Il trovatore
Il trovatore di Giuseppe Verdi debutta al Teatro Ponchielli di Cremona.
Il trovatore, secondo titolo della cosiddetta trilogia popolare è stato da sempre considerato il più scuro dei capolavori del maestro, lo stesso Verdi in una lettera a Clara Maffei giustificava i toni serotini dell’opera poiché “(…) infine nella vita tutto è morte”. Prendendo quasi letteralmente questa affermazione il regista Roberta Catalano e lo scenografo Emanuele Sinisi creano un mondo post apocalittico, un incubo in cui sono imprigionati uomini ridotti quasi a ombre. Gli elementi protagonisti della scena sono la cenere e la terra, ultimi resti tangibili del mondo che fu, insieme ad un grande sipario prospettico che ricorda l’unità primigena perduta. Una scena dotata di grande eleganza, che rimanda ad un certo modo minimalista di fare teatro di Bob Wilson: domina il nero che viene contrastato da alcuni momenti di luce che simboleggiano l’amore fra Leonora e Manrico, sola forza vitale rimasta. Una gestualità minimale e compassata sottolineata anche dalle luci, fondamentali in questo progetto, sempre suggestive e ispiratissime, quasi un teatro delle ombre che rimanda alla condizione di prigionia degli uomini (luci a cura di Fiammetta Baldisserri e qui riprese da Oscar Frosio). Funzionali i costumi di Ilaria Ariemme, di foggia vagamente medievale che creano quasi due schieramenti: uno, di colore grigio azzurro per Leonora, Azucena e Manrico e uno nero per il resto dei personaggi.
Se la parte visiva è una riproposizione di quanto visto a Sassari (produzione dell’Ente Concerti “Marialisa De Carolis” 2019) il cast vocale risulta totalmente inedito.
Il maestro Jacopo Brusa, sceglie una edizione integrale dell’opera, con la riapertura di tutti i tagli di tradizione. Musicalmente riesce, in accordo con la visione registica, a creare un mondo di ombre, soffuso e inquietante, lontano dal modo marcato consueto di leggere l’opera. Si è notato però l’uso di tempi eccessivamente dilatati che, seppure affascinanti, lasciano la passione della scrittura verdiana troppo lontana e possono creare una certa difficoltà vocale negli interpreti. In buona forma l’Orchestra i Pomeriggi Musicali di Milano, che tratteggia un tappeto sonoro sempre in accordo con il palco.
Matteo Falcier, grazie ad un colore vocale chiaro e luminoso, interpreta un trovatore romantico e tormentato. La linea vocale, melodiosa e musicale, risulta di sicuro interesse. Ben riuscita l’esecuzione della celebre aria di terzo atto “Ah sì ben mio”, impreziosita da un fraseggio sfumato ed accorato. Giunto all’appuntamento della “Pira”, brano tra i più temuti da ogni tenore, la affronta con piglio romantico, con variazioni nella ripresa e puntatura conclusiva che scatena, come prevedibile, l’entusiasmo del pubblico. Meticolosa la cura nel fraseggio grazie alla quale l’artista disegna un personaggio crepuscolare, intimo e dolente.
Radiosa la Leonora di Marigona Qerkezi che legge il personaggio come una giovane donna innamorata e disposta al sommo sacrificio pur di salvare il suo amato. Bellissimo il fraseggio, sfumato negli accenti e sempre pertinente alla drammaturgia voluta dall’autore. Vocalmente possiede un mezzo di buon volume, dal bel colore chiaro, facile nel registro acuto e pregevole dominio del canto di coloratura. Ben riuscite le due grandi arie, con particolare menzione per “d’amor sull’ali rosee” nella quale l’artista sfoggia delicati pianissimi (tra cui il famigerato do acutissimo) e filati sognanti. Da segnalare la puntatura acutissima aggiunta nella coda finale di quest’aria.
Alessandra Volpe, interpreta una Azucena enigmatica, misteriosa e imperscrutabile. Il colore della voce ben si presta a questa lettura sospesa tra incubo e realtà, il registro centrale suona adeguatamente musicale, quello grave naturale e quello acuto aggraziato. Nei momenti di maggiore intensità drammatica rileva l’utilizzo di un canto declamato espressivo e mai forzato.
Il Conte di Luna interpretato da Leon Kim è, in accordo con l’idea del regista, un personaggio dai tratti decisamente dark, divorato dai suoi conflitti interiori. Elegante e disinvolto sulla scena, mostra un fraseggio nobile ma, ad un contempo, appassionato. Di buon livello la resa vocale, adeguatamente melodiosa e suadente. Ben riuscita l’aria “Il balen del suo sorriso” dove l’artista mostra un legato melodioso.
Ben tratteggiato il Ferrando di Alexey Birkus, a proprio agio nelle impervie colorature della scena di apertura dell’opera, torvo ed espressivo nel fraseggio. Interessante il colore vocale come il timbro, vellutato e screziato.
Efficace Roberto Covatta, un Ruiz sonoro e musicale, che supera egregiamente, tra l’altro, le insidiose difficoltà della scena di apertura di quarto atto. Musicale la Ines di Sabrina Sanza che spicca per bellezza del colore vocale. Completano il cast gli adeguati Riccardo Dernini, un vecchio zingaro e Davide Capitanio, un messo
Ben riuscita la prova del Coro OperaLombardia, diretto con grande maestria da Diego Maccagnola.
Grande successo al termine da parte di un pubblico entusiasta e festante.
Questa produzione di Trovatore, dopo il debutto al Teatro Ponchielli di Cremona, prosegue ora la sua tournée al Teatro Fraschini di Pavia il 26 e 28 novembre, al Teatro Sociale di Como il 2 e 4 dicembre, al Teatro Grande di Brescia il 10 e 12 dicembre e al Teatro Donizetti di Bergamo il 18 e 20 febbraio 2022.
IL TROVATORE
Dramma in quattro parti su musica di Giuseppe Verdi
Libretto di Salvatore Cammarano
Manrico Matteo Falcier
Il Conte di Luna Leon Kim
Leonora Marigona Qerkezi
Azucena Alessandra Volpe
Ferrando Alexey Birkus
Ines Sabrina Sanza
Ruiz Roberto Covatta
Vecchio zingaro Riccardo Dernini
Messo Davide Capitanio
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Coro OperaLombardia
Direttore Jacopo Brusa
Maestro del coro Diego Maccagnola
Regia Roberto Catalano
Scene Emanuele Sinisi
Costumi Ilaria Ariemme
Luci Fiammetta Baldiserri riprese da Oscar Frosio
FOTO MARIA PARMIGIANI