Aida
Sul finire del 1869 si inaugurava a in Egitto un’opera colossale: il canale di Suez, per cui Isma’il Pascià, Khedivé d’Egitto, commissionò a Verdi un lavoro con ambientazione egiziana. Dopo diverse difficoltà e un lungo lavoro di intermediazione col compositore, il 24 dicembre del 1871 al teatro dell’Opera del Cairo, Aida veniva rappresentata per la prima volta. Verdi si rifiutò di recarsi in Egitto a dirigerla e un anno dopo, lui stesso la diresse alla Scala per la prima europea, avvenuta l’otto febbraio del 1872. Nel 2022 ricorre infatti il 150° anniversario della prima europea di Aida, che Verdi considerava come prima assoluta. Il Petruzzelli celebra la ricorrenza con un nuovo allestimento del capolavoro verdiano per la regia di Mariano Bauduin, le scene di Pierpaolo Bisleri e i costumi di Marianna Carbone. Sul podio il maestro Renato Palumbo, sempre rispettoso del segno musicale e delle non poche indicazioni verdiane, il suo gesto non cede mai a eccessi di trascinante impeto in cui è in passato ad altri accaduto di cadere, prova ne sia la conclusione dell’atto secondo, scandita e maestosa. La direzione del maestro Palumbo si fa tuttavia apprezzare in crescendo. Se, infatti, il maestro è attento alle ragioni dei cantanti e ne valorizza le peculiarità, l’orchestra manca della dimensione trascinante auspicata in Aida, in special modo nel secondo atto, dove più incisività e potenza delineerebbero maggiormente la vittoria delle schiere egizie e l’elemento decorativo e spettacolare che contraddistingue l’atto del trionfo. È ad ogni modo importante sottolineare la sempre perfetta sincronia tra buca e palcoscenico, in continuo dialogo tra loro. Roberto Aronica è un Radames dalla splendida voce spiegata, di timbro squisitamente lirico, il suo strumento è pastoso, di bello squillo e accento. Peccato per il si bemolle, a conclusione di Celeste Aida, preso in forte anziché in morendo, come indicato dal compositore. L’artista incarna un Radames umano e appassionato, pronto a combattere e a morire per la sua patria, ma al contempo vittima di un impossibile amore.
Leah Crocetto, soprano americano, veste i panni della protagonista, principessa etiope e successivamente schiava fatta prigioniera in Egitto. Il soprano, ascoltato per la prima volta in questa occasione, possiede un affascinante timbro lirico pieno. La voce è di bel colore e la sua Aida è ben delineata fin dal primo terzetto con Amneris e Radames. Il dramma della schiava etiope nel sentirsi divisa tra l’amore per il guerriero Radames e quello per la patria, il padre e i fratelli si esplica con una bellissima mezzavoce nella celebre aria Ritorna vincitor. Nel duetto dell’atto secondo con Amneris ritrova brevemente la sua regalità e dignità nell’affermare che, come la rivale, anche lei ama Radames, per poi cedere alla rassegnazione nella consapevolezza di non poter più rivedere la sua patria. Nel decidere infine di morire insieme all’amato, ben le si addice il dolcissimo colore di cui la Crocetto è dotata. La sua prova convince, ma tecnicamente si può notare come spesso gli acuti vengano presi in forte, rinunciando a quei filati che pure Verdi chiedeva, uno su tutti il temibile do dei Cieli azzurri, solitamente eseguito legato, e prima del quale il soprano prende anche un breve respiro. Non del tutto felice inoltre è la chiusa del cantabile del duetto del terzo atto con Radames, con l’ultimo acuto, il cui attacco è lievemente incerto, così come non è apparso particolarmente etereo il finale dell’opera, ancora una volta per la mancanza dei filati, sostituiti da note eseguite in mezzo forte.
Principesca e sontuosa l’Amneris di Carmen Topciu. L’artista rumena, di bellissima presenza scenica, sfoggia un timbro di velluto, caldo, omogeneo, la voce è d’oro e la sua vocalità sembra essere naturalmente destinata al ruolo della principessa d’Egitto. La pronuncia, così come peraltro per i suoi colleghi, è molto chiara, il fraseggio è regale fin dalla prima nota e la sua Amneris è perfettamente sfaccettata e delineata nei suoi molteplici sentimenti: sospettosa, graffiante nel duetto dell’atto secondo con Aida, tragicamente fragile e innamorata del suo Radames, per cui è pronta a rinunciare a tutto, anche al trono e alla sua stessa vita, come la stessa principessa afferma. Si percepisce una lieve stanchezza nel duetto di quarto atto con Radames. Qualche acuto ne risente, ma qui giova sempre ricordare che il ruolo è tra i più impegnativi, sia da un punto di vista tecnico che emotivo e la Topciu è un’Amneris senza dubbio temperamentosa e passionale, pur tuttavia conservando l’eleganza nella sua linea di canto, derivante senza dubbio anche dalla sua origine belcantista. Vladimir Stoyanov è un Amonasro di ottimo squillo, dalla voce brunita e imponente, un autorevole re che sa perdere con dignità, preservando la sua regalità di sovrano, che non esita a chiedere clemenza per il suo popolo. Di spessore anche il Re d’Egitto impersonato da Romano Dal Zovo e il Ramfis di Abramo Rosalem, entrambi possiedono un impressionante mezzo vocale di notevole volume. Una menzione particolare va riservata a Nikolina Janeska come Grande Sacerdotessa. Pur nel suo breve intervento, il soprano desta interesse per via del timbro importante, per cui immaginare ruoli da protagonista in futuro. Bene anche Saverio Fiore come messaggero. Il coro, guidato da Fabrizio Cassi, si riconferma, in un’opera dov’è chiamato a svolgere un ruolo di primo piano, eccellente. I costumi di Marianna Carbone sono molto belli, in particolare il primo di Amneris, la quale nel primo atto indossa un vestito dorato e brillante. La regia di Mariano Bauduin si rivela dalle intenzioni ambigue nell’attuare una contaminazione storica. Essa è fondamentalmente rispettosa della drammaturgia verdiana, ma non si comprende il perché di due quadri che appaiono, raffiguranti scene di guerra dell’epoca napoleonica. Per la serata della prima si registra il tutto esaurito e il pubblico all’unanimità decreta allo splendido capolavoro verdiano un convinto successo.
Lo spettacolo si replica fino al 13 marzo.
AIDA
di Giuseppe Verdi
Opera in quattro atti e sette scene, su libretto di Antonio Ghislanzoni
tratto dal soggetto originale dell’egittologo francese Auguste Mariette, del 1870
Aida Leah Crocetto
Radamès Roberto Aronica
Amneris Carmen Topciu
Ramfis Abramo Rosalen
Amonasro Vladimir Stoyanov
Il Re d’Egitto Romano Dal Zovo
Un messaggero Saverio Fiore
Una Sacerdotessa Nikolina Janeska
direttore Renato Palumbo
regia Mariano Bauduin
scene Pier Paolo Bisleri
costumi Marianna Carbone
disegno luci Gianni Pollini
maestro del coro Fabrizio Cassi
ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO PETRUZZELLI
Nuova produzione e nuovo allestimento | Fondazione Teatro Petruzzelli
Foto Clarissa Lapolla cortesia della Fondazione Petruzzeli