Rubriche 2021

Opere dimenticate: “Dilicata Civerra”, la leggenda molisana che ispirò Shakespeare

Quanta lacrime tanne e quanta lagne!
Quanta suspire!…Eppure mo alla fine,
Rumé e Giulietta ze ne vanne ancore
abbracciate pu munne, a farce chiagne;
e chisse nuostre…stanne a la Pennina!


Con questi versi la poetessa campobassana Nina Guerrizio ha riassunto il rammarico che ha sempre caratterizzato due amanti della sua città che vengono spesso accomunati a Romeo e Giulietta, ma che non hanno avuto la stessa “notorietà” dei giovani veronesi. Il parallelo con il capolavoro di Shakespeare è inevitabile e si racconta addirittura che questa leggenda abbia ispirato proprio il Bardo per parlare di Capuleti e Montecchi.

Gli amanti molisani rispondono al nome di Delicata Civerra e Fonzo Mastrangelo. La vicenda risale al 1587 e, proprio come in “Romeo e Giulietta”, le protagoniste sono due famiglie, due confraternite di Campobasso, vale a dire i Trinitari e i Crociati, rivali tra loro. Delicata apparteneva ai Crociati, mentre Fonzo ai Trinitari: entrambi cercarono di ottenere l’approvazione da parte delle rispettive famiglie in quanto l’amore sbocciato fu puro e sincero, purtroppo i matrimoni erano assolutamente probiti. La leggenda prosegue con la decisione del padre della ragazza di rinchiuderla in una torre per evitare qualsiasi rapporto con l’amato, proprio nel luogo in cui si ammalerà in modo molto grave.

Nonostante gli inviti della famiglia a sposare un altro componente dei Crociati, Delicata non cederà mai: Fonzo deciderà di partire per combattere in Francia e paradossalmente un monaco riuscirà a suggellare la pace tra le famiglie. Fonzo riuscì a tornare troppo tardi, Delicata era ormai gravemente ammalata e fu in grado soltanto di donarle l’anello e sposarla poco prima della morte. La storia ha intrigato molti artisti, tra cui il compositore molisano Angelo Picucci. La sua “Dilicata Civerra” è una delle tante opere liriche dimenticate, ma anche una preziosa testimonianza dell’influenza di questa leggenda.

Si tratta di un melodramma in due atti su libretto di Francesco De Feo: quest’ultimo è un personaggio senz’altro più famoso del musicista, dato che si sta parlando di un importante patriota del XIX secolo, oltre che del Prefetto e del personaggio che il 30 agosto del 1860 innalzò la bandiera tricolore a Campobasso (successivamente diventò anche comandante della Prima Legione Sannitica). La prima rappresentazione di questo lavoro è datata 1851, nello specifico presso il Teatro del Genio di Campobasso. Questa struttura era stata ricavata da una grande stalla gentilizia del Fondaco della Farina e dopo la vendita nel 1880 diventò un’abitazione privata: nell’antico portale risalente al ‘700, comunque, è rimasta una lastra di marmo e i fori che richiamano la parola “Teatro”.

Nel libretto si fa riferimento a cinque personaggi: Raimondo Civerra, padre di Delicata, la stessa Dilicata-Delicata, l’amato Fonzo, il fratello di Raimondo, Nunzio, e Fiorella Siniballo, amica della protagonista del titolo. Tra l’altro, il librettista De Feo ha anche lasciato a margine alcune note particolari per ricordare come i versi e i pensieri di diverse scene dell’opera siano di Angelo Picucci: è la testimonianza di una collaborazione proficua e senza problemi di intesa. Ma cosa si sa esattamente di quella prima rappresentazione di 166 anni fa? Purtroppo non molto.

Non sono disponibili grandi ed esaurienti fonti, ma è comunque possibile approfondire una parte della carriera dello stesso Picucci: del compositore molisano si ricordano anche un album di musica da camera con accompagnamento al pianoforte e un’altra opera, “Ulrico e Lida, ossia L’orfana di Bellano” (rappresentata nel 1860). De Feo proseguì invece la carriera prefettizia a Vasto, Lanciano, Taranto, Reggio Calabria (con i suoi 45 anni fu il più giovane prefetto del Regno d’Italia), Imperia e Forlì. Morì poco prima di compiere 51 anni: era tornato a Campobasso dopo essersi ammalato a causa del freddo preso nel corso di un’invasione al palazzo prefettizio forlivese.

Tornando a parlare di Delicata Civerra, ancora ora oggi c’è una torre nel centro storico di Campobasso che ricorda la vicenda: all’interno è stato sistemato un manichino che raffigura la giovane, seduta su un tavolino e in attesa del suo triste destino. Fino a poco tempo fa, comunque, si poteva vedere nella Chiesa di San Giorgio la tomba di Delicata, mentre nella Parrocchia di San Leonardo è custodito un libro: il volume contiene le “Annotazioni dei defunti di Campobasso” per quel che riguarda il periodo compreso tra il 1514 e il 1711. In una delle tante pagine è stata riportata proprio la data della morte di Delicata Civerra, nel 1587.