La fanciulla di neve (Sneguročka)
Quella di Sneguročka non è la solita storia per bambini, è qualcosa di diverso, un racconto molto articolato che affonda le radici nella ricca tradizione russa. La Fanciulla di Neve non è la fiaba natalizia che siamo abituati ad ascoltare, eppure, forse più di altre, è intrisa delle tipiche atmosfere natalizie che tanto conosciamo e amiamo. È con questa rappresentazione che l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha augurato buone feste al suo pubblico il 22 dicembre 2022 presso l’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone in Roma.
Prima di entrare nel vivo del concerto, è doveroso illustrare brevemente l’opera. La Fanciulla di Neve è una fiaba tradizionale russa che narra la vicenda di Fiordineve, la giovane figlia di Gelo e Primavera, condannata dal Sole a vivere per sempre nell’inverno, senza mai poter conoscere il sentimento dell’amore che le scalderebbe il cuore facendola morire. Per proteggerla dal suo infelice destino, Gelo e Primavera affidano la propria figlia a due contadini i quali vivono nel paese di Berendej e non hanno progenie. Durante il Carnevale, la fanciulla si invaghisce del pastore Lel’ che vorrebbe da lei un bacio in cambio della canzone appena intonata. La giovane rifiuta deludendo il ragazzo che, di conseguenza, la abbandona. Kupava, ragazza del paese di Berendej vorrebbe, invece, sposare Mizgir, un altro giovane, il quale, però, cambia idea quando vede Fiordineve perché se ne innamora all’istante. Kupava, allora, corre a lamentarsi dallo Zar Berendej il quale manda in esilio Mizgir e, preoccupato perché il gelo dell’inverno perdura sempre più a lungo, decide di convocare tutti i giovani del paese per unirli in matrimonio: è convinto che la causa del persistente freddo sia proprio Fiordineve con il suo cuore di ghiaccio e spera che così anche lei possa trovare l’amore che le scaldi il cuore, affinché l’inverno possa cessare. Fiordineve è ancora interessata a Lel’, il quale, invece, si dichiara innamorato di Kupava. Disperata, la giovane fanciulla invoca l’aiuto di sua madre Primavera che, intenerita, finalmente le concede l’amore: sarà il primo mortale che incontrerà a farla capitolare e il destino vuole che le si avvicini proprio Mizgir che, ora, viene ricambiato da Fiordineve. Lo Zar è pronto a celebrare le nozze quando, all’improvviso, un raggio di sole tocca Fiordineve, la quale si scioglie inesorabilmente ed evapora. Distrutto dal dolore, Mizgir si tuffa nel lago e annega. Il lungo freddo invernale è terminato, il tempo torna a scorrere normalmente, è giunta l’estate nel paese di Berendej.
Il viaggio di Sneguročka dalla fiaba al teatro musicale è complesso. Innanzitutto, esistono due versioni dell’opera, la prima, del 1873, è di Čajkovskij, mentre la seconda, del 1882, è di Rimskij-Korsakov. Le fonti storiche raccontano che il libretto fu commissionato ad Aleksandr Ostrovskij dal Bolshoi di Mosca e fu lo stesso Maestro a contattare Čajkovskij per la composizione musicale che avrebbe dovuto tener conto anche della presenza della compagnia di danza per un’opera che coinvolgesse tutte e tre le arti insieme. Successivamente, Čajkovskij scrisse ad Ostrovskij una lettera in cui denunciava “il furto” dell’opera da parte di Rimskij-Korsakov, lettera alla quale non seguì risposta.
Delle due Sneguročka quella più conosciuta ed eseguita è, probabilmente, la seconda, mentre, per il concerto nella Sala Santa Cecilia dell’Auditorium, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha voluto omaggiare Čajkovskij, portando sul palco la prima versione de La Fanciulla di Neve come prima esecuzione nei concerti dell’Accademia.
Essendo l’opera eseguita in forma di concerto, la drammaturgia è stata affidata ad Umberto Nicoletti Altimari, musicologo dalla carriera infinita, che per le parti recitate ha scelto di basarsi sulla traduzione di Ettore Lo Gatto (Eri 1958). Un altro grande nome di questa rappresentazione è quello di Milena Vukotic, volto amatissimo della TV, del cinema e del teatro di prosa dal 1960. Stanislav Kochanovsky, invitato per l’occasione a dirigere Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, è un direttore ricercato a livelli internazionali con una fitta agenda di appuntamenti nei più grandi teatri mondiali. Le voci soliste sono quella del mezzosoprano Agunda Kulaeva e del tenore Sergey Radchenko, entrambi provenienti dal Bolshoi di Mosca, ma conosciuti e apprezzati anche in Italia e all’estero. Sulle poltrone rosse della grande sala, sono presenti diversi bambini e giovanissimi ragazzi in attesa di assistere al racconto di questa bellissima fiaba in musica.
