Spettacoli 2022

La vedova allegra

Le festività di fine anno al Carlo Felice di Genova prendono il ritmo suadente della Vedova allegra di Franz Lehár

La_vedova_allegra_Genova_2022_5
Elisa Balbo e Luca Micheletti

“Quando il suo terzo marito è morto, lei è diventata bionda dal dolore” così scherzosamente scriveva Oscar Wilde e secondo il regista, drammaturgo e interprete di questa produzione Luca Micheletti, l’operetta continentale è debitrice proprio alle “chiacchiere salottiere” del noto scrittore inglese. Ma nelle note di regia leggiamo anche che questo genere teatrale molto deve alla “caustica Vienna del satirico Karl Kraus, maestro di stile”.

Da queste ed altre considerazioni nasce questo nuovo adattamento della Vedova allegra, rispettoso nella drammaturgia di una certa tradizione consolidata e non superabile ma che tenta, al tempo stesso, un ragionamento che va oltre la mera bidimensionalità a cui spesso l’operetta è rilegata, un tentativo insomma di riportare alla luce quel complesso “linguaggio teatrale meticcio fra prosa e opera”. Una nuova traduzione e adattamento drammaturgico sapiente e ben ponderato, che sicuramente fa bene al noto titolo di Franz Lehár, che non scade mai nel volgare e gioca sempre con la giusta dose di spensieratezza e humor. Luca Micheletti cura, come già detto anche la regia: siamo a metà degli anni venti del Novecento, e l’ispirazione visiva è mediata dal film muto The Merry Widow di Erich von Stroheim. Così come fatto con la drammaturgia, la scena (a cura di Leila Fteita) ci porta, almeno inizialmente nel consueto e atteso mondo di lustrini e pailettes, che evocano la splendente finzione di cui il teatro si nutre. Successivamente compaiono fantasiosi ed imponenti elementi scenici carichi di valenza simbolica. Nel secondo atto infatti la Vedova arriva in scena a bordo di una grande mongolfiera, simbolo della leggerezza con cui l’operetta (e forse un po’ la vita?) vanno vissute e poco dopo una grande giostra con animali diventa protagonista sul palco, un chiaro rimando al giro di valzer, a quel vortice di passioni che accendono il palco e la esistenza stessa. Perfette e curatissime le luci di Luciano Novelli realizzate da Fabrizio Ballini. Spettacolari e lucenti, come è giusto che sia in questo contesto, i costumi anni trenta a firma di Leila Fteit. Immancabili per questo titolo le coreografie, riuscitissime, a firma Fabrizio Angelini: classici valzer e scatenati balli per Les Grisettes.

La_vedova_allegra_Genova_2022_4
Francesca Benitez e Pietro Adaíni

Godibilissimo anche il versante musicale dello spettacolo.

Luca Micheletti oltre ai già citati ruoli di drammaturgo e regista è anche sul palco il Conte Danilo e la sua è una prova esemplare. La linea vocale, davvero preziosa per colore e timbro, si muove tra le righe del pentagramma duttile e morbidissima, risultando sonora ed avvolgente. Sempre misurato e raffinato l’interprete, grazie ad un fraseggio sfumato e variegato nel quale ogni parola viene valorizzata con la giusta enfasi, ogni accento si carica di emozione. Irresistibile anche sotto il profilo scenico, probabilmente in forza del suo stretto legame con il mondo del teatro di prosa, dove, grazie ad uno spiccato savoir-faire, riesce ad essere un vero e proprio mattatore che conquista il pubblico.

Altrettanto riuscita la prova di Elisa Balbo, impegnata nel ruolo del titolo. Il soprano ligure presenta una vocalità fresca, molto educata e caratterizzata da innata musicalità. Da ricordare, senza dubbio, l’esecuzione della canzone della Vilja, impreziosita da suggestivi, quanto impalpabili, pianissimi. Il fraseggio accattivante, talvolta ammiccante, ed ironico, unitamente ad una presenza scenica aggraziata e di grande fascino, contribuiscono a tratteggiare una Hanna Glawari giovanile, spensierata e raffinata. Trascinante l’affiatamento sul palco e nel canto con Luca Micheletti.

La_vedova_allegra_Genova_2022_2
Filippo Morace

Francesca Benitez, grazie ad un timbro cristallino e ad una linea vocale ben proiettata in acuto, disegna una Valencienne seducente e civettuola. Ottima la presenza scenica, molto elegante, cui si aggiunge un accento sempre composto e pertinente.

Molto bene anche il Camille de Rossillon interpretato da Pietro Adaini che si apprezza per un mezzo vocale corposo e generoso, un accento accorato ed impetuoso.

Filippo Morace è un Barone Mirko Zeta eccezionale, grazie ad un fraseggio scolpito ed ironicamente autoritario. L’esecuzione, al proscenio a sipario chiuso, dell’aria “Stanotte faccio il parigin”, ove vengono inseriti alcuni simpatici rimandi al celebre “Sempre libera” di verdiana memoria, e durante la quale l’artista accenna con una verve comica irresistibile alcune movenze da cabaret, rappresenta senza dubbio uno dei momenti più riusciti dello spettacolo.

Divertente e godibile il Njegus, scenicamente azzeccatissimo, di Valter Schiavone.

Spassosissimi e volutamente sopra le righe come spasimanti della vedova, Claudio Ottino e Manuel Pierattelli, nei ruoli, rispettivamente, del Visconte de Cascada e di Raoul de St. Brioche.

Vulcanica ed ironica l’interpretazione di Giuseppe Palasciano, un gelosissimo Kromow.

Inappuntabili e ben tratteggiati il Bogdanowitsch di Luigi Maria Barilone e il Pritschitsch di Alessandro Busi.

Perfettamente centrato il “trio delle mogli”: Francesca Zaira Tripaldi, bravissima nell’infondere echi da virago nella sua Olga, Kamelia Kader, una Sylviane che è il ritratto perfetto dell’amante gelosa, e Letizia Bertoldi, efficace nel disegnare una Praskowia alticcia e particolarmente sensibile al fascino dei regali preziosi.

Altrettanto efficace è poi Francesco Matucci, fascinoso Maître Chez Maxim, persuasivo e sfrontato nel suo monologo di presentazione della grande scena delle Grisettes.

Ben riuscita la Zozo di Federica Sardella, della quale si ammira, oltre alla spigliata presenza scenica, la indubbia facilità nella salita verso la regione alta del pentagramma.

La_vedova_allegra_Genova_2022_1
Luigi Maria Barilone, Alessandro Busi e Giuseppe Palasciano

Bravissime nella loro divertita sensualità Les Grisettes: Michela Delle Chiaie, Ginevra Grossi, Erika Mariniello, Marta Melchiorre, Matilde Pellegri e Monica Ruggeri.

Dal podio, il maestro Asher Fisch, legge la partitura con il giusto brio valorizzandone il ritmo scanzonato e romantico. Particolarmente apprezzabile l’intermezzo tra secondo e terzo atto durante il quale viene eseguito una sorta di “medley” dei temi principali dell’operetta. In buona forma è parsa l’Orchestra del Teatro Carlo Felice, in grado di dare vita, con risultati apprezzabili, a quella atmosfera nostalgica ma anche divertita concepita da Lehár.

Di buon livello la prova del Coro del Teatro Carlo Felice di Genova diretto dal Maestro Francesco Aliberti.

Grande successo al termine da parte di un pubblico accorso numeroso (finalmente è il caso di dirlo), divertito e visibilmente soddisfatto al termine. Il Carlo Felice non poteva scegliere spettacolo migliore per augurare un anno felice e pieno di musica alla città e visti i titoli previsti in cartellone lo sarà sicuramente.

La vedova allegra
Operetta in tre parti di Franz Lehár

Libretto di Victor Léon e Leo Stein
dalla commedia L’Attaché d’ambassade di Henri Meilhac

Nuovo Allestimento del Teatro Carlo Felice
Prima assoluta della nuova traduzione italiana e adattamento drammaturgico di Luca Micheletti
Versione ritmica realizzata in collaborazione con Elisa Balbo

Hanna Glawari Elisa Balbo
Conte Danilo Danilowitsch Luca Micheletti
Valencienne Francesca Benitez
Camille de Rossillon Pietro Adaíni
Barone Mirko Zeta Filippo Morace
Njegus Valter Schiavone
Visconte de Cascada Claudio Ottino
Raoul de St. Brioche Manuel Pierattelli
Kromow Giuseppe Palasciano
Olga Francesca Zaira Tripaldi
Bogdanowitsch Luigi Maria Barilone
Sylviane Kamelia Kader
Pritschitsch Alessandro Busi
Praskowia Letizia Bertoldi
Maître Chez Maxim Francesco Martucci
Zozo Federica Sardella

Les Grisettes: Michela Delle Chiaie, Ginevra Grossi, Erika Mariniello, Marta Melchiorre, Matilde Pellegri, Monica Ruggeri
Danzatori: Cristian Catto, Giovanni Enani Di Tizio, Tiziano Edini, Robert Ediogu, Matteo Francia, Samuel Moretti, Andrea Spata

Maestro concertatore e Direttore Asher Fisch
Regia Luca Micheletti
Scene e Costumi Leila Fteita
Coreografo Fabrizio Angelini
Progetto Luci Luciano Novelli
Luci realizzate da Fabrizio Ballini

Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Carlo Felice

Maestro del Coro Francesco Aliberti

FOTO TEATRO CARLO FELICE GENOVA