Norma
Norma di Vincenzo Bellini torna al Teatro Regio di Parma dopo due decenni d’assenza.
Dopo l’ottimo debutto al Teatro Municipale di Piacenza lo scorso ottobre, questa Norma, comprodotta dai due teatri emiliani, arriva finalmente a Parma. A questo link trovate le nostre impressioni relative al debutto di questo allestimento, rivedendo lo spettacolo non possiamo che confermare la buona impressione generale di una regia (a cura di Nicola Berloffa) garbata e mai troppo ingombrante. Inoltre, oggi, il contesto di guerra risorgimentale scelto per ambientare l’azione, con le rovine di un palazzo bombardato con tanto di finestre puntellate non può che toccarci ancora più profondamente alla luce della situazione internazionale. Una scena (a cura di Andrea Belli) pulita ed evocativa, resa ancora più intensa dalle eccezionali luci a cura di Marco Giusti, che disegnano una lunga notte affascinante rischiarata soltanto dalla luna. Riuscitissimi anche i costumi alla moda Ottocentesca di Valeria Donata Bettella. Dispiace constatare che il pubblico di Parma, come sempre legato ad allestimenti tradizionali, abbia fischiato, negli applausi finali, le scelte del regista e dello scenografo che a noi sono parse invece assolutamente adeguate.
Il versante musicale si mostra di livello assoluto con un cast che solo in parte replica quello già recensito a Piacenza.
La concertazione del Maestro Sesto Quatrini, già presente al debutto piacentino della produzione, appare ulteriormente sviluppata e raggiunge ora un livello davvero ragguardevole. La lettura del giovane direttore sa coniugare il lirismo più profondo dei momenti di maggiore abbandono con ritmi incalzanti nelle scene di carattere marziale. Rileva, senza dubbio, la capacità di valorizzare al meglio tutti i colori di cui è densa la partitura e, nel rispetto degli splendidi rubati caratteristici dello stile belliniano, di sostenere al meglio i colori e i pesi vocali dei singoli interpreti. Grazie ad una percettibile simbiosi con l’organico della Orchestra Filarmonica Italiana, il dramma belliniano viene valorizzato in tutte le sue dinamiche e nella sua naturale, quanto inevitabile, evoluzione drammatica.
Norma è senza dubbio l’opera della “primadonna” e mai come altri questo è un ruolo iconico per qualunque soprano. Dopo il debutto nei mesi scorsi al Teatro Municipale di Piacenza e al Teatro Comunale di Modena, Angela Meade torna ora a vestire i panni della sacerdotessa druidica. Il mezzo vocale si conferma portentoso per volume e potenza, l’emissione sicura ed omogenea, il registro acuto, luminoso e ben appoggiato, che sovente si risolve splendidamente in sottili lamine di suono. Rispetto alla prova dei mesi scorsi la linea vocale, che si mantiene musicalissima e ben rifinita, sa essere più sfumata e consapevole, a testimonianza, con ogni probabilità di una ulteriore crescita del personaggio. La sua “Casta diva” è resa con mezzevoci e filati che sembrano riflettere i raggi argenti della luna, nei duetti con Adalgisa la linea si colora di intimismo e malinconia mentre nel complesso finale riesce a sfogare dapprima momenti di furore e quindi sublimarsi nell’abbandono del sacrificio compiuto per amore. L’interprete sceglie di privilegiare la dimensione umana del personaggio, una Norma chiusa in se stessa, che vive il proprio dramma interiore con intimo dolore.
Nel ruolo di Pollione, Stefan Pop che ha già vestito i panni del proconsole romano in svariate occasioni. Il tenore possiede un mezzo vocale ampio e poderoso, dal bel colore lirico e solare, che si espande con grande facilità in acuto dove acquista un buono squillo. Il fraseggio è sempre curato e offre una visione di un Pollione baldanzoso, a tratti tracotante, che nel finale riesce a commuoversi e riscoprire l’amore, forse mai realmente dimenticato, per Norma. Pregevole la presenza scenica, sempre disinvolta e credibile.
La scelta di Carmela Remigio, nel ruolo di Adalgisa, ci riporta alla scrittura originaria voluta da Bellini per questo personaggio, ovvero in tonalità sopranile. Una scelta azzeccatissima, tanto dal punto di vista vocale, per la perfetta amalgama del timbro e del colore vocale del soprano abruzzese con quello della Meade, quanto sotto il profilo drammaturgico con suggestivi effetti di rimandi reciproci tra l’ardore dell’amore della giovane ministra e il malinconico struggimento della protagonista.
La Remigio è un’artista di sopraffina intelligenza interpretativa che la porta a scavare nelle pieghe dello spartito e colorare il fraseggio con una molteplicità di sfumature. Se il timbro cristallino, il colore squisitamente lirico e la morbidezza della linea vocale suggeriscono un’immagine liliale del personaggio, l’incisività dell’accento rende la sua Adalgisa una ragazza coraggiosa che vive la sacralità dell’amore come fiamma viva e palpitante nel suo cuore. Grazie ad una spiccata musicalità e ad una pregevole omogeneità tra i registri, unita ad un registro acuto timbrato e sempre ben appoggiato, la Remigio regala al pubblico una prova vocale di grande valore.
Michele Pertusi veste i panni di Oroveso ed è semplicemente perfetto. Al colore vocale, screziato di preziosissimo velluto, si aggiunge una innata aderenza stilistica alla scrittura belliniana: la voce del basso parmigiano sembra accarezzare ogni nota, cogliere le giuste intenzioni nei singoli passaggi e fraseggiare con grande sensibilità. Scenicamente poi, risulta sempre autoritario e solenne.
Ben a fuoco il Flavio interpretato da John Matthew Myers, vocalmente sonoro e scenicamente efficace.
Puntuale Mariangela Marini nel ruolo di Clotilde.
E poi c’è il Coro del Teatro Regio di Parma che, a dispetto delle recenti polemiche con il teatro, ha dimostrato ancora una volta il suo valore di assoluta eccellenza. Quanta intensità nella solenne maestosità che precede l’ingresso in scena di Norma, quanto intimo raccoglimento nella scena con Oroveso in secondo atto e quanta forza nel “Guerra! Guerra!” prima della grande scena finale dell’opera. Un tripudio di colori e di sfumature che il pubblico ha salutato al termine con un grande applauso, nel quale si leggeva la totale solidarietà per questa meravigliosa compagine e, ovviamente, per il Maestro Martino Faggiani con la sua eccellente preparazione tecnica ed interpretativa.
Al termine dello spettacolo, il pubblico che affollava la splendida sala del Regio ha salutato tutta la compagine artistica con successo caloroso. Il sommo capolavoro belliniano è tornato così a splendere nella città di Maria Luigia più fulgido che mai!
Si replica sino al 27 marzo, non perdetevi questo validissimo spettacolo.
Norma
Tragedia lirica in due atti
Libretto di Felice Romani
Musica di Vincenzo Bellini
Pollione Stefan Pop
Oroveso Michele Pertusi
Norma Angela Meade
Adalgisa Carmela Remigio
Clotilde Mariangela Marini
Flavio John Matthew Myers
Orchestra Filarmonica Italiana
Coro del Teatro Regio di Parma
Direttore Sesto Quatrini
Maestro del Coro Martino Faggiani
Regia Nicola Berloffa
Scene Andrea Belli
Costumi Valeria Antonia Bettella
Luci Marco Giusti
coproduzione
Teatro Municipale di Piacenza
Teatro Comunale di Modena – Teatro Regio di Parma
FOTO ROBERTO RICCI