Da destra e da sinistra entra l’orchestra, completa di arpa, ottoni e percussioni, come previsto dalla partitura; anche le fila del coro sono più numerose e si nota la presenza di giovani volti. Subito dopo, fa il suo ingresso in scena Milena Vukotic, accompagnata dal M° Stanislav Kochanovsky.
La fiaba inizia con un Prologo, composto da cinque numeri, la cui introduzione è un lungo climax che si apre con i legni, prosegue con gli archi, poi con l’arpa e giunge al pieno orchestrale, con melodie che subito ricordano qualcosa di arcaico, magico, natalizio. Sulle ultime note entra la voce recitante di Milena Vukotic. Seduta su una Savonarola di legno rosso, l’attrice diventa immediatamente la dolce nonna delle storie magiche e, leggendo dal suo librone bianco, con voce morbida e recitazione coinvolgente, riporta alla memoria le classiche fiabe Disney. Una voce che infonde sicurezza e calore con il suo atteggiamento sereno, una personalità umile e timida, invece, nel momento degli ingressi in scena e durante applausi finali.
Il secondo numero vede l’ingresso del Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, preparato dal M° Piero Monti, a cui va un grande riconoscimento per aver messo a punto un’opera così complessa in lingua russa. In questo secondo momento, come in tutti i seguenti, il Coro è riuscito a far intendere perfettamente tutte le parole in russo, articolando egregiamente il testo. Inoltre, il difficile attacco iniziale del quarto brano, senza riferimenti strumentali, è stato perfetto, così come le parti intonate a cappella e l’equilibrio dinamico, in piano, crescendo e forte, con l’orchestra. Da sottolineare il contributo vocale di Alberto Marucci, tenore membro del coro, selezionato come voce solista nei numeri di prologo e secondo atto. Marucci ha saputo intonare le melodie a lui affidate con consapevolezza tecnica e professionalità.
Sempre intessuti con minuziosi intrecci di narrazione e musica, i numeri dell’opera permettono di apprezzare anche le altre due voci soliste. Nelle tre canzoni di Lel’, il mezzosoprano Agunda Kulaeva può sfoggiare tutta la bellezza del suo timbro morbido e pastoso, coerente in tutta l’estensione e particolarmente vibrante nel registro di petto. Anche nelle melodie sillabiche e di rapida articolazione, la Kulaeva dimostra grande padronanza tecnica.
Il tenore Sergey Radchenko, sia nel monologo del Gelo che nella canzone di Brusila, porta sul palco la sua importante padronanza scenica e le doti interpretative che gli permettono di descrivere, con voce ferma e ricca di armonici, due personaggi tanto diversi. La tecnica salda e le evidenti doti naturali gli consentono di essere molto apprezzato dal pubblico in sala.
La compagnia tiene alta l’attenzione del pubblico per circa due ore, quando si giunge al numero finale: “Non si cambiano le trame del Destino” recita la voce narrante sul crescendo orchestrale, poi buio in sala, silenzio. Una timida luce illumina a poco a poco il podio dello Zar, il M° Stanislav Kochanovsky recita i versi finali rivolto verso il pubblico. Durante tutta l’esecuzione, il direttore Kochanovsky si è dimostrato raffinato ed elegante, gentile nei cenni e garbato nel rapporto con tutti gli esecutori.
Gli applausi finali sono lunghi e festosi e una certa soddisfazione traspare anche nei volti sul palco. Sicuramente un’idea originale quella di far conoscere al pubblico un’opera poco rappresentata in Italia, coinvolgente dal lato compositivo e vincente da quello esecutivo.
LA FANCIULLA DI NEVE (“SNEGUROCHKA”)
di Pëtr Il’ič Čajkovskij
Direttore Stanislav Kochanovsky
Voce recitante Milena Vukotic
Mezzosoprano (Lel’) Agunda Kulaeva
Tenore (Frost e Brusila) Sergey Radchenko
Tenore solista del coro Alberto Marucci
Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Crediti Foto: ANSC©Musacchio, Ianniello e Pasqualini