Il Giustino
Se la parola Vivaldi nella testa accende subito “quattro stagioni” in realtà il famoso compositore Veneziano era un vero uomo di teatro, basti considerare la serie di composizioni operistiche, alcune anche come vere e proprie opere inaugurali di un nuovo teatro, come il caso de La Fida ninfa, su libretto di Maffei.
Vivaldi ci è stato restituito da appena un secolo quando nel 1926 furono riscoperte le quattro stagioni e tutto un repertorio di Opere in un fondo oggi conservato alla biblioteca nazionale di Torino. Di qualche anno precedente alla Fida Ninfa, 1724, l’opera Il Giustino, è resa famosa più per alcuni estratti eseguiti da famosi solisti come “vedrò nel mio diletto” o “sento in seno che in pioggia di lacrime” ma l’opera vera e propria è più un animale mitologico nei cartelloni delle stagioni dei teatri d’opera. Lo Staatsoper Unter den Linden, forse anche dovuto a questa rinascenza di interesse verso il repertorio Barocco e per la centralità del ruolo culturale di Berlino, osa e mette in scena un titolo vivaldiano di grande potenza teatrale ottenendo un grande successo, teatro sold out. Un cast di rilievo sotto la guida di Renè Jacobs, la sala dell’unter den linden è perfetta acusticamente, gli strumenti barocchi e le voci leggere non vengono mangiate dalla sala ma raggiungono perfettamente ogni ordine del teatro. La bacchetta del maestro Renè Jacobs, controtenore oltre che direttore che festeggia i suoi 30 anni di attività alla Staats Oper Unter den Linden avviatasi nel 1992 trascina l’orchestra barocca con semplicità ed estro mentre gli ingressi delle trombe da parata e delle macchine degli effetti di scena sono poste sui palchi di proscenio.
La regia di Barbara Horakova e le scene di Thilo Urich con i costumi di Eva-Maria Van Acker sono un mash-up di antico e contemporaneo dove maniche a sbuffo o abiti in stile cedono il passo a impermeabili gialli per la scena del mostro marino, il quale è solo in un qualche modo evocato molto hanno contribuito per colorare di drammaticità o enfasi le scene le luci di Sascha Zauner, in questo caso solo libretto e sopratitoli aiutano lo spettatore nella comprensione della scena, che non è così immediata. Si strizza addirittura l’occhiolino alla battaglia al Climate Change realizzando la barca con la quale i vari personaggi ritornano in patria con bottiglie di plastica recuperate. Un cast di primo piano con una particolare attenzione ai controtenori Christophe Dumaux e Raffaele Pe rispettivamente nei ruoli di Giustino e Anastasio. Entrambi di godibilissima presenza scenica in perfetto loro agio ad unire sia la parte drammatica evocata dalla musica sia quella un po’ tra il faceto e falecio che la regia affida all’azione scenica, che li vede anche un po’ danzanti in modalità pista da discoteca accompagnati dall’orchestra. Raffaele Pe perfetto attore comico spezza appieno la drammaticità, trovando perfetta sintonia sia vocale che scenica con l’Arianna di Kateryna Kasper. La soprano Kasper nell’aria “ Pur soave e bella” agilissima nei ribattuti perfetti e ben presenti nell’acuto rendendo cambiando poi la dinamica ci culla ne “ la calma più serena scherzi sull’onde”. La famosa cavatina “Sento in seno che in Pioggia di Lacrime” che apre il secondo atto del personaggio di Anastasio interpretato da Raffaele Pe, è ineccepibile.
L’accompagnato a pizzicati degli archi che evoca lo sgocciolare della pioggia tace sulla messa di voce della parola pianto del controtenore, una magia musicale che Vivaldi riesce a creare perfettamente e alla quale Pe diventa formidabile strumento. Nel duetto tra Anastasio e Ariannna. Pe e Kasper ci coccolano con le due voci che trovano perfetta continuità nell’impasto timbrico sovrapponendosi diventando una voce sola. Siyabonga Maqungo ( Vitaliano ) non convince nel ruolo mancando di un timbro forse più presente e solido. Sebbene sia in pieno nella parte come per la cavatina “All’Armi o Guerrieri” una voce attenta agli abbellimenti e fioriture, forse perfetta per una registrazione ma che non trova purtroppo una vera sinergia con l’acustica della sala. Cristophe Dumaux ( il giustino ) il controtenore del ruolo omonimo dell’opera, Cristophe Dumaux ha di certo una fama così longeva che è forse la stella più nota di questo cast di prim’ordine. Dumaux è ineccepibile e ci incanta con una voce piena di sfumature nell’aria “Ho nel petto un cor sì forte”, che Vivaldi magicamente esalta con l’accompagnamento degli archi pizzicati e con la presenza del salterio, uno strumento dal sentore quasi esotico con le corde pizzicate, e in questo momento così speciale la regia e la scelta musicale si trovano in un punto di legame fortissimo: l’esecutrice del salterio in abiti neri quasi casual seduta a piedi nudi sul limitare del palcoscenico, con una gamba a penzoloni, va ad umanizzare la trama di quest’opera che unisce temi elevati come mito e storia trovando perfetta sinergia nelle intenzioni della musica.
Il teatro resta sospeso in questo momento che diventa quasi una bolla sospesa per tutta l’opera Il contralto Helena Rasker ( Andronico ) la voce più apprezzata di questa produzione, Helena Rasker ha tutto: timbro, volume, qualità tecniche, messe di voce, un nome che si sente poco in Italia, o meglio dalla sua agenda sembra proprio non averci ancora messo piede nell’ultimo lustro a parte forse un salto a Brunico per Trasart, ma è una voce che merita davvero di essere ascoltata, l’invito è quello di cercarla in qualche registrazione perché è sublime. A completare il cast di quest’opera gli ottimi Olivia Vermeulen ( Amanzio, Fortuna), Magnus Dietrich ( Polidarte) e Robin Johannsen (Leocasta). A Berlino si è potuta ascoltare una rarità ormai davvero perla di Festival Barocchi di spicco come Versailles, che speriamo possa entrare più spesso in cartelloni di alto rilievo dei molti teatri italiani tra una Traviata e una Butterfly.
LOCANDINA
Direttore
René Jacobs
Regia
Barbora Horáková
Scene
Thilo Ullrich
Costumi
Eva-Maria Van Acker
Luci
Sascha Zauner
ANASTASIO
Raffaele Pe
ARIANNA
Kateryna Kasper
GIUSTINO
Christophe Dumaux
LEOCASTA
Robin Johannsen
VITALIANO
Siyabonga Maqungo
ANDRONICO
Helena Rasker
AMANZIO, FORTUNA
Olivia Vermeulen
POLIDARTE
Magnus Dietrich
STAATSOPERNCHOR , AKADEMIE FÜR ALTE MUSIK BERLIN