La serva padrona – Trouble in Tahiti
Il Teatro Carlo Felice di Genova inaugura la stagione 2022 con un inedito dittico: La serva Padrona di Giovanni Battista Pergolesi e Trouble in Tahiti di Leonard Bernstein.
Cosa accomuna mondi lontani come il Settecento di Pergolesi ed il Novecento di Bernstein? Sicuramente le relazioni umane e più in particolare, il rapporto di coppia: “Non ci comprenderemo mai del tutto, ma potremo assai più che comprenderci.”, scriveva Novalis, e questo dittico rappresenta proprio il tentativo di fare un viaggio nel tempo e nei meccanismi dell’amore, apparentemente incomprensibili.
Si inizia con La serva padrona, il delizioso intermezzo comico scritto da Pergolesi nel 1733; in questa prima parte dello spettacolo, il regista Luca Micheletti, e la scenografa e costumista Leila Fteita, omaggiano lo Strehler di Arlecchino servitore di due padroni, creando al centro del palco un bellissimo teatrino di carta incorniciato dalle candele poste in proscenio. Si materializza così, anche grazie alle delicate luci a cura di Luciano Novelli, la casa di Uberto e Serpina, che diventano qui maschere della commedia dell’arte: un burbero Pantalone e una scanzonata “Arlecchina”. Le movenze e i lazzi, tipici del teatro di improvvisazione, ci parlano del lato ironico e buffo dell’amore, e della sottile ed irriverente malizia femminile. Oltre ai due cantanti, in scena anche il bravissimo mimo Giorgio Bongiovanni, nome legato all’Arlecchino strehleriano.
Luca Micheletti è protagonista anche sul palco nel ruolo di Uberto offrendo una prova di assoluto rilievo. Ritroviamo la bellezza di un mezzo vocale di rara preziosità che suona morbido e duttile, piegandosi con impressionante facilità alle esigenze dell’autore. Oltre alla compattezza e omogeneità della linea vocale, che si espande sonora nella grande sala del Carlo Felice, va riconosciuta all’artista una capacità interpretativa da autentico fuoriclasse. Non una parola, un gesto, una inflessione sono lasciati al caso, ma si caricano di profonda valenza espressiva rendendo piena giustizia al genio dell’autore marchigiano.
Al suo fianco Elisa Balbo interpreta una Serpina irresistibile. Il soprano ligure, grazie al colore chiaro del timbro, alla freschezza e musicalità della linea di canto, affronta la parte con spontaneità e spavalderia e risulta a proprio agio in questo tipo di repertorio. Scenicamente si mostra aggraziata e si muove con grande naturalezza e disinvoltura, offrendo una lettura deliziosamente peperina del personaggio. Innegabile, in quanto coppia anche nella vita, la complicità sul palco con Micheletti: la loro interpretazione diverte e coinvolge il pubblico che li premia con applausi a scena aperta e al termine della recita.
Dopo l’esecuzione del duetto finale previsto in partitura, lo spettacolo ha una piccola coda: l’esecuzione di “Per te ho io nel core”, aria scritta da Pergolesi nel 1735 per l’opera Il Flaminio. Per un momento la finzione teatrale si rompe e i due interpreti sulla scena si struccano e si cambiano per assumere i panni dei protagonisti, novecenteschi di Trouble in Tahiti: Sam e Dinah
Dopo un breve intervallo, ci ritroviamo in un mondo musicale ed emotivo completamente differente: il teatrino prima presente in scena si è smaterializzato lasciando posto a delle semplici strutture in legno che rimandano alle casette bianche dell’America anni cinquanta. Insomma l’amore dell’epoca contemporanea non è più un teatrino ma è reale e crudo, decostruito: in una casa piena di elettrodomestici all’ultima moda i due protagonisti vivono un amore sbiadito. Dinah combatte uno lotta interiore, fra alcolismo, psicanalisi e lo slancio ideale e romantico dei film in technicolor che guarda ed ammira segretamente. Una scena intelligente (sempre a cura di Leila Fteita) che con pochi elementi racconta i sette quadri dell’opera, una regia (sempre di Micheletti) attenta ai movimenti degli interpreti e mai noiosa, aiutata anche dalle luci ispiratissime a cura di Luciano Novelli.
Sulla scena la voce “conformista” che esalta l’America del boom economico è affidata ad un trio jazz, composto da Melania Maggiore, Manuel Pierattelli e Andrea Porta. I tre cantanti, vocalmente inappuntabili e dotati di una buona capacità scenica interagiscono a più riprese con i protagonisti creando situazioni e personaggi differenti.
Sam è Luca Micheletti che anche qui offre un’interpretazione maiuscola. Il baritono, giocando sapientemente sulle tonalità più scure e serotine del proprio mezzo, mette in evidenza il carattere annoiato e freddo del personaggio. La sua linea vocale si adatta con facilità allo stile novecentesco della partitura e crea un personaggio oppresso dai pensieri, ma anche disinteressato ed opportunista, contemporaneo e ben riuscito.
Al suo fianco ancora una volta Elisa Balbo, elegantissima nel suo costume borghese che tuttavia richiama l’arlecchino della prima parte dello spettacolo. Anche il soprano passa con facilità ad uno stile canoro tanto differente e si destreggia egregiamente nelle arie previste: una nostalgica e onirica e l’altra ironica e quasi da cabaret. Bene anche il lato interpretativo: crea una Dinah composta, algida, titubante e smarrita nella sua desolata quotidianità.
Completa la locandina il Silent Trio composto da Maria Grazia Stante, Samuel Moretti e Simone Campisi, tre piacevoli figure danzanti.
La direzione musicale dello spettacolo è affidata al Maestro Alessandro Cadario. Nell’intermezzo di Pergolesi, il direttore sa cogliere l’atmosfera vaporosa ed ironicamente civettuola della composizione prediligendo sonorità delicate e ritmi brillanti. Dimostra poi grande versatilità nell’approcciare, dopo pochi istanti, la partitura di Bernstein nella quale riesce a sbalzare il lato disincantato e malinconicamente amaro del racconto.
In ottima forma l’Orchestra del Teatro Carlo Felice che passa con disinvoltura dall’orchestrazione settecentesca quasi “in punta di piedi” di Pergolesi alle sonorità complesse e articolate di Bernstein. Una menzione d’onore al bravissimo Sirio Restani, fantasioso istrione al clavicembalo.
Al termine, il pubblico presente in sala accoglie gli interpreti con calorosi applausi.
Si tratta di uno spettacolo veramente riuscito che meriterebbe, per le prossime recite, una ben maggiore affluenza di pubblico.
Si replica in data 4, 5 e 6 febbraio: da non perdere!
La serva padrona
musica Giovanni Battista Pergolesi
Intermezzo buffo in due parti su libretto di Gennarantonio Federico
Uberto Luca Micheletti
Serpina Elisa Balbo
Vespone Giorgio Bongiovanni
Maestro concertatore e direttore Alessandro Cadario
Regia Luca Micheletti
Scene e costumi Leila Fteita
Luci Luciano Novelli
Orchestra e Tecnici del Teatro Carlo Felice
Trouble in Tahiti
musica Leonard Bernstein
Sam Luca Micheletti
Dinah Elisa Balbo
Trio jazz
Soprano Melania Maggiore
Tenore Manuel Pierattelli
Baritono Andrea Porta
Maestro concertatore e direttore Alessandro Cadario
Regia Luca Micheletti
Scene e costumi Leila Fteita
Luci Luciano Novelli
FOTO: TEATRO CARLO FELICE GENOVA