Francesco Malipiero e l’Attila di troppo
Non è raro scovare nel mondo dell’opera lirica gli stessi titoli e soggetti per due o addirittura un numero maggiore di composizioni: uno dei casi più curiosi ha a che fare con “Attila, König der Hunnen”, la tragedia del drammaturgo tedesco Zacharias Werner che ispirò sia Giuseppe Verdi che Francesco Malipiero. Ma le fortune riservate ai loro lavori furono molto diverse. Dell’Attila verdiano si sa parecchio, mentre quello messo in scena dal musicista rodigino è completamente scomparso dai cartelloni dei teatri, cambiando immediatamente nome per non creare confusione. Le due opere, infatti, furono composte nello stesso periodo e vennero rappresentate per la prima volta a poca distanza l’una dall’altra.
Nel corso degli anni sono state alimentate diverse ricostruzioni, a causa dell’atteggiamento di Casa Ricordi nei confronti di Malipiero. Nonostante la composizione di poco precedente di quest’ultimo (1845), il titolo fu presto modificato in “Ildegonda di Borgogna”, così da evitare che si potesse confondere con l’opera verdiana (1846. Cerchiamo di capire meglio cosa è successo. Se si sfrutta il punto di vista della famiglia Malipiero, non si può che parteggiare per il compositore veneto. In base a quanto dichiarato dal nipote Gian Francesco (vissuto tra il 1882 e il 1973 e a sua volta validissimo musicista), si trattò addirittura di un boicottaggio ai danni di suo nonno.
Ecco le parole che ha utilizzato per descrivere quanto successo in quella lontana stagione di oltre un secolo e mezzo fa:
L’Attila verdiano fu un fiasco; un successo invece arrise a quello di mio nonno. Ira di Ricordi, boicottaggio contro mio nonno, il quale per salvarsi si affidò agli impresari che lo ridussero a zero: ville, campagne, case, tutto perduto. Mentre io, fino dalla più tenera infanzia sentivo imprecare contro gli impresari e gli editori, mai ricordo di
aver sentito inveire contro il genio di Busseto. Mai.
È da quel momento che nacque una sorta di “verdifobia” leggendaria di Malipiero, il quale parlò anche di una persecuzione ben organizzata. A suo dire, il nonno era stato salutato come “l’ultimo Doge della musica veneziana” e un trattamento del genere da parte di Casa Ricordi era quantomeno esagerato. Nella corrispondenza di Giuseppe Verdi, invece, non si parla dell’episodio.
A dire il vero, Francesco Malipiero viene citato, ma solamente in riferimento alla composizione del “Rigoletto”. Il 5 febbraio del 1851, il Cigno di Busseto si rivolgeva così al librettista Francesco Maria Piave:
Bada che io incomincerò a fare le prove il giorno dopo dell’opera di Malipiero. Sarò a Venezia il giorno dopo l’opera di Malipiero e fa che la prova sia ordinata per il giorno stesso.
Si trattava di “Fernando Cortez”, andato in scena per la prima volta il 19 febbraio successivo. Ma si sta anche parlando di riferimenti di diversi anni successivi ai due Attila. Solo quattro mesi li dividono: la prèmiere di Malipiero ha luogo il 15 novembre del 1845 al Teatro Apollo, mentre quella di Verdi il 17 marzo del 1846 alla Fenice di Venezia. Nei tre atti del dramma serio del compositore di Rovigo c’è maggiore spazio per un personaggio a cui aveva pensato anche Verdi.
La protagonista femminile doveva essere infatti Ildegonda, un nome che poi diventerà Odabella nella versione definitiva. Gian Francesco Malipiero parlò di Ricordi, in realtà i diritti di pubblicazione di Verdi erano stati acquistati, anche se in maniera piuttosto complessa, dall’editore rivale, Francesco Lucca. La prima rappresentazione non fu esaltante (parlare di un fiasco è comunque esagerato), ma con il passare dei giorni la popolarità aumentò, come testimoniato perfettamente dalla richiesta fatta a Verdi di due arie per tenore che dovevano essere inserite nell’ultimo atto al posto della romanza dell’edizione a stampa.
Non è una questione di parteggiare per Verdi piuttosto che per Malipiero, la ricostruzione storica è complicata, ma qualcosa a cui ricollegarsi c’è. Malipiero è rimasto un operista minore dell’800, ricordato per lo più per la musica sacra, le romanze da camera e gli inni di occasione (in particolare se ne ricorda uno dedicato al re Vittorio Emanuele II), senza dimenticare la sua carriera come insegnante di musica. La storia e la carriera di Verdi la conosciamo tutti, spesso sono nate leggende e aneddoti per mettere in cattiva luce il suo astro, nella maggior parte dei casi episodi lontani dalla verità.