Don Pasquale
“Ben è scemo di cervello/ chi s’ammoglia in vecchia età;/ va a cercar col campanello/noie e doglie in quantità”. Queste parole intona Norina nel Rondò che conclude il Don Pasquale di Gaetano Donizetti, in scena al Teatro di Pisa con la direzione di Carmine Pinto e la regia di Gianni Marras. Una morale, come appunto la definisce il libretto, che suggella la vicenda del povero Don Pasquale e che pare un invito ad accettare i limiti imposti dall’età e ad essere consapevoli di sé per non scadere nel ridicolo. Una morale che ci appare lontana dal sentire dei nostri giorni, in un clima come quello attuale che ci spinge di continuo alla ricerca della giovinezza e all’assenza di contenimento come forma di autenticità. Questa nuova produzione, da un allestimento del Teatro Comunale di Bologna, assai divertente e coloratissima, evidenzia anche questo aspetto, delineando un Don Pasquale la cui tirchieria innesca la ricerca di una seconda giovinezza ed offre il pretesto per dare sfogo al narcisismo.
L’azione è trasposta da Marras in una Roma stilizzata del boom economico, quando tutto pareva possibile, in una società interamente protesa in avanti, il cui spirito per certi versi contagia anche la mentalità più retrò del protagonista. Le scene e i costumi di Davide Amadei con le luci di Michele Della Mea realizzano un cornice coerente e sgargiante, con tinte decise e prevalentemente calde, un po’ anni cinquanta, un po’ anni sessanta, in stile fumettistico o da cartone animato vecchio stile; i movimenti scenici sono sempre in grande accordo con la partitura, tant’è che alcuni gesti conferiscono addirittura rilievo alle sfumature musicali. L’opera ci viene così presentata in una versione deliziosa e scoppiettante, ispirata alla commedia all’italiana e al cinema americano , con vere e proprie citazioni come il giro in vespa di “Vacanze romane” o il barboncino di “Tutti pazzi per Mary”. Davvero esilaranti alcune trovate come Ernesto che poco realisticamente ha deciso di fuggire e che ci si presenta quindi vestito da astronauta, o il messaggio cardiaco praticato al cagnolino di Norina divenuta una sorta di Jacqueline Kennedy. Ben realizzata anche la scena con la sostituzione dei mobili, dove scorrono su e giù arredi moderni e tradizionali, scena assai efficace nell’esprimere visivamente il conflitto generazionale, che si potrebbe a ragione definire un altro tema dell’opera. Da rilevare la bravura e la versatilità del mimo Daniele Palumbo, che interpretando tanti diversi personaggi non poco contribuisce alla fluida giocosità della rappresentazione. Tutta la macchina è ben congegnata, senza che si introducano elementi troppo estranei alla vicenda, e sa accogliere in sé anche momenti di tristezza e di lirismo, come lo schiaffo a Don Pasquale o il duetto amoroso tra Ernesto e Norina. Dietro il riso e le caricature affiora quindi un’umanità capace di slanci ma comunque fragile, recalcitrante ad assecondare la felicità degli altri ma disposta a cedere, senza troppe esitazioni, alle lusinghe dell’illusione.
Opera buffa, leggera, ma con una struttura complessa e raffinata resa con vivacità e senso del ritmo dalla direzione di Carmine Pinto, alla guida dell’Orchestra Arché. I temi dell’overture vengono delineati con discreta nitidezza mentre viene creato poco contrasto tra di essi. Pinto si dimostra particolarmente attento alla resa delle variazioni d’intensità ed offre un buon sostegno alle arie e a duetti e terzetti; qualche difficoltà si avverte però nei concertati, soprattutto quello intermedio d’atto. L’orchestra è compatta e brillante, seppur con qualche imprecisione nei pizzicati e con un calo di tensione nel primo concertato. Purtroppo incresciosi gli interventi della tromba con evidenti stonature nell’aria di Ernesto.
Molto ben calibrati gli interventi del Coro Arché diretto da Marco Bargagna, affiatato, con una buona dinamica nell’alternanza di voci maschili e femminili e con riusciti contrasti tra il forte ed il piano.
Michele Govi interpreta un comicissimo Don Pasquale, attualizzando il personaggio in modo assai convincente. Ha un fraseggio articolato, ricco di accenti e di modulazioni, ed una recitazione molto accurata. La voce è poco consistente, particolarmente all’inizio, come nell’aria “Un foco insolito”, resa tuttavia con gradevolezza ed intonazione. Benché sempre corretto, non ci restituisce, per imprecisione nelle agilità, il raffinato gioco virtuosistico dei pezzi al terzo atto. Intenso però nel dar forma all’episodio dello schiaffo, unico momento in cui si incrina la trama smagliante della storia.
Elisa Verzier è duttile e melodica nelle differenti variazioni di Norina, dalla sognatrice innamorata alla finta sempliciotta, fino alla moglie prepotente. E’ fresca e squillante nella cavatina iniziale, con una linea chiara e definita, ma meno convincente nelle salite della cabaletta; si dimostra molto vivace nel duetto con Malatesta ed alquanto versatile nel terzetto in cui si finge Sofronia, con sfumature e gustose trovate. Ritorna lirica e sognante nel duetto del giardino, per poi chiudere in bellezza nel finale con brillanti vocalizzi.
Validamente interpretato anche il Dottor Malatesta da Daniele Terenzi. Il canto è agile e scolpito, ma non troppo omogeneo, più saldo nel registro acuto. Duetta con grazia insieme a Norina ma anche lui riesce poco preciso nella dizione a scioglilingua al terzo atto.
Efficace anche la caratterizzazione di Ernesto da parte di Cèsar Cortès, ragazzotto tra Little Tony ed Happy Days. Il timbro ha una certa preziosità e ricorda l’antico; sicuro specialmente nel registro centrale, delinea la frase con ampiezza e rotondità. Traccia con veridicità sia i momenti comici che quelli più lirici o pseudo drammatici.
Simpatico ed appropriato il Notaro di Tommaso Tombolini.
Alla fine grande ilarità. Applausi per tutti i cantanti, con particolari tributi a Pinto e a Marras.
DON PASQUALE
Dramma buffo in tre atti
Libretto di Giovanni Ruffini e Gaetano Donizetti
Musica di Gaetano Donizetti
Maestro Concertatore e Direttore Carmine Pinto
Regia Gianni Marras
Scene e costumi Davide Amadei
Luci Miche Della Mea
Maestro del Coro Marco Bargagna
Don Pasquale Michele Govi
Il Dottor Malatesta Daniele Terenzi
Ernesto Cèsar Cortès
Il Notaro Tommaso Tombolini
Mimo Daniele Palumbo
Coro e Orchestra Arché
Foto: Studio Pixe e J.Diego Bianchi