Apertura stagione sinfonica del Teatro alla Scala
Le mascherine, il distanziamento sociale non sono più obbligatori, “ma il covid non è ancora sparito” dice il Sovrintendente Dominique Meyer anticipando che ci sono purtroppo dei cambi di organico nell’orchestra, sono proprio i fiati a cui Mahler affida gran parte dei punti protagonisti della sua terza sinfonia ad essere stati colpiti dal covid: il settimo corno, il primo trombone e il secondo trombone, che è stato convocato in fretta e furia da Bergamo, lo si vedrà entrare con passo felpato a sinfonia iniziata, dopo tutto è proprio questo lo spettacolo dal vivo. Ben tre repliche per ogni concerto della stagione sinfonica che si apre con questo concerto e procede poi sino ad ottobre, oltre ai concerti delle orchestre ospiti, segno che sebbene la vocazione operistica del teatro meneghino gli intenti concertistici e sinfonici non vengono meno e vengono ampiamente sostenuti. La partitura della terza sinfonia è un abbraccio avvolgente di musica, impossibile restarne indifferenti, il teatro è pieno anche di neofiti del genere sinfonico, o per lo meno neofiti di Mahler, visti gli applausi tra un movimento e l’altro che accusano gli ”shh” di qualche storico abbonato o appassionato ma anche danno una qualche speranza sull’apertura ad un repertorio non italiano in un teatro di tradizione. La direzione di Daniele Gatti riesce a creare una perfetta sintonia con le maestranze artistiche degli strumentisti e del coro e già si vocifera chi potrebbe succedere a Chailly mentre intanto dal 2024 Gatti sarà prossimo direttore principale alla Staatskapelle di Dresda.
Se il primo movimento Kraftig, EntSchieden si apre con un solenne solo della fila di corni all’unisono per aggrovigliarsi in tutta una serie di passaggi dove i legni e gli ottoni espongono tutta la loro forza, “forte e risoluto” l’indicazione tedesca del movimento. La solennità entusiasmante e quasi epica di un’orchestra dall’organico espanso che va dagli 8 corni sino ai 9 contrabbassi. Seguito da un tempo di minuetto nel quale Mahler strizza l’occhiolino ad una sonorità giocosa e spontanea, una danza a cui ci si vorrebbe lasciar andare. Nel movimento Comodo. Scherzando. Ohne Hast ( senza fretta) oboe, clarinetto, flauti e pizzicati degli archi evocano una finestra di uccelli giocosi come quelli di un cucù. Che vengono lasciati in sospeso dall’eco della cornetta di postiglione oggi sostituita da tromba in re, fuori scena. L’idea acustica di porre l’esecutore Francesco Maniati nel Foyer del teatro con le porte della platea aperte a creare un effetto risonante che abbracciava l’intera sala con uno straordinario effetto stereofonico che si muoveva anche per i corridoi dei palchi. La terza sinfonia come anche la seconda ha l’analogia della presenza del coro a cui sono affidati le parole del Lied Ablösung im Sommer da Des Knaben Wunderhorn: mescolati qui per l’occasione con le parole di Nietsche. Nel quarto movimento – Sehr Langsam (Molto lento) Misterioso, la voce piena del mezzo soprano Elina Garanca ci accarezza, facendoci un buffetto con le note più acute, la tenerezza che deve toccare qualcosa di profondo, il cui sussulto è affidato ai glissanti del primo oboe. i soli del primo violino Laura Marzadori si mescolano come il miele con la voce di Elina Garanca.
Il bimm bamm bamm del coro di voci bianche dell’accademia della Scala guidato dal Bruno Casoni che parte nel quinto movimento rompendo la tensione evocata dalla parole ewigkeit (eternità) con giocosità unendosi alla festosità solenne del coro femminile del teatro alla scala e alla voce del mezzosoprano solista. In questo movimento ci si perde nei molteplici sentieri della partitura che sovrappone molte strade negli intrecci armonici lasciando in un disorientato e allegro stupore l’ascoltatore. Dopo averci fatto divertire in un motto di spensierata allegrezza Mahler ci prende e ci
trascina in una profondità emotiva che portano alla commozione. La direzione di Gatti così versatile ma allo stesso tempo pulita e semplice negli altri movimenti qui si manifesta appieno per la capacità di creare l’atmosfera che la sinfonia trasuda, il teatro in un silenzio estatico resta sospeso, l’orecchio teso a cogliere tutti i passaggi legatissimi in piano che fanno emergere ogni voce a poco a poco sollevandoci dalle ansie, dai timori e dai drammi, evocati dai soli degli ottoni, una sorta di gesto di pace musicale uno sfogo dato dai colpi dei timpani e dai tremoli degli archi dopo il quale si vorrebbe lasciarsi andare in un abbraccio consolatorio con i vicini di posto. In questo tempo incerto tra difficoltà economiche narrativa di guerra, il vigore del romanticismo beethoveniano, onnipresente nei programmi delle stagioni, è giusto che lasci il posto alle tensioni mahleriane, dopo questo concerto si esce dal teatro come dopo un pianto consolatorio, più leggeri e più in pace con un mondo così tanto stravolto.