sospeso nel tempo. Di notevole effetto, inoltre, il finale dove le vaporose tinte orchestrali degli atti precedenti, si tingono di tragica, quanto terribile, consapevolezza della perdita oramai definitiva di ogni illusione. Una prova dunque di valore, quella di Oren, che, misurandosi con gli spazi della nuova sala, dimostra una notevole capacità nel ricercare e mantenere una costante coesione timbrica e sonora tra i complessi dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna e nel dosare al meglio l’intensità delle diverse sezioni. La compagine orchestrale risponde alle stimolazioni del maestro con efficienza e grande professionalità acquisendo una certa brillantezza che diviene sempre più marcata con il progredire della serata.
Nel ruolo della protagonista, Latonia Moore al suo debutto sul palcoscenico bolognese. Il soprano texano sfoggia un mezzo importante dal seducente colore brunito. La prova vocale, tuttavia, è discontinua e alterna un registro centrale pieno e corposo ad una salita in acuto non sempre agevole e tendente, specie per le note più estreme, alla fissità. Spiace, inoltre, constatare come l’artista, a volte, tronchi gli acuti con effetti poco gradevoli. Di contro rileva un innegabile impegno nel sottolineare taluni passaggi della partitura con accento partecipe e variegato, specialmente nel canto di conversazione (pur a fronte, poi, di altre pagine lasciate scivolare con una certa genericità). Scenicamente appare piuttosto disinvolta, pur eccedendo, in occasionali momenti, di manierismo.
Bravissimo Luciano Ganci nel ruolo di Pinkerton. La vocalità è esibita con la giusta baldanza, quasi a sottolineare la spavalda tracotanza del personaggio. Al timbro solare si unisce la lucentezza di un registro acuto luminoso e sicuro; ben rifiniti i centri, pieni e vibranti. Notevole la caratterizzazione del personaggio, cui il tenore romano infonde, grazie ad un fraseggio scolpito e cesellato parola dopo parola, una modernità e una disinvoltura invidiabili.
Dario Solari interpreta Sharpless con linea musicale e di grande eleganza. L’esibita morbidezza con cui il baritono conduce il canto di conversazione, specialmente nel secondo atto, unita ad una presenza scenica composta e naturale, completano una prova di notevole spessore.
Della Suzuki di Aoxue Zhu si apprezza una vocalità contraddistinta da buona musicalità. Il timbro screziato e il colore ambrato ben si adattano a questo personaggio che di fatto rappresenta il contatto tra la realtà e le illusioni di Butterfly. Particolarmente riuscito l’inizio del terzo atto dove Zhu spicca per la drammaticità e l’intensità dell’accento.
Ben tratteggiato, sotto il profilo vocale e, soprattutto sotto quello espressivo il Goro di Cristiano Olivieri.
Claudia Ceraulo affronta, con vocalità limpida e ben sfogata, il personaggio di Kate Pinkerton cui la lettura registica di Aliverta riserva, grazie anche al physique du rôle dell’artista, particolare attenzione nel finale.
Solido ed affidabile lo Yamadori di Paolo Orecchia.
Incisivo e ben a fuoco lo zio Bonzo di Nicolò Ceriani, adeguatamente ieratico nel canto e nell’accento.
Completano la locandina con sostanziale correttezza Luca Gallo e Enrico Picinni Leopardi, rispettivamente il commissario imperiale e l’ufficiale del registro, e, ancora, Maria Adele Magnelli, Marie Luce Erard e Chiara Salentino che danno vita al parentado di Butterfly come mamma, zia e cugina.
Ottima la prova del Coro del Teatro Comunale di Bologna, guidato con ineffabile professionalità da Gea Garatti Ansini. Di particolare rilievo, oltre alla variopinta scena delle nozze, la morbida e delicata esecuzione del già citato “Coro a bocca chiusa”, momento di pura magia teatrale in grado di tenere gli spettatori con il fiato sospeso.
Grandioso successo al termine da parte di un pubblico visibilmente soddisfatto. Ora che il debutto del nuovo teatro è avvenuto, non resta che aspettare e, al di là delle inevitabili migliorie che potranno essere introdotte, vedere se i melomani bolognesi (e non solo) sapranno appassionarsi e lasciarsi sovrastare, ancora una volta, dalle emozioni che scaturiscono dai grandi capolavori musicali.
Si replica fino al 25 febbraio.
MADAMA BUTTERFLY
Tragedia giapponese in due atti di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa
Musica di Giacomo Puccini
Direttore Daniel Oren
Regia Gianmaria Aliverta
Maestro del Coro Gea Garatti Ansini
Scene Teatro Comunale di Bologna
Costumi Teatro Comunale di Bologna
Costumi ripresi da Stefania Scaraggi
Luci Daniele Naldi
Luci riprese da Paolo Liaci
Assistente alla regia Alessandro Pasini
Madama Butterfly (Cio-Cio-San) Latonia Moore
Suzuki Aoxue Zhu
Kate Pinkerton Claudia Ceraulo
FB. Pinkerton Luciano Ganci
Sharpless Dario Solari
Goro Cristiano Olivieri
Il Principe Yamadori Paolo Orecchia
Lo zio Bonzo Nicolò Ceriani
Il commissario imperiale Luca Gallo
L’ufficiale del registro Enrico Picinni Leopardi
La mamma Maria Adele Magnelli
La zia Marie Luce Erard
La cugina Chiara Salentino
In collaborazione con la Scuola di Teatro di Bologna
“Alessandra Galante Garrone”
Produzione del Teatro Comunale di Bologna
Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna
Foto: Andrea Ranzi