Rubriche 2021

“O terra, addio”: l’ultima Aida prima del terremoto di Messina

Messina non potrà mai dimenticare una data e un orario, le 5:21 di lunedì 28 dicembre 1908: sono i “numeri” del terremoto che colpì la città siciliana oltre un secolo fa, la più grave catastrofe naturale d’Europa in tempi storici. Come purtroppo avviene puntualmente in queste situazioni, le storie che si intrecciano alla tragedia sono tantissime e ce n’è una legata al mondo dell’opera lirica. Il caso ha infatti voluto che proprio la sera prima del sisma, per la precisione poche ore prima, il Teatro Vittorio Emanuele avesse ospitato una recita dell'”Aida” di Giuseppe Verdi. Fu l’ultimo momento spensierato e piacevole dei messinesi, molti dei quali andarono a dormire inconsapevolmente per l’ultima volta accompagnati dalle note dell’opera.

I festeggiamenti per il nuovo anno erano vicini e quella serata del 28 dicembre fu sfruttata per rimanere svegli fino a tardi. Non c’era soltanto l’attesa “Aida” da gustare comodamente seduti in poltrona, ma anche il debutto della luce elettrica a Messina, una nuova illuminazione per le strade che non poteva non essere ammirata perdendo la cognizione del tempo. Come si può leggere nella locandina del Vittorio Emanuele, si trattava di una recita festiva dell’opera e soprattutto a prezzi ridotti. L’occasione era dunque ghiotta per ascoltare la musica del Cigno di Busseto, morto appena sette anni prima, in un teatro splendido e inaugurato mezzo secolo prima.

Gli applausi furono scroscianti soprattutto per i due protagonisti principali, il tenore astigiano Angelo Gamba (Radames) e il soprano ungherese Paola Koraleck (Aida). Gli altri interpreti erano Flora Perini, Aristide Anceschi, Giuseppe Quinci Tapergi, Francisca Solari, Umberto Sacchetti e Gaetano Mazzanti, mentre la direzione fu affidata al maestro Franco Paolantonio. Il successo fu tale da spingere i cantanti a celebrare la grande serata tutti insieme con una cena prima di andare a dormire. Due delle storie più toccanti che riguardano il terremoto di Messina sono proprio quelle di Gamba e della Koraleck. Il soprano riuscì a sopravvivere, anche se il terrore successivo alla scossa la spinse a lanciarsi dalla finestra dell’Hotel Trinacria in cui aveva preso alloggio.

Anche Gamba si trovava nella stessa struttura, ma non fu ugualmente fortunato. Lui, sua moglie Elisabetta e i due figli furono quattro delle oltre 100mila vittime del sisma, sorpresi nel sonno dai 37 secondi di terremoto. Il tenore piemontese sopravvisse qualche minuto e fu estratto ancora in vita dalle macerie. Qualsiasi tentativo di soccorso fu però inutile e le fiamme che si svilupparono nei pressi dell’hotel non lasciarono scampo a chi era gravemente ferito. Alcuni testimoni riferiranno in seguito di aver udito le ultime parole di Gamba: con il poco fiato rimasto in gola avrebbe tentato di cantare O terra, addio, il duetto intonato poco prima in teatro davanti al pubblico messinese.

Non mancano mai i personaggi di buona memoria che riferiscono episodi simili in situazioni del genere, Gamba era in punto di morte e sembra improbabile che abbia trovato la forza addirittura per cantare. Fu l’unico componente di quel cast che perse la vita. Tutti gli altri artisti riuscirono a salvarsi miracolosamente, anche se riportarono gravi ferite o rimasero sfigurati a causa delle lesioni. Il 1908 era stato un anno piuttosto intenso per il cantante di Asti. Era cominciato proprio come sarebbe finito, con un altro Radames da far rivivere nello scenario ideale per l'”Aida”, Il Cairo, poi si era alternato in altri ruoli, prendendo parte a ben tre allestimenti di “Carmen”, “La forza del destino”, “Il trovatore”.

Un mese prima del terribile sisma era stato a Modena, per la precisione al Teatro Storchi, approdando poi a Messina, scritturato proprio dal Teatro Vittorio Emanuele. Prima di interpretare Radames era stato anche Ernani nell’opera di Verdi. Il soprano Paola Koraleck subì invece seri danni a tutti gli arti, una convalescenza che compromise per sempre quella che era una promettente carriera artistica. Decisamente più “romantico” fu il ritrovamento della bacchetta del direttore d’orchestra Paolantonio tra le macerie, la stessa che venne utilizzata in occasione della riapertura del Teatro Vittorio Emanuele, 78 anni dopo il terremoto.

L’evento non poteva che essere caratterizzato da una messa in scena di un’altra “Aida” con Seta Del Grande, Fiorenza Cossotto, Nunzio Tedesco e la direzione di Tadeusz Kozlowski a rendere speciale la serata. Alla riapertura riuscì ad assistere Oscar Andò, senatore e presidente della società incaricata di costruire il ponte sullo Stretto, il quale ricordò in maniera commossa la notte del 1908. Messina si è ripresa a fatica da un evento tanto castrafico anche se la memoria non potrà mai essere cancellata, come anche quella dell’ultima serata spensierata di tantissime persone.