Don Pasquale
È Don Pasquale, di Gaetano Donizetti, il titolo scelto dal Teatro Regio di Parma per inaugurare la rassegna “Estate al Parco della Musica”.
Don Pasquale, opera buffa, scritta negli anni quaranta dell’Ottocento fu rappresentata per la prima volta nella Salle Ventadour del Théatre-Italien di Parigi il 3 gennaio 1843 e il 17 aprile dello stesso anno al Teatro alla Scala di Milano in prima esecuzione italiana.
Il libretto scritto dallo stesso Donizetti con la collaborazione del patriota Giovanni Domenico Ruffini è ricalcato sul Ser Marcantonio opera di Stefano Pavesi su libretto di Angelo Anelli.
L’originale ambientazione romana viene trasposta dal regista Pier Francesco Maestrini nella New York della prima metà del Novecento, nelle note di sala leggiamo che i riferimenti visivi di questa produzione sono Bulli & Pupe di Mankiewicz, Pallottole su Broadway di Woody Allen ma anche The Hudsucker Proxy dei Cohen. Veramente notevole il lavoro del regista e dello scenografo Juan Guillermo Nova che hanno saputo sfruttare nel migliore dei modi l’esiguo spazio del palco del parco della musica, donando al “boss” don Pasquale un ufficio con una splendida vista sull’Empire State Building, perfetto emblema dello stile art déco americano anni trenta.
Notevole il sistema di pedane ruotanti che permette un continuo movimento della scena, perfettamente in sintonia con l’idea registica le belle luci di Andrea Borelli e i divertenti e riusciti costumi di Luca Dall’Alpi ricchi di citazioni da cinefilo.
Un momento particolarmente riuscito: il cameo di danza alla Fred Asteire coreografato da Michele Cosentino.
Di buon livello, nel complesso, l’esecuzione musicale.
Nel ruolo del titolo, il baritono Federico Longhi ha convinto senza riserve. L’artista, che il pubblico di Parma aveva già potuto apprezzare lo scorso anno in Rigoletto sempre qui a Parco della Musica di Parma nella prima produzione operistica post lock down, conferma le qualità di uno strumento di grande interesse. La voce presenta un bel colore chiaro e brillante, il mezzo una pregevole perizia tecnica grazie alla quale l’artista mostra buona omogeneità tra i registri. L’acuto è squillante, il centro morbido e ben appoggiato. La grande cura del fraseggio, che appare ben rifinito e ricco di sfumature, consente all’interprete di disegnare un personaggio moderno ed istrione, mai macchiettistico o gigione, un boss mafioso simpaticamente crudele e spietato, ma che sa anche (ri)scoprire il proprio lato umano e sensibile e per questo, alla fine, sa catturare il pubblico.
Il giovane baritono Pablo Galvez desta ottima impressione nel ruolo del Dottore Malatesta. La voce è dotata di ottimo squillo che le consente di risuonare in uno spazio dotato di acustica non certo ottimale. Stilisticamente pertinente, affronta con notevole risultato, la scrittura donizettiana risultando sempre morbido e naturale. L’interprete è accattivante grazie ad un accento scolpito e ad una buona disinvoltura scenica. Un artista sicuramente da risentire nuovamente, magari in una classica sala di un teatro al chiuso.
La Norina di Laura Giordano appare scenicamente irresistibile: il giovane soprano, dotato di fisico aggraziato (valorizzato dai bei costumi preparati per lei da Luca Dall’Alpi), si muove sul palcoscenico con grazia, sensualità, freschezza e civetteria. La varietà d’accento, che alterna toni da giovane innamorata ad altri più pepati ed impertinenti, unitamente alle giuste intenzioni stilistiche, rendono l’interprete azzeccatissima. Vocalmente conquista il pubblico per il colore chiaro e vivace e per la limpidezza dei suoni, specialmente nel registro centrale.
Antonio Mandrillo affronta un ruolo tanto affascinante quanto ingrato, quale quello di Ernesto, con assoluto impegno e convinzione. Il colore della voce è quella del tipico “tenore di grazia”, pulita e musicale la lettura della scrittura donizettiana. La caratterizzazione del personaggio risulta tuttavia ancora un po’ acerba: una maggiore frequentazione del repertorio potrebbe portare senza dubbio ad una maturazione dell’artista sia sotto il profilo vocale che interpretativo.
Completa la locandina Giulio Riccò nel ruolo di un Notaio.
Sul podio dell’Orchestra dell’Emilia Romagna (si sceglie di eseguire la partitura nella riduzione orchestrale di Casa Ricordi a cura di Enrico Minaglia) troviamo il giovanissimo Maestro Ferdinando Sulla, un talentuoso direttore che riesce a cogliere perfettamente il brio e la vivacità del capolavoro donizettiano. Una lettura, la sua, che sa risaltare ogni dettaglio musicale mantenendo, per quanto possibile in un’esecuzione all’aperto, un buon equilibrio tra buca e palcoscenico.
Encomiabile, come sempre, sotto la guida del bravissimo Maestro Martino Faggiani, la prova del Coro del Teatro Regio di Parma che, pur a ranghi ridotti, ha mostrato ottima musicalità ed omogeneità.
Al termine meritati applausi per questa produzione che, grazie alla coproduzione con Ente Luglio Musicale Trapanese, sarà in scena, questa volta in Sicilia, il 25 e il 27 agosto 2021.
DON PASQUALE
Opera buffa in tre atti su libretto di Giovanni Ruffini
Musica di Gaetano Donizetti
Partitura in versione per orchestra ridotta a cura di Enrico Minaglia
Casa Ricordi, Milano
Norina Laura Giordano
Ernesto Antonio Mandrillo
Don Pasquale Federico Longhi
Dottor Malatesta Pablo Gálvez
Notaio Giulio Riccò
Orchestra dell’Emilia Romagna Arturo Toscanini
Coro del Teatro Regio di Parma
Direttore Ferdinando Sulla
Maestro del coro Martino Faggiani
Regia Pier Francesco Maestrini
Luci Andrea Borelli
Scene Juan Guillermo Nova
Costumi Luca Dall’Alpi
Movimenti coreografici Michele Cosentino
In coproduzione con
Ente Luglio Musicale Trapanese
FOTO PER GENTILE CONCESSIONE DEL TEATRO