La storia del Teatro Riccardi di Bergamo tra guai e colpi di scena
Il 24 agosto del 1791, ben 230 anni fa e pochi mesi prima della morte di Mozart, veniva inaugurato ufficialmente il Teatro Riccardi di Bergamo, il primo nucleo stabile che oggi è conosciuto come Teatro Donizetti. In realtà questa struttura era nata qualche anno prima grazie all’intuizione di un commerciante, Bortolo Riccardi. Non fu un’idea semplice da mettere in pratica. L’impresario aveva scelto uno dei luoghi peggiori della città lombarda, pieno di baracche di legno e soprattutto di teatri abusivi. L’ennesimo edificio, quindi, era destinato a durare poco tempo, nonostante la rappresentazione di diversi lavori. La prima opera in assoluto che risuonò nel Riccardi fu “Medonte, re di Epiro” di Giuseppe Sarti. Nel 1791 si decise di fare le cose ancora più in grande.
L’800 stava lentamente finendo e Wolfgang Amadeus Mozart si apprestava a vivere le ultime settimane della propria vita. Nella calda sera di agosto si puntò su una tragedia lirica in tre atti scritta a dieci mani. Si trattava di “Didone abbandonata”, un pasticcio messo in musica da Ferdinando Bertoni, Giacomo Rampini, Johann Gottlieb Naumann, Giuseppe Gazzaniga e Giovanni Paisiello. Il libretto di Pietro Metastasio era garanzia di ottima fattura. La direzione del primo violino (com’era consuetudine all’epoca) affidata a Giovanni Battista Rovelli e il cast vocale convinsero il pubblico bergamasco.
Quella sera, infatti, cantarono Teresa Giurini, Rosalinda Marconi Molinelli (en travesti), Luisa Roda Todi d’Aguiar, Angiolo Testori e Michele Schira. Inoltre, gli spettatori del Riccardi furono deliziati dalle prime rappresentazioni assolute di due balli di Urbano Garzia, “La morte del conte di Saldagna” e “Divertimento pubblico”. La storia precedente e successiva di questo teatro fu ricca di colpi di scena, purtroppo anche negativi. L’inaugurazione aveva superato le più rosee aspettative, ma da quel momento cominciarono i guai. I problemi iniziarono in concomitanza con l’arrivo delle truppe francesi di Napoleone Bonaparte a Bergamo.
La città si divise in due fazioni, quella che appoggiava i transalpini e che invece era dalla parte dei veneziani. Il clima di tensione raggiunse il suo culmine il 7 gennaio 1797, quando Alessandro Ottolini incendiò e distrusse il Teatro della Cittadella nella Città Alta. Quattro giorni dopo fu la volta proprio del Teatro Riccardi e gli oppositori di Ottolini, ultimo capitano della Repubblica di Venezia, associarono i due episodi. L’incendio rimase senza colpevoli per qualche anno, non c’erano colpevoli, anche se l’impresario che aveva dato il nome al teatro non mollò mai. Ricominciò praticamente da zero e le opere furono rappresentate nei tendoni.
Poi improvvisamente il processo contro Ottolini andò a favore di Riccardi. L’autore dell’incendio venne riconosciuto colpevole e incarcerato, oltre che costretto a risarcire l’impresario per i danni provocati. Questi soldi furono un’autentica fortuna e il teatro venne ricostruito. Giovanni Francesco Lucchini si occupò del restauro, impreziosendo le sale con pitture a chiaroscuro e riuscendo a garantire la riapertura il 30 giugno del 1800. Il colpo di fulmine tra il teatro e il cittadino più illustre di Bergamo, Gaetano Donizetti, è testimoniato perfettamente da un episodio avvenuto quarant’anni dopo.
Per uno strano scherzo del destino Donizetti era nato proprio in quel 1797 in cui il Riccardi era andato in fumo, poi il successo crescente delle sue opere non poteva passare inosservato nella città lombarda. Nel 1840 Bergamo dimostrò il proprio orgoglio nei confronti di Donizetti con una pubblica manifestazione tributata in occasione della rappresentazione di una sua opera, “L’esule di Roma” (il cui debutto risaliva a dodici anni prima). I bergamaschi avevano scelto questo melodramma eroico come omaggio incondizionato. La direzione venne affidata a un amico d’infanzia dello stesso Donizetti, Marco Bonesi, senza dimenticare i cantanti di grande livello.
Eugenia Tadolini (grande protagonista anche delle opere di Bellini, Verdi e Mercadante), Domenico Donzelli (grande interprete rossiniano e vicino al ritiro dalle scene) e Ignazio Marini (fresco interprete della prima “fatica” di Giuseppe Verdi, “Oberto, conte di San Bonifacio) assicurarono un risultato eccellente. Determinanti per la popolarità furono le direzioni d’orchestra di Antonino Palminteri, debuttante in questo ruolo proprio al Riccardi nel 1883. L’intitolazione del teatro a Donizetti diventò realtà nel 1897, in occasione del centenario della nascita del compositore. In quel caso fu anche sistemata e rifatta la facciata, il cambiamento definitivo che ha portato all’aspetto che si può ammirare oggi.