Manon Lescaut – Teatro Verdi, Pisa
Il teatro Verdi di Pisa è stato costretto a posticipare di un giorno la prima di Manon Lescaut di Giacomo Puccini, prevista per venerdì 13, a causa di un problema tecnico dell’impianto antincendio. La recita pomeridiana della domenica, a cui abbiamo assistito, ha quindi impegnato nuovamente il cast dei cantanti e l’orchestra a poco più di sedici ore dalla rappresentazione del sabato. In verità, all’inizio, soprattutto da parte dei cantanti, qualche incertezza si è percepita, probabilmente dovuta alla preoccupazione per la prova che si accingevano ad intraprendere; tuttavia nel complesso tutte le interpretazioni sono state valide ed appropriate, con uno spettacolo che è andato man mano crescendo verso un finale davvero molto intenso.
E interpretazione via via sempre più convincente è stata quella di Alessandra Di Giorgio come Manon. Misurata ed elegante in ogni parte, con un fraseggio ordinato e trasparente, delinea un personaggio un po’ sbiadito al primo atto, mentre è dolce e melodica nella romanza “In quelle trine morbide” e decisamente brillante nella scena del ballo, dove ben rappresenta la bambola da salotto che è divenuta l’ingenua ragazza dell’inizio. Assai vibrante nel duetto con Des Grieux in casa di Geronte, dà qui forma ad uno dei momenti più riusciti di questa esecuzione. Prende possesso del personaggio con crescente sicurezza e realizza con efficacia la disperazione della prigioniera e la passione dell’innamorata. Infine è lacerante al quarto atto, con un canto ampio e sbalzato, omogeneo e ricco di sfumature, delineando con intensità la solitudine e la voglia di vivere della donna sopraffatta dal destino e dalla morte.
Paolo Lardizzone è un Des Grieux fresco e giovanile, con voce chiara e potente, rotondo nella linea delle parti in arioso, con qualche spigolatura e discontinuità nei declamati del recitativo. Sognante e luminoso in “Donna non vidi mai”, è invece dolente e appassionato nel duetto con Manon al secondo atto; più sicuro e disinvolto, è molto drammatico nella scena della partenza e disperato nel finale.
Ben delineato il personaggio di Lescaut da Marcello Rosiello, con una vocalità omogenea e consistente ed un canto saldo e articolato, prestante e adeguato in ogni intervento.
Incisivo il Geronte di Alberto Mastromarino, voce profonda con un fraseggio assai scolpito, forse talvolta eccessivamente caricato.
Energico e suadente l’Edmondo di Saverio Pugliese in “Ave, sera gentile” ed ha un suono pieno ed avvolgente Marco Innamorati nel ruolo dell’Oste e del Sergente. Tratteggiati accuratamente anche il Maestro di Ballo di Cristiano Olivieri e il Comandante di Alessandro Ceccarini, scandito ed espressivo. Irene Molinari, nelle vesti del Musico, ci regala un delizioso momento di grazia settecentesca; frivoli e leggieri i Parrucchieri di Greta Battistin e Giulia Petrucciani.
La direzione di Marco Guidarini cura nei dettagli il suono dell’Orchestra Giovanile Cherubini, per lo più morbido ed equilibrato nei diversi colori. Ha una resa vivace dei tempi nelle scene iniziali e un’attenzione cameristica ai momenti del ballo e al siparietto del Musico. In un continuo sostegno ai cantanti, conferisce volume e drammaticità al duetto e all’episodio dell’arresto. Struggente è il preludio al terzo atto ed eseguito con vigore; dispiace quindi ancor di più la brutta stonatura dell’attacco. Il finale è poi realizzato in una forma solenne e straziante, con ampie masse sonore compatte e screziate.
Al terzo atto, in grande sintonia con la buca orchestrale il Coro Archè diretto da Marco Bragagna, in un momento livido e toccante; qualche scollatura ma molta solare allegria negli interventi del principio.
La regia di Aldo Tarabella è essenziale ed elegante, con idee originali ed alquanto azzeccate ed in notevole consonanza con le forme musicali. Una grande facciata barocca, con elementi classicheggianti, realizzata dallo scenografo Giuliano Spinelli, domina la scena dei primi due atti: un edificio inclinato, sorta di sublime rovina o relitto incagliato nel tempo. I costumi di Rosanna Monti collocano però la vicenda nel periodo coevo alla composizione dell’opera, tra Otto e Novecento, e lo sfondo diviene così la memoria di un’epoca raffinata e artificiosa dove tutto è sospeso e sul punto di sprofondare. Solare e primaverile il quadro della locanda, nella vitalità della giovinezza e nella grazia delle coreografie di Luigia Frattaroli. Danze leggiadre anche in casa di Ravoir, dove si indossano abiti francesi alla moda rococò ed il siparietto dei musici, in accordo con le note, realizza un grazioso omaggio al Settecento. Ma proprio in questo atto la struttura si squarcia, segnando la fine delle illusioni mentre Manon cerca invano salvezza dentro un’edicola della facciata, che nel quadro successivo diverrà la sua prigione, come un’altra faccia della bellezza, ed infine la nave che la porterà verso le Americhe. Nella conclusione poi, al centro del palco campeggia un’enorme roccia scoscesa, ultima metamorfosi dell’imponente architettura. L’evoluzione della scena segue dunque il passo della progressione musicale, in una variazione di luci da calde a grigiastre e poi fredde e plumbee, anch’esse essenziali e disegnate con cura da Marco Minghetti.
Molto applauditi tutti i cantanti, Guidarini e l’orchestra, ed ispira una meritata simpatia la commozione, trattenuta a fatica, di Alessandra Di Giorgio.
MANON LESCAUT
Dramma lirico in quattro atti su libretto di autore anonimo
(cui collaborarono Giuseppe Giacosa, Luigi Illica, Ruggero Leoncavallo,
Domenico Oliva, Marco Praga, Giacomo Puccini, Giulio Ricordi),
dal romanzo Histoire du Chevalier Des Grieux et de Manon Lescaut
di François-Antoine Prévost
Musica di GIACOMO PUCCINI
Direttore Marco Guidarini
Regia Aldo Tarabella
Scene Giuliano Spinelli
Luci Marco Minghetti
Costumi Rosanna Monti
Coreografie Luigia Frattaroli
Maestro del Coro Marco Bargagna
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Manon Lescaut Alessandra Di Giorgio
Lescaut Marcello Rosiello
Renato Des Grieux Paolo Lardizzone
Geronte di Ravoir Alberto Mastromarino
Edmondo Saverio Pugliese
L’oste, il Sergente degli Arcieri Marco Innamorati
Il maestro di ballo, il lampionaio Cristiano Olivieri
Un musico Irene Molinari
Il comandante di Marina Alessandro Ceccarini
Un parrucchiere Greta Battistin, Giulia Petrucciani
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Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Coro Archè
Foto: Diego Bianchi