Loggionisti si diventa – Circolo Culturale Parma Lirica, Parma
Loggionisti si diventa, il primo corso base per futuri melomani ideato da Cristina Bersanelli ed Enrico Stinchelli e promosso dal Circolo Culturale Parma Lirica, riscuote enorme successo, tanto da raccogliere più di 70 presenze già al primo incontro. Articolato in otto lezioni domenicali da un’ora e mezza ciascuna, il corso si propone di rieducare il pubblico alla fruizione dell’opera in teatro, riportando consapevolezza sui molteplici aspetti che lo compongono: musica, cantanti, personaggi, libretto, regia, costumi, scenografie, comportamento, tradizioni, aneddoti, curiosità, modi di dire, cultura e molto altro diventano le materie di studio affidate, di volta in volta, a importanti nomi dell’ambiente teatrale. Lo scopo principale è quello di far avvicinare un pubblico sempre maggiore al mondo del teatro d’opera, “ambiente che sembra tanto lontano, ma che, in realtà, è modernissimo” come afferma Cristina Bersanelli. Le nozioni di base offerte durante il corso permetteranno ai futuri loggionisti di fruire consapevolmente delle opere a cui assisteranno e di sviluppare un personale gusto e pensiero sull’opera lirica.
A condurre il primo incontro, domenica 22 gennaio, nella sala concerti del circolo parmense Cristina Bersanelli, presidente del circolo, Patrizia Monteverdi e Gabriella Corsaro. In principio, un omaggio alla cara Marisa De Pietri, socia fondatrice del circolo e loggionista storica, scomparsa pochi giorni prima dell’inizio del corso.
Cristina Bersanelli introduce l’incontro tramite la contestualizzazione storica di quelle che erano le usanze al tempo della nascita del Teatro, descrive la struttura fisica del teatro e degli spazi funzionali alla rappresentazione e di quelli destinati al pubblico, illustra la macchina teatrale come prodotto finale composto da diverse figure-ingranaggi e le dinamiche dei rapporti che intercorrono tra le parti.
In seconda battuta, Gabriella Corsaro, soprano e direttrice di coro, inizia il pubblico parlando della vocalità lirica, descrivendo le particolarità di ogni registro vocale e le loro differenze, partendo dal trinomio musica-parole-azione e illustrando la struttura e gli argomenti cardine delle trame operistiche. Importante il momento dedicato alla caratterizzazione drammaturgica di ogni tipologia vocale e i cenni alla tecnica del canto lirico.
Patrizia Monteverdi pone la lente d’ingrandimento sulla regia delle opere, facendo un excursus storico e un confronto tra le regie antiche e quelle moderne e riportando alcuni aneddoti su particolari messe in scena.
La lezione si conclude con degli ascolti guidati atti ad individuare, innanzitutto, la tipologia vocale ascoltata e, secondariamente, le arie e le opere da cui sono tratte.
*****
Il secondo incontro di domenica 29 gennaio vede ancora più persone presenti sia nel teatro del Circolo Culturale Parma Lirica, sia collegate online sulla piattaforma streaming. Una lezione molto pratica e ricca di ascolti dal vivo che si arricchisce degli interventi di due importanti personalità: Angelo Gabrielli e Giuliana Panza.
Il Maestro Angelo Gabrielli, oltre ad essere docente di conservatorio, è il fondatore della più importante agenzia artistica italiana, Stage Door, che ha rappresentato alcuni dei cantanti lirici più famosi al mondo, tra cui Luciano Pavarotti. La sua grande esperienza e la sua posizione nel panorama del teatro lirico sono le peculiarità che arricchiscono questa lezione e offrono ai prossimi loggionisti la possibilità di essere catapultati nell’atmosfera di chi il teatro d’opera lo vive da sempre a 360 gradi. Il teatro, infatti, come spiega Gabrielli, non è solo musica e regia, ma anche e soprattutto un insieme di persone e dei rapporti che sussistono tra queste. A partire da questo importante concetto, Gabrielli spiega ai presenti il ruolo fondamentale della claque e delle agenzie di promozione degli artisti.
Il mondo dell’opera è molto competitivo e richiede una grande quantità di talento, duro lavoro e impegno. Tuttavia, anche la promozione gioca un ruolo importante nella carriera di un cantante lirico. Le agenzie e gli agenti rappresentano una parte fondamentale di questa promozione, aiutando i cantanti a farsi conoscere e a ottenere opportunità di lavoro.
Claque è il nome di quel gruppo di spettatori pagati per applaudire o fischiare durante un’opera, con lo scopo di influire sulla reazione del pubblico e di influire sulla critica. Questo gruppo era molto diffuso in passato, mentre ora esiste in altre forme. La claque svolge un ruolo importante nel determinare il successo di un’opera e di un artista, motivo per il quale è nato il corso Loggionisti si diventa che evidenzia come il pubblico non sia semplice fruitore passivo dello spettacolo, ma parte integrante di tutta la macchina teatrale.
Altro ruolo fondamentale è quello del maestro preparatore al pianoforte, qui rappresentato dalla docente Giuliana Panza. Il pianista preparatore è un musicista che si occupa di preparare i cantanti per le prove e le performance: aiuta i cantanti a imparare le loro parti, a comprendere il libretto e la musica, e a prepararsi psicologicamente per le performance. Questo ruolo richiede un’eccellente conoscenza della musica e una grande abilità di accompagnamento al pianoforte.
Terminata la prima parte della lezione, più discorsiva e ricca di aneddoti, si passa alla parte pratica di ascolto dal vivo. Intervengono per l’occasione tre giovani studenti del Conservatorio Arrigo Boito di Parma, preparati dalle docenti Francesca Ziveri e Rosy Oriani. I cantanti, Chiara Guerra, Tabita Martinez Riveros e Ziz Hau, accompagnati al pianoforte da Giuliana Panza, si esibiscono in arie di Verdi, Rossini, Puccini e Massenet, dando così ai loggionisti la possibilità di apprezzare e riconoscere diverse qualità vocali e differenti interpretazioni. I preziosi interventi di Gabrielli e delle docenti del conservatorio evidenziano i punti di forza e di debolezza delle giovani voci, offrendo al pubblico informazioni che saranno utili nel ruolo di loggionista.
*****
La terza lezione del 5 febbraio è dedicata agli ascolti guidati di alcuni brani del Flauto Magico di W.A.Mozart e di Elisir d’Amore di G.Donizetti; ad illustrare il contesto storico-biografico e ad introdurre le caratteristiche delle opere è Cristina Bersanelli.
La celeberrima aria della Regina della Notte è la prima ad essere introdotta per l’ascolto: “Der Hölle Rache kocht in meinem Herzen” è un’aria dalla struttura italiana, la seconda del ruolo, inserita in un momento particolare della trama, come spiega Patrizia Monteverdi. Prima dell’ascolto vero e proprio, accompagnato anche da video, Bersanelli elenca una serie di parole chiave che gli studenti dovranno tentare di riconoscere e accenna al pianoforte il tema principale dell’aria, sottolineando le difficoltà tecniche che deve affrontare un cantante durante la performance di questo ruolo. La stessa aria viene fatta ascoltare prima eseguita da Diana Damrau e poi da Luciana Serra e, successivamente, vengono messe a confronto le peculiarità delle due interpreti, coinvolgendo il pubblico in sala. Patrizia Monteverdi illustra poi quelli che sono i punti fondamentali della parte registica, sia relativamente all’aria, sia in riferimento all’opera in generale. Ascolto inaspettato della stessa aria da parte di una voce bianca per discutere con i convenuti di questa particolare vocalità.
Si passa alla descrizione delle scene più emblematiche dell’opera, fino al famosissimo duetto tra Papageno e Papagena di cui si procede anche all’ascolto guidato.
Il primo brano di Elisir d’Amore ad essere presentato è “Udite, o rustici”, aria di ingresso di Dulcamara, nell’interpretazione di Ambrogio Maestri. Anche in questo caso si chiede all’uditorio di porre l’attenzione sulle parole o le frasi che si individuano durante l’ascolto e che sono più facilmente riconoscibili dato il testo in italiano.
In ultimo, un fuori programma molto gradito, l’ascolto di “Buongiorno a te” dalla voce di Luciano Pavarotti, emblematico esempio di corretta dizione nel canto.
*****
Il 12 febbraio 2023, la quarta lezione di Loggionisti si diventa si apre con una graditissima sorpresa: il Teatro Regio di Parma, molto vicino all’iniziativa del Circolo Culturale Parma Lirica e “molto interessato agli effetti che questo corso potrà avere”, come annuncia Patrizia Monteverdi, ha deciso di invitare tutti i partecipanti allo spettacolo del 17 febbraio, che vede in scena Il matrimonio segreto di Cimarosa attualmente in programmazione presso l’ente lirico parmigiano. Una ottima opportunità, quindi, per i nuovi loggionisti di verificare quanto appreso fino ad ora e di cimentarsi in una prima esperienza da fruitore consapevole. Tra l’altro, questa sorpresa cade perfettamente in linea con il programma del corso e offre lo spunto per approfondire un’opera che si collega, storicamente parlando, con Mozart e con Vienna. Da qui, le docenti erudiscono i presenti sulla genesi e la trama dell’opera di Cimarosa, aggiungendo anche dei particolari sulla rappresentazione in programma presso il Teatro Regio e istruendo i convenuti su dove porre l’attenzione a livello registico.
L’intervento di Gabriella Corsaro, poi, verte totalmente sul pratico: si ritorna velocemente sui termini propri del teatro affrontati e si fanno sperimentare ai loggionisti, in sala e online, i primi rudimenti di tecnica vocale con lo scopo di poter comprendere meglio il lavoro fisico di un cantante durante la performance e di affinare l’orecchio e l’occhio su determinati momenti dell’esecuzione in scena.
Questa quarta lezione è stata molto ben accolta dai presenti per via del fascino della Corsaro e dell’esperienza della Monteverdi. Il loro eloquio ha incantato l’uditorio, creando un’atmosfera meditativa e raggiungendo pienamente gli obiettivi prefissati. La lezione è stata densa di preziosi spunti di riflessione e ha suscitato un grande apprezzamento da parte di tutti i partecipanti.
*****
La quinta lezione di Loggionisti si diventa si apre e si chiude con un breve riepilogo dell’esperienza in teatro per la visione de Il matrimonio segreto di Cimarosa andato in scena al Teatro Regio di Parma il venerdì precedente.
Il focus si sposta, poi, su uno dei melodrammi più affascinanti e rappresentati al mondo: Turandot, l’opera incompiuta di Giacomo Puccini. Cristina Bersanelli racconta di come, durante la sua prima rappresentazione al Teatro alla Scala nel 1926, Arturo Toscanini abbia posato la bacchetta nel punto in cui termina la partitura del compositore. Puccini non aveva potuto completare l’opera a causa della sua morte per malattia. Tuttavia, grazie agli abbozzi ritrovati, i suoi stretti collaboratori hanno potuto comporre dei finali coerenti per la rappresentazione dell’opera. Da questi presupposti si passa prima alla contestualizzazione biografica di Puccini e delle sue opere, attraverso la descrizione dei luoghi in cui ha vissuto e l’illustrazione di alcuni momenti della sua vita, e poi all’esposizione della trama della Turandot. Si approfondisce la figura della protagonista del melodramma e la scena dei tre enigmi le cui soluzioni portano direttamente a lei stessa.
Gli ascolti guidati di oggi vertono sull’aria “In questa reggia” di cui si presentano diverse esecuzioni allo scopo di raffinare l’orecchio dei loggionisti su determinate sfumature vocali e interpretative. Nell’aria, Turandot descrive la bellezza e la grandezza del suo palazzo e la sua autorità come sovrana, ma si lamenta dell’odio che sente verso gli uomini e giura di non sposarsi mai, a meno che un pretendente non riesca a risolvere i suoi tre enigmi. Ci si sofferma anche sulla complessità di rappresentare scenicamente, a livello di regia, personaggi come quelli presenti in quest’opera.
È giusto considerare che il valore aggiunto di queste lezioni risiede nelle tre docenti del corso che arricchiscono ogni incontro con interessanti aneddoti derivati dalla loro vasta esperienza professionale. Questi aneddoti non solo catturano l’attenzione degli studenti, ma offrono anche preziose opportunità di apprendimento, consentendo loro di acquisire conoscenze pratiche e un’ampia visione del ruolo del loggionista.
*****
Una sesta lezione appassionata così come l’ospite che l’ha condotta: Raffaele Viggiano, medico operante a Parma, melomane competente con una grande esperienza di loggione alle spalle. Viggiano si racconta ai presenti brevemente e con molta semplicità, parlando dell’opera che lo ha fatto innamorare, Il Trovatore, e dei suoi cinquanta anni in teatro che lo hanno visto protagonista di molte battaglie per risollevare la cultura della sua città. Acuto osservatore, pone l’accento della sua analisi sulla fruizione consapevole dello spettacolo, lasciando intendere quanto sia di vitale importanza per il pubblico odierno conoscere non solo il programma musicale dei teatri, ma anche e soprattutto i vari cast che si susseguiranno sui palcoscenici, poiché sono proprio gli agenti della macchina teatrale a decretare le sorti di una rappresentazione.
Dal punto di vista del pubblico, il panorama teatrale ha subito un’evoluzione significativa nel corso degli anni. In passato, le persone si recavano a teatro per vedere l’opera di un compositore specifico. Successivamente, la tendenza è stata quella di andare per applaudire i cantanti più famosi e l’opera diventava di quel cantante. Negli ultimi anni, invece, la maggior parte delle persone sembra maggiormente attratta dalle regie innovative e creative che portano nuovi elementi alle rappresentazioni teatrali. Questa tendenza ha portato molti teatri ad adattarsi, cercando di offrire produzioni sempre più particolari e di tendenza per soddisfare i gusti del pubblico moderno che, però, non è più competente in materia come lo era un tempo. Si discute quindi di alcune regie in particolare, con esempi rappresentativi della situazione odierna, che nulla hanno a che fare con l’opera per cui vengono allestite.
Partendo dalla definizione di melodramma, Viggiano spiega quanto sia importante che una regia, per quanto moderna e innovativa, rimanga rispettosa del libretto che rappresenta, poiché, per realizzare l’opera, i compositori “sono partiti sempre da una trama, da un testo dalle singole parole scritte […] mettendo sul pentagramma le note e tutti i segni espressivi per esprimere gli accadimenti, i sentimenti, gli stati d’animo e le emozioni che escono dalle singole parole e dal contesto che viene narrato”. Per questo, alle parole di gioia o tristezza di un personaggio corrisponderà musica che esprime gioia o tristezza e così via per tutti i sentimenti, le situazioni, le emozioni rappresentate in un melodramma, così come anche le indicazioni agogiche e le annotazioni sullo spartito sono poste diversamente a seconda della scena che si sta supportando.
Si passa quindi all’ascolto guidato di alcune arie celebri: “Ave Maria” dall’Otello di Verdi, in cui la scrittura musicale rispecchia perfettamente l’atmosfera intima e delicata di una preghiera; ancora, si ascolta con l’ausilio del pianoforte il finale de Il Trovatore, in cui la scena e la musica traghetta dalla morte di Leonora al grido di vendetta di Azucena; sempre con l’ausilio di Cristina Bersanelli al pianoforte, si discute del finale di Traviata, partendo da “Addio del passato”.
Puntuale e realistico, il bollettino delle regie “innovative” redatto da Viggiano lascia interdetti tutti i presenti, alcuni dei quali iniziano a fare diverse considerazioni interagendo con l’esperto loggionista. “Liberi i registi di fare i loro spettacoli su musica a loro piacimento, ma non di fare regie ignorando che la trama c’è ed è venuta prima della musica e che non può essere cambiata, perché la narrazione e le parole quelle sono e quelle restano. La musica è stata scritta in funzione di queste, il libretto e la trama non possono essere un optional” queste le parole del medico, il quale traccia anche una panoramica sulle possibili responsabilità dello stesso pubblico, ormai divenuto troppo buonista e permissivo, in merito a questo declino delle odierne scelte teatrali.
Un altro dei problemi che si affrontano riguarda la scelta del cantante per interpretare un certo ruolo. In alcuni casi, infatti, la vocalità del cantante non sembra adatta al ruolo per cui è stato scritturato. Sebbene ci siano casi in cui l’interprete è in grado di adattare la sua voce per affrontare ruoli che non sono propriamente adatti alla sua vocalità naturale, questo richiede un grande sforzo da parte del cantante, che deve lavorare sulla tecnica vocale e sulle capacità interpretative per riuscire a rendere al meglio il personaggio. Purtroppo, però, anche questo è un modo per travisare l’idea musicale che è alla base della drammaturgia di quell’opera, poiché i suoni orchestrali e vocali sono perfettamente bilanciati sull’idea di base del compositore e in accordo con il libretto a cui si ispira.
In merito a questo aspetto, si procede con gli ascolti di due arie celebri, una di Rossini e una di Puccini, in cui si mettono a confronto vocalità diverse sul medesimo brano per dare ai presenti la possibilità di comprendere l’importanza di affidare un ruolo al giusto interprete. Mentre un cantante con una voce più leggera potrebbe essere perfetto per un’aria di Rossini, un brano di Puccini richiederebbe un interprete con una voce più potente e drammatica, perciò affidare il ruolo al giusto interprete è essenziale per garantire il rispetto della trama, della musica e della drammaturgia.
Si conclude con applausi e consensi il sesto incontro del corso per futuri loggionisti.
*****
Settima lezione di Loggionisti si diventa, penultima del corso, si concentra sul bon ton del teatro. Si apre l’incontro parlando di come si è giunti a certe regole che oggi sembrano ovvie e scontate: il buio, il silenzio, la buca orchestrale. Il buio in sala durante le esibizioni musicali non è solo una semplice questione di estetica. Uno dei primi a pretendere il buio in sala fu Arturo Toscanini che intendeva portare l’esecuzione e la fruizione della musica ad un grado più elevato di consapevolezza e rispetto: il buio, infatti, crea una sorta di “sospensione del tempo” che favorisce la concentrazione degli spettatori sulla rappresentazione, melodramma o concerto che sia. Inoltre, l’oscurità in sala può favorire l’attenzione e la concentrazione del musicista/cantante stesso. Questi sono aspetti particolarmente importanti in ambito performativo, dove spesso si cerca di creare un’esperienza emotiva intensa attraverso la rappresentazione scenica e musicale.
Un’altra importante innovazione introdotta da Toscanini è stata quella di interdire il palco e le quinte a tutti i non addetti ai lavori. Come spiega Cristina Bersanelli, infatti, in precedenza chiunque poteva accedere al retroscena, causando notevoli problemi organizzativi e logistici, nonché interferenze con gli artisti impegnati nella loro performance. Questa regola ha dunque permesso di limitare l’accesso al palcoscenico a un numero ridotto di persone, tra cui naturalmente gli artisti, i tecnici e il personale di servizio. In questo modo, si è evitato che persone estranee alla produzione dell’opera potessero interferire con lo svolgimento delle attività e causare possibili disagi. Questo ha portato anche ad una netta distinzione tra pubblico e team teatrale, tra il piano della fruizione e quello dell’esecuzione.
Altro cambiamento, che può sembrare banale e comico ma che ha contribuito a migliorare il godimento del pubblico, è stato il divieto di accedere in sala con copricapi eccessivamente voluminosi che impedivano agli spettatori malcapitati di vedere la rappresentazione.
Ci sono anche alcune cose pratiche da tenere a mente per assicurarsi di godersi appieno lo spettacolo. Ad esempio, la temperatura all’interno del teatro può diventare piuttosto elevata, quindi può essere una buona idea vestirsi a strati per poter regolare la temperatura del proprio corpo durante la rappresentazione; è importante evitare di fare movimenti rumorosi durante l’esecuzione, in modo da non disturbare gli altri spettatori e non distrarre gli artisti sul palco; spegnere il cellulare non solo per il fastidio delle notifiche, ma anche per evitare che lo schermo illuminato possa disturbare gli altri, Infine, la puntualità è fondamentale per non disturbare né gli spettatori, né gli artisti e per evitare di perdere l’inizio dello spettacolo. Arrivare con largo anticipo permette di trovare il proprio posto con calma e di poter godere della bellezza del teatro e dell’atmosfera che si crea prima dell’opera.
Poi, ci sono i segnali, acustici e visivi: in genere, circa 15 minuti prima dell’inizio dello spettacolo, si sente una campanella di avviso che si ripete altre due volte per avvertire il pubblico dell’imminente inizio; a 3 minuti dall’inizio dello spettacolo, le luci in sala cominciano a sfumare e l’oboe dà il La al primo violino per accordare l’orchestra. Quando è buio, si accende una piccola luce verde in buca che permette al direttore d’orchestra di entrare. Questi segnali non solo avvertono gli spettatori dell’inizio dello spettacolo, ma anche gli artisti che devono prepararsi per l’esibizione.
Come loggionisti, è importante conoscere non solo la trama e i dettagli dell’opera, ma anche le regole per gli applausi finali che richiedono una certa etichetta. Gli artisti escono in ordine preciso per ricevere gli applausi, in modo da dare il giusto riconoscimento a ciascun membro del cast. Inizialmente, sono i comprimari di gruppo a uscire sul palco per ricevere gli applausi, come ad esempio il coro. Seguono i personaggi minori, quelli che hanno una piccola parte all’interno dell’opera, fino ad arrivare al protagonista. Dopo la serie di uscite degli artisti, è il momento dei membri della produzione: la prima donna esce per portare sul palco il direttore d’orchestra, che riceve l’applauso del pubblico, seguito da un altro dei personaggi principali, che porta agli applausi il regista.
Uno spettacolo operistico non è solo il frutto del lavoro degli artisti sul palco, ma anche di una serie di figure fondamentali che operano dietro le quinte. Tra queste, i macchinisti e i tecnici dei vari settori sono sicuramente tra le figure più importanti. Essi sono professionisti altamente qualificati, responsabili della creazione degli effetti speciali, delle scene e dei cambi di scena durante lo spettacolo. Esistono anche altre figure strumentali indispensabili come i maestri di palco, che coordinano l’entrata e l’uscita degli artisti, i maestri alle luci, che creano l’atmosfera giusta con la giusta illuminazione, i maestri d’armi, che coordinano determinati movimenti scenici, e molti altri. Ogni membro del team dietro le quinte è fondamentale per la creazione di uno spettacolo di successo. Senza la loro professionalità e la loro dedizione, gli artisti sul palco non potrebbero dare il meglio di sé e il pubblico non potrebbe apprezzare appieno l’esperienza teatrale o operistica.
Cifra sempre vincente di questi incontri è l’esperienza delle insegnanti, Cristina Bersanelli, Gabriella Corsaro e Patrizia Monteverdi, le quali arricchiscono le lezioni con aneddoti interessanti e propongono ascolti storici significativi.
*****
“Buon pomeriggio a tutti e benvenuti al nostro ultimo incontro di Loggionisti si diventa” queste le parole che Cristina Bersanelli, ideatrice del corso, pronuncia con orgoglio all’apertura dell’ottava e ultima lezione. E per mantenere alto il livello degli incontri, questo ciclo non poteva che chiudersi con un asso nella manica, una ciliegina sulla torta, la figura fondamentale presente nel teatro musicale: il direttore d’orchestra! Ospite del pomeriggio, figura centrale di questa lezione, è Matteo Beltrami. Genovese, classe ‘75, Beltrami, ha fatto parlare di sé grazie al suo eccezionale talento nel mondo della musica. Diplomato in Violino al Conservatorio N. Paganini di Genova e in Direzione d’orchestra al Conservatorio G. Verdi di Milano, ha debuttato come direttore all’età di vent’anni a Genova, dirigendo Il Trovatore. Da allora, ha continuato a stupire il pubblico con la sua maestria, diventando uno dei direttori d’orchestra italiani più promettenti. In un articolo de La Stampa, Alberto Mattioli lo ha anche elencato tra i migliori undici direttori della sua generazione. Con una carriera di oltre vent’anni, Beltrami ha diretto quasi cinquanta titoli operistici, dimostrando di essere un artista versatile che spazia dal barocco alle prime esecuzioni assolute di opere contemporanee. La sua arte di dirigere è apprezzata sia in Italia che all’estero, soprattutto in Germania, e rappresenta un punto di riferimento per la nuova generazione di musicisti italiani.
Ma perché attendere l’ultima lezione per introdurre la figura del direttore d’orchestra? Contrariamente a quanto si possa immaginare, il direttore non è solo colui che sale sul podio per portare il tempo sbracciando vistosamente, ma è la figura che unisce e coordina tutte le componenti del teatro musicale che intervengono nella realizzazione di una rappresentazione operistica.
Innanzitutto, il direttore d’orchestra deve avere una conoscenza approfondita della partitura dello spettacolo musicale che è chiamato a dirigere, in modo da poter interpretare correttamente la musica e comunicare la sua visione agli orchestrali. Questo implica una conoscenza approfondita della teoria musicale, dell’armonia, dell’organologia e, soprattutto, del repertorio, oltre a una buona dose di creatività e sensibilità artistica. Il direttore d’orchestra deve inoltre coordinarsi con il regista e con gli altri membri della produzione, in modo da integrare la musica con l’azione sul palcoscenico, gli effetti scenici e le luci. Questo richiede una stretta collaborazione con il regista, con cui il direttore d’orchestra deve discutere l’interpretazione dell’opera, le scelte musicali, il tempo e il carattere delle diverse scene e dei personaggi. In questo modo, il direttore d’orchestra e il regista lavorano insieme per creare un’esperienza teatrale completa e coinvolgente per il pubblico.
Inoltre, il direttore d’orchestra deve anche dirigere il coro, che spesso accompagna l’opera. In questo caso, il direttore d’orchestra deve coordinare la musica e le voci del coro con l’orchestra e gli interpreti solisti, garantendo che ogni parte sia eseguita con precisione e coerenza.
Il direttore d’orchestra ha anche la responsabilità di garantire la buona esecuzione tecnica dell’insieme e dei singoli strumentisti, gestendo le dinamiche del suono, il volume, le entrate e le uscite degli strumenti, e il ritmo generale dello spettacolo musicale. Questo richiede una grande capacità di ascolto, di coordinazione e di gestione del tempo.
Pertanto, il direttore d’orchestra nel teatro musicale è una figura fondamentale che ha il compito di dirigere e coordinare l’orchestra, il coro e gli interpreti solisti, integrare la musica con l’azione sul palcoscenico e creare un’esperienza teatrale coinvolgente per il pubblico. Il suo ruolo richiede una vasta conoscenza teorica e artistica, un’ottima capacità di collaborazione con il regista e gli altri membri della produzione, un profondo impegno nello studio e approfondimento del repertorio, una buona dose di intraprendenza per far fronte ai vari imprevisti che accadono normalmente durante le produzioni e grandi capacità di comunicazione e leadership che gli permettono di guadagnare il rispetto necessario da parte dei musicisti e, quindi, di mantenere stabile e saldo il suo ruolo di guida.
Sostenuto da Cristina Bersanelli e Patrizia Monteverdi, Matteo Beltrami ha coinvolto i partecipanti con la condivisione delle sue innumerevoli e avvincenti esperienze nel mondo dell’opera. Durante l’intervento, il maestro ha descritto in modo dettagliato le differenze tra le produzioni operistiche italiane e quelle straniere, sia a livello generale, sia nel dettaglio delle composizioni teatrali della cultura italiana eseguite all’estero, evidenziando la considerazione filologica di certe rappresentazioni. Queste informazioni sono state particolarmente interessanti per il pubblico presente, che ha avuto modo di comprendere meglio le sfumature e le sfide legate alla realizzazione di produzioni teatrali di successo. Grazie alla sua esperienza e alla sua passione per il melodramma, Beltrami è stato in grado di fornire un’analisi approfondita e coinvolgente sul mondo dell’opera dal punto di vista del podio direttoriale, regalando ai partecipanti un’esperienza culturale unica ed emozionante.
*****
Il mondo del teatro musicale è sempre stato un luogo di grande fascino e mistero, ma spesso anche di incomprensioni e fraintendimenti. Per questo motivo, Cristina Bersanelli ed Enrico Stinchelli hanno ideato e progettato il corso per loggionisti, un’esperienza formativa completa che ha permesso ai partecipanti di acquisire una conoscenza generale sul mondo del teatro musicale e sul ruolo del loggionista.
I corsisti hanno avuto la possibilità di confrontarsi con professionisti del settore, ascoltando direttamente i racconti delle loro importanti esperienze. Grazie all’impegno degli insegnanti e alla partecipazione attiva degli studenti, l’obiettivo del corso è stato raggiunto in modo eccellente: rieducare il pubblico alla fruizione dell’opera in teatro, riportando la consapevolezza sui molteplici aspetti che la compongono.
Il corso per loggionisti ha dimostrato come l’educazione teatrale possa migliorare la comprensione degli spettacoli a cui si assiste, fornendo gli strumenti per apprezzare non solo la performance dei cantanti, ma anche la performance orchestrale, la regia, la scenografia e l’illuminazione. In questo modo, si forma un pubblico più consapevole e critico, in grado di apprezzare appieno l’opera lirica e di coglierne ogni sfumatura.
Loggionisti si diventa, il primo corso per futuri melomani organizzato presso il Circolo Culturale Parma Lirica, ha rappresentato un’occasione unica per avvicinarsi al mondo del teatro musicale e per imparare a fruire consapevolmente delle opere liriche.