L’aio nell’imbarazzo (Donizetti Opera 2022)
Al Festival Donizetti Opera 2022, “L’aio nell’imbarazzo”, il primo grande successo di Gaetano Donizetti, in una nuova edizione critica.
“Verrà un giorno, e non è molto lontano, in cui potremo concludere affari, studiare, conoscere il mondo e le sue culture, assistere a importantispettacoli, stringere amicizie, visitare i negozi del quartiere e mostrare fotografie a parenti lontani, tutto senza muoverci dalla scrivania o dalla poltrona.” Così diceva qualche anno fa Bill Gates ed oggi quel giorno pare decisamente arrivato, ce lo ricorda anche il futuristico allestimento di L’aio nell’imbarazzo, al festival Donizetti Opera.
Il regista Francesco Micheli ed il drammaturgo Alberto Mattioli, scelgono di ambientare l’opera, uno dei primi successi di Donizetti, in un futuro distopico. Nel 2040, una nuova piattaforma chiamata “@facegram”, inventata dal precettore Don Gregorio, sta spopolando. Utenti ne sono i figli di Don Giulio che si ritrovano chiusi in casa, per la misoginia del padre. La storia di Giulio e del suo matrimonio fallito è mimata, durante l’overture e nello spettacolo, da alcuni bravi attori: il piccolo Vittorio Giuseppe Degiacomi (Bernardino), Alessandro Sironi (Enrico bambino), Silvia Lorenzi (ex moglie Antiquati) e Mattia Agatiello, il suo amante. Un futuro, quello messo sulla scena, dove le Interazioni sociali sono spazzate via e regna la solitudine cibernetica, qualcosa che in parte tutti noi abbiamo esperito nei ripetuti lockdown di questi ultimi anni. La scene di Mauro Tinti è essenziale, pulita ed efficace, sopra al palco è posto un grande schermo orizzontale che ospita i video di Studio Temp e le animazioni di Emanuele Kabu. Una sorta di tablet con le sue app ed i suoi loghi, che ridicolizzano quelli reali. I costumi futuristici di Giada Masi sono caratterizzati da colori molto accesi e ben definiti per ogni personaggio, in modo da creare una riconoscibilità cromatica. Il lighting design è di Peter van Praet, che segue le linee di colore dei costumi e rende la scena particolarmente luminosa e bella da vedere.
Pregevole anche la esecuzione musicale che ha reso giustizia a questo capolavoro giovanile del compositore bergamasco.
Nella compagnia di canto hanno brillato le stelle di Alex Esposito e Alessandro Corbelli.
Alex Esposito, nel ruolo di Don Gregorio (l’aio del titolo) è semplicemente perfetto. Forte di una linea robusta ed ampia, dal bel colore vellutato e dal timbro melodioso, non sbaglia un colpo; accarezza ogni singola nota con estrema musicalità e mostra una invidiabile sicurezza in tutti i registri. E poi c’è il fraseggio, così articolato e sfumato, dove ogni singolo accento trova la giusta valorizzazione senza mai cadere in banalità o retorica. Sulla scena è un vero mattatore, con movenze talmente naturali da poterlo senza dubbio paragonare, per bravura e virtuosismo, ad un consumato attore di prosa
Alessandro Corbelli torna, a quasi quarant’anni di distanza dalla storica produzione del Regio di Torino, ad interpretare il personaggio di Don Giulio e lo fa con una classe vocale e scenica che è propria dei grandi. Questa nuova edizione critica pone ora l’artista di fronte ad un personaggio profondamente mutato rispetto a quello già incontrato anni prima e lascia di stucco la facilità con cui il baritono vi aderisce con grande aderenza stilistica e pertinenza espressiva. La linea vocale appare salda e rigogliosa, sempre controllata e stupefacente nel canto di agilità (in più punti si coglie l’eredità rossiniana). Il fraseggio, poi, composto e scolpito, unito all’eleganza della presenza scenica, accrescono la credibilità del personaggio.
Il resto del cast annovera i giovani interpretati della Bottega Donizetti, laboratorio di perfezionamento vocale e teatrale laboratorio curato, tra l’altro, dallo stesso Alex Esposito con la partecipazione di altri grandi artisti del Festival, su tutti Francesco Micheli e il Maestro Riccardo Frizza.
Al soprano Marilena Ruta è affidato il ruolo di Gilda Tallemanni, da lei affrontato con voce cristallina e limpida. Una prova di buon livello dove si apprezzano, tra l’altro, la facilità nella salita al registro acuto e la compostezza del canto d’agilità. L’esecuzione del rondò finale, con la sua spassosissima celebrazione delle donne al comando, è degna di nota per precisione esecutiva e piglio interpretativo. Completano il quadro, infine, la deliziosa presenza scenica e la sensibilità del fraseggio.
Bravo è Francesco Lucii nei panni di Enrico, uomo sospeso tra l’ombra dell’autorità paterna e il carattere tutt’altro che docile della sua amata Giulia. La voce è chiara è piuttosto sicura nell’affrontare, con buona preparazione, la perigliosa aria di ingresso del personaggio. Una prova di buon livello completata dalla disinvoltura e credibilità delle movenze sulla scena.
Riuscitissimo è anche il Pippetto di Lorenzo Martelli. Se vocalmente si notano la morbidezza e la duttilità della linea, scenicamente si ride (parecchio) per la spassosa e caricaturale rappresentazione di questo secondo figlio di Don Giulio un po’ tonto e facilone.
Ben tratteggiata la cameriera Leonarda di Caterina Dellaere, la cui parte viene sbalzata con voce brunita e di buon volume. Irresistibile ed accattivante sulla scena, accenta con sagacia e il giusto mordente.
Completa la locandina, nel duplice ruolo di Simone e Bastiano, un puntuale e ben a fuoco Lorenzo Liberali.
Dal podio, il Maestro Vincenzo Milletarì offre una lettura improntata a ricreare quella atmosfera leggera ed ironica che pervade la partitura donizettiana. In questa occasione, per altro, viene adottata una nuova edizione critica, curata da Maria Chiara Bertieri che ripulisce la partitura dalle incrostazioni della tradizione esecutiva e ne ripristina la costruzione drammaturgica così come l’aveva pensata il compositore alla prima rappresentazione del 1824. Milletarì conduce il racconto con delicatezza, creando un ottimo connubio tra il brio dei momenti più spiccatamente comici e lo slancio sentimentale di quelli marcatamente più intimi.
A questo disegno complessivo ben risponde la compagine dell’Orchestra Donizetti Opera che, con pregevole pulizia e precisione sonora, mette ben in evidenza le dinamiche e le sfumature del componimento.
Una menzione particolare per la perizia e fantasia esecutiva esibite da Hana Lee, Maestro al fortepiano.
Di buon livello gli interventi del Coro Donizetti Opera, guidato con la giusta verve stilistica dal Maestro Claudio Fenoglio.
Il numeroso pubblico presente in sala saluta gli artisti alla ribalta finale con applausi calorosi e punte di grande entusiasmo per Alex Esposito e Alessandro Corbelli.
L’AIO NELL’IMBARAZZO
Melodramma giocoso in due atti a sette voci di Jacopo Ferretti
Musica di Gaetano Donizetti
Edizione critica a cura di Maria Chiara Bertieri Fondazione Teatro Donizetti
Il marchese Giulio Antiquati Alessandro Corbelli
Gregorio Cordebono Alex Esposito
e con gli Allievi della Bottega Donizetti
Il marchese Enrico Francesco Lucii
Madama Gilda Tallemanni Marilena Ruta
Il marchese Pippetto Lorenzo Martelli
Leonarda Caterina Dellaere
Simone / Bastiano Lorenzo Liberali
Orchestra Donizetti Opera
Direttore Vincenzo Milletarì
Maestro al fortepiano Hana Lee
Coro Donizetti Opera
Maestro del coro Claudio Fenoglio
Regia Francesco Micheli
Scene Mauro Tinti
Costumi Giada Masi
Lighting design Peter van Praet
Video Studio Temp
Animazione Emanuele Kabu
Drammaturgo Alberto Mattioli
Foto: Gianfranco Rota