Teresa Brambilla, la prima Gilda della storia
Il 15 luglio del 1895 si spegneva a Milano Teresa Brambilla, uno dei soprani maggiormente ricordati e apprezzati per quel che riguarda il XIX secolo: non si tratta, infatti, di un nome tra tanti, ma di una voce che viene e verrà sempre ricordata per dei debutti lirici molto importanti. Non è mai troppo tardi per trovare l’occasione di parlarne più diffusamente, in quanto, in assenza di registrazioni e spesso di fonti storiche accertate, sui cantanti del passato scende un sipario che non potrebbe essere più dannoso.
Nata a Cassano d’Adda (provincia di Milano) nel 1813 e la sua crescita in una famiglia interamente dedita alla musica fu determinante per la carriera futura. In effetti, suo zio, Paolo Brambilla, era addirittura un compositore d’opera, magari non proprio affermato, ma comunque in grado di rappresentare lavori degni di nota, mentre sua cugina Amalia fu anch’essa uno dei soprani più apprezzati del belcanto. Teresa aveva anche quattro sorelle e tutte divennero, quasi un’imposizione netta del destino, delle cantanti d’opera. Si possono infatti ricordare Marietta Brambilla, contralto specializzato nelle parti en travesti e molto ricercata da Gaetano Donizetti, diversamente da Annetta e Lauretta, le cui carriere non furono certo così sfolgoranti.
Gli studi di Teresa ebbero luogo al Conservatorio di Milano, magari avrebbe anche potuto incontrare il suo coetaneo Giuseppe Verdi, ma quest’ultimo non venne ammesso dall’istituto che ora porta il suo nome per il superamento dei limiti d’età. C’è comunque da dire che gli incroci con il cigno di Busseto avvennero il qualche modo, visto che la Brambilla studiò insieme a Giuseppina Strepponi, altro futuro soprano di ottima fama, ma soprattutto moglie e compagna dello stesso Verdi fino alla morte. Il debutto operistico avvenne nel 1831, ad appena diciotto anni, ma i primi ruoli erano ovviamente a lei riservati da teatri minori dell’Italia settentrionale. Il grande successo arrivò nel 1833, più precisamente quando al Teatro Carcano di Milano riuscì a conquistare le simpatie del pubblico grazie ai ruoli di Beatrice di Tenda nell’opera eponima di Vincenzo Bellini e di Rosa nelle Cantatrici Villane di Valentino Fioravanti.
La sua carriera fu ampiamente apprezzata anche all’estero, in città importanti come Parigi, Barcellona e Odessa, ma dei suoi vent’anni di canto non si può non ricordare un ruolo che più di altri l’ha caratterizzata, quello di Gilda nel Rigoletto di Verdi. In effetti, sono state le sue labbra e la sua ugola a intonare per la prima volta in assoluto arie celebri come Caro nome, Tutte le feste al tempio e gli altri struggenti duetti con il protagonista del titolo. Che Gilda fu quella di Teresa Brambilla in quella prima rappresentazione del 1851 alla Fenice di Venezia? Anzitutto, si può ripercorre l’excursus storico di questa scelta.
Verdi fu molto esigente per il ruolo di Gilda, anche se le intenzioni iniziali non erano quelle di fare affidamento sulla Brambilla. Come emerge chiaramente da una lettera scritta dal segretario del Teatro La Fenice, Guglielmo Brenna, l’impegno era massimo nell’assicurare un altro soprano, la tedesca Sofia Cruvelli, nota però soprattutto per le sue bizze. Ma nel settembre del 1850 Verdi era a Bologna per allestire il Macbeth e fu in questa occasione che riuscì ad assistere a una recita della Luisa Miller, apprezzando parecchio l’interpretazione della Brambilla. D’altronde, la sua lettera di risposta allo stesso Brenna fu eloquente: Voi conoscete la Teresina Brambilla e sapete meglio di me se può convenire al vostro gran Teatro. Però, fra le due che mi proponete la Brambilla canta meglio e ha più talento.
Il 19 ottobre il soprano lombardo poteva finalmente firmare il contratto con il massimo teatro veneziano: il Rigoletto ottenne giorno dopo giorno un grandissimo successo, conquistando la fama di vero e proprio capolavoro verdiano e una buona parte di questo trionfo si deve proprio a quella compagnia di canto, come riconobbe la Gazette Musicale in un suo articolo: La signora Brambila eseguisce sempre con maggiore perfezione e bravura la propria parte, specialmente nel canto di grazia e per agilità della voce. Insomma, una voce che anche a trentotto anni stupiva e faceva emozionare, creando il primo modello per uno dei personaggi femminili più amati dell’universo verdiano.