Concerti 2022

Fuoco di gioia (Festival Verdi 2022)

Nel cartellone del Festival Verdi di Parma, “Fuoco di gioia” è divenuto oramai una presenza costante tra i numerosi appuntamenti della manifestazione. Il gala, organizzato dall’Associazione Gruppo Appassionati Verdiani club dei 27, raggiunge, quest’anno, il traguardo della decima edizione.

Come dichiarato in apertura di serata da Paolo Zoppi, membro storico del club e, per l’occasione, affabile e simpatico conduttore, questo progetto è guidato da una stella a cinque punte rappresentate, rispettivamente, dal club dei 27, dal Teatro Regio, dalla città di Parma, dal genio del maestro Verdi e dalla solidarietà. Anche quest’anno, infatti, la serata ha un nobile scopo: il ricavato infatti, viene devoluto a favore dell’Associazione di Volontariato Fa. Ce. Onlus di Parma.

Protagonisti del concerto sono alcuni degli artisti più in vista nell’attuale panorama lirico internazionale accompagnati dai complessi della Orchestra del Decennale, diretti dal Maestro Michelangelo Mazza e dalla Corale Giuseppe Verdi di Parma, guidata dal Maestro Claudio Cirelli.

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Fuoco di gioia, decima edizione.

Un programma particolarmente ricco che si apre con la esecuzione della sinfonia da “Un giorno di regno” nella quale il Maestro Michelangelo Mazza ha saputo catturare la leggerezza e lo scattante scintillio ritmico del brano. A partire dallo scorso anno, ai brani del Cigno di Busseto, si sono affiancate le pagine immortali di altri grandi operisti, non solo italiani. Ecco quindi comparire, in questa edizione, due arie di Wolfgang Amadeus Mozart entrambe affidate a Michele Patti. Il giovane baritono genovese affronta così “Hai già la vinta la causa” da Le nozze di Figaro con voce sicura ed accenti raffinati, quali si convengono ad un aristocratico Conte. Successivamente, nella rapinosa “Fin ch’han dal vino” da Don Giovanni, si misura in una pagina irta di difficoltà che Patti riesce ad espugnare onorevolmente grazie ad un pregevole controllo tecnico su tutta la linea. Nella patria di Verdi, non può certo mancare l’omaggio al Maestro; ecco allora che l’ultimo brano con cui si misura Patti è l’aria di Ford, “E’ sogno o è realtà” da Falstaff nella quale si coglie la facilità di espansione verso il registro acuto, unito ad un fraseggio graffiante e scolpito.

Altra protagonista della serata è il mezzo-soprano Julia Gertseva, protagonista di una magnifica esecuzione della Habanera da Carmen di Georges Bizet. Lo strumento opulento, screziato e ricco di sfumature nei centri e nei gravi, unitamente ad una disinvolta presenza scenica (nonostante la forma concertante, l’artista, in un seducente completo nero ha percorso il proscenio per tutta la sua lunghezza creando una grande intesa con il pubblico in sala) hanno rappresentato una eroina maliziosa e consapevolmente seducente. Gertseva, si esibisce inoltre in una pagina verdiana, la scena e duetto “L’abborrita rivale” da Aida, dove, indossando un abito rosso come la passione che batte nel cuore della figlia dei faraoni, ha giocato con la propria voce dal colore notturno colorando la scrittura verdiana con una naturale, quanto pertinente, espressività e una notevole grinta nell’emissione.

La nostra Amneris è qui affiancata dal tenore Martin Muehle che si fa apprezzare per lo squillo del registro superiore, per la compattezza della linea e per il vigore dell’accento. Poco più tardi il tenore è chiamato ad affrontare uno dei cavalli di battaglia del repertorio verista: Andrea Chènier di Umberto Giordano da cui è tratta l’aria “Come un bel dì di maggio”. Un’esecuzione che brilla per la generosità dell’emissione, la baldanza con cui il tenore si butta a capofitto nella scrittura dell’autore impreziosendola di accenti vibranti ed accorati. A questo brano si collega, poi, il duetto finale dell’opera, “Vicino a te s’acqueta”, dove ancora una volta ritroviamo la luminosità di un mezzo saldo e ben tornito.

Ultima voce maschile “in campo” è quella di Valdimir Stoyanov, già impegnato durante questa edizione del Festival Verdi nella produzione di Simone Boccanegra. Il baritono bulgaro si prodiga in una esecuzione davvero emozionante del finale primo di Tosca di Giacomo Puccini, il celeberrimo “Te Deum” con il prezioso apporto della Corale Giuseppe Verdi. Una vera rarità poter ascoltare questo brano in concerto, qui valorizzato dal fraseggio raffinato, ma sempre sfumato di Stoyanov. Il baritono è impegnato anche in un altro grande ruolo verdiano: Macbeth, del quale esegue l’aria “Pietà, rispetto, amore!” e il duetto di primo atto “Fatal mia donna”. La vocalità di Stoyanov trova in questo personaggio il suo terreno d’elezione, tanta è la morbidezza del mezzo, la meditata cura dell’accento e la naturale aderenza con lo stile verdiano. All’ottima esecuzione dei duetti di Chènier e Macbeth concorre, senza ombra di dubbio, l’ottima prova di Anna Pirozzi. Il soprano domina le scritture di questi brani unendo alla preziosità di un mezzo ampio e ben tornito, l’intelligenza dell’interprete, come testimoniato dalla meticolosa cura del fraseggio. Doti che si apprezzano ancor meglio nell’esecuzione di due arie verdiane tratte rispettivamente da Macbeth e Attila. La prima, l’aria della Lady di primo atto, “Nel dì della vittoria” calza al soprano come un guanto, tanta è la duttilità con cui la sua voce si muove nella perigliosa scrittura del pentagramma risuonando rigogliosa nei centri e affrontando i numerosi scarti in acuto con invidiabile sicurezza. In Attila, poi, “Oh del fuggente nugolo”, viene messo in risalto un canto più delicato e morbido, sul fiato, che si tinge di una certa commozione. Tra l’altro, proprio quest’aria è dedicata alla memoria di Roberto Caraffini socio dei 27 scomparso recentemente, Attila appunto.

Anche quest’anno, infine, si è avuta la nomina di un nuovo cavaliere di Verdi, una delle più prestigiose onorificenze riconosciute ad artisti che si siano distinti particolarmente nelle scene liriche internazionali. E quest’anno il titolo è stato conferito al soprano Anna Pirozzi che, secondo quanto letto nella motivazione di assegnazione del titolo, ha brillato soprattutto per le sue interpretazioni di due personaggi verdiani: Abigaille e Lady Macbeth. E’ stato quindi emozionante poter udire il duetto di Macbeth, come ricordato prima, nell’esecuzione di due cavalieri di Verdi: Pirozzi e Stoyanov che aveva ricevuto questa onorificenza nel 2019. In chiusura del concerto l’immancabile “Và pensiero”, cantato ottimamente dalla Corale Verdi che già si era prodigata in precedenza con la scena delle zingarelle e dei toreri da La traviata e con il brano di apertura da Giovanna d’Arco.

Alla fine grandi applausi da parte di un pubblico che contava anche presenze straniere.

Arrivederci al prossimo “Fuoco di gioia” e, perché no, con la nomina del prossimo cavaliere di Verdi